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17 Apr
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Intervista all'autore - Andrea De Stefano -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato in una famiglia borghese, mio padre avvocato, che mi ha lasciato molto presto (avevo solo 18 anni e lui 51), mia madre insegnante di lettere. A otto anni, con mia grande sorpresa, la "befana" fu un giocattolo e tre libri, (li ricordo: il coscritto 1860, Buffalo Bill, Oliver twist). La lettura mi ha sempre accompagnato fi quando hanno retto i miei occhi.
Non ho deciso di diventare scrittore, mi sono sempre dilettato a scrivere poesie, mai pubblicate, poi un giorno per gioco con un caro amico ho deciso di narrare in breve un angolo del mio passato-
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento preciso e quasi un'esigenza un bisogno di ritrovarsi, un momento introspettivo che ti fa rivivere momenti o che ti fa sognare altro.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Io adoro Cesare Pavese, lo sento molto vicino al mio mondo e il suo modo d'esprimersi mi piace molto.
 
Perché è nata la sua opera?
Un amico il prof. Capasso noto scultore e uomo di cultura, mi chiese di scrivere un ricordo di un personaggio della nostra gioventù. La cosa piacque un po’ a tutti e fui invogliato a scrivere un racconto (romanzo è dir troppo) che svelasse. portasse alla luce un'umanità dimenticata ma che tanto ci ha regalato e provare a farla conoscere alle nuove generazioni.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto, mio padre, oltre alla sua professione, amava tanto leggere aggiornarsi e soprattutto la storia del suo paese. Lui ne era innamorato e quando iniziarono gli scavi che portarono alla luce le Basiliche paleocristiane di Cimitile non gli parve vero poter collaborare e stare vicino al professor Chierici. Cercò libri antichi, e li studiava, si informava ed in tutto questo spesso mi coinvolgeva pur essendo io ancora un bambino.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere per me è narrare cose vere o presunte tali o anche ciò che si vorrebbe e che non si può avere. Scrivere è aprire una finestra e guardare, ammirare, capire e avendo la possibilità e la capacità, raccontare. In tutto questo è importante metterci il cuore, analisi fredde e distanti non appagano.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto, sono ricordi che non mi abbandonano e che in un modo o in un altro mi hanno segnato.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Si l'amico Peppe Capasso, artista affermato che ha insegnato, fra le altre cose, all'accademia di Napoli, mi ha stimola, pungolato, bontà sua, diceva che la penna era un dono che mi era stato dato e dovevo utilizzarla.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Tutto intero solo ad un amico molto severo e critico nelle analisi ed estremamente concreto.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
MI auguro sempre che le nuove frontiere possano migliorare, tutto dipende da come si usano
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sono convinto che i giovani dovrebbero prima leggere immergersi nella lettura, l'audio libro è una fase successiva, quando manca il tempo per gli impegni e ascolto l'audio libro mentre viaggio o in momenti di pausa dal lavoro.
Vedo la cosa simile a chi dipinge un quadro (la lettura) e chi va ad una mostra (l'audio libro). In ogni caso ben venga perché potrebbe succedere che a furia di vedere mostre ti viene voglia di dipingere, o provarci.

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