Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nato a Milano nel quartiere nazional popolare di Niguarda, all’estrema periferia nord di Milano. Sono nato il 31 ottobre 1948 nell’Ospedale Maggiore di Niguarda; famoso in tutto il mondo.
Quando qualcuno mi chiede la mia età rispondo sempre di avere (oggi è il 31 marzo 2025): diciotto anni e 700 mesi; questo per amore della precisione. Praticamente sono un teen-ager anziano. Generalmente il mio interlocutore si fa una bella risata, perché nessuno conta i propri anni in questo modo.
Mi è sempre piaciuto ridere e scherzare, sdrammatizzare le negatività.
Nato in una famiglia di operai, onesti lavoratori. Mio padre aveva una sua attività autonoma, non gli è mai piaciuto lavorare “sotto padrone”. Mia madre era sarta diplomata, molto ma molto brava: lavorava in casa. Questa sua attività gli permetteva di gestire i due figli maschi e di occuparsi delle faccende domestiche.
Dopo le scuole medie iniziai a lavorare ed a frequentare le scuole serali. Questo mi dava modo di aiutare la mia famiglia e di studiare quello che mi era più congeniale. Mio padre voleva farmi studiare ragioneria: rifiutai categoricamente. A quattordici anni avevo già le idee chiare su cosa mi piaceva: la radiotecnica e l’elettronica. Nella grande Milano non esistevano ancora scuole di elettronica serale, vi erano solo corsi di elettrotecnica. Dovetti aspettare fino al 1971 per potere, finalmente, frequentare l’istituto tecnico di elettronica.
Da adolescente, acquistavo autonomamente dei pantaloni che mi piacevano, li acquistavo anche se non erano della mia taglia: anche di due taglie superiori. La commessa si stupiva di questa mia scelta, io mi giustificavo affermando che dopo … ci avrebbe pensato mia madre a sistemarli. Praticamente li doveva scucire tutti e adattarle al mio corpo esile, pesavo 42 chili ed ero di taglia 44. Ora sono taglia 48. Mi ricordo soprattutto quando ero a militare (4 ottobre 1968 - 27 dicembre 1969). Allora erano molto di moda le camicie aderenti: sciancrate. Quando andavo a casa in licenza mi portavo tutte le camicie che avevo in dotazione e le facevo modificare da mia madre. Quando poi ritornavo in caserma, ero il commilitone invidiato da tutta la compagnia, perché indossavo camicie militari moderne e non le solite camicie abbondanti che potevano contenere due corpi. Erano comunque camicie fuori ordinanza e qualche sergente pignolo mi poteva punire ed addebitarmi il costo di altre camicie. Fortunatamente non successe mai.
Sono sempre stato in compagnia di mia madre, non perché mi dovevo far proteggere, ma perché ero io che dovevo proteggevo Lei. Quando nacqui mia madre aveva 36 anni. Lei aveva cinquant’anni quando io ne avevo quattordici. Non riusciva più a gestire tre maschi, io l’aiutavo molto volentieri. Mi aveva insegnato a stirare e a fare il bucato pesante; non avevamo la lavatrice, non potevamo permettercelo (i miei genitori dovevano onorare le bollette del mutuo dell'appartamento). Secondo i suoi desideri avrei dovuto essere femmina, essendo nato maschio mi ha riconvertito e insegnato tutte le attività che erano di competenza delle femmine. Mi ha anche insegnato a cucinare e a fare la spesa nei vari negozi del quartiere.
Come e quando ha deciso di diventare scrittore? Perbacco questa è una domanda impegnativa. Non mi sento uno scrittore, non mi posso paragonare o avvicinare a chi scrive per professione. Mi è venuta questa esigenza il giorno dopo essere andato in pensione. Volevo distrarmi, diversificare i miei interessi e dedicarmi ad altre cose. L’idea mi venne l’anno prima, rovistando tra i ricordi di famiglia: fotografie della famiglia di mia madre. Mi venne tra le mani un libretto datato. Questo libretto l’ho avevo già notato senza prestare la giusta attenzione. Leggendolo mi resi conto che era appartenuto a mia nonna Giulia, di cui ho un vago ricordo; era deceduta nel 1951, io avevo tre anni.
La data impressa sulla copertina è il 1880; anno di nascita di mia nonna. Reca il nome di: Gola Giulia, num. 890. L’intestazione sulla copertina è:
OSPIZIO PROVINCIALE DEGLI ESPOSTI E DELLE PARTORIENTI DI MILANO
Nelle prime due pagine era descritto che mia nonna Giulia, nata il 14 agosto, fu abbandonata alla ROTA DEGLI ESPOSTI. (Strana coincidenza: mia madre si spense il 14 agosto 1973.)
Dopo questa scoperta mi venne un tuffo al cuore e decisi che in suo ricordo dovevo scrivere una storia romanzata tratta da questo documento. Era il 2002.
Dopo un paio d’anni dovetti sospendere per altri gravi fatti che mi stavano succedendo e che era prioritario sospendere per affrontare il quotidiano. Ho iniziato a scrivere una sorta di diario durante la clausura del COVID 19. Per me era doveroso non dimenticare ciò che mi stava succedendo: era una cosa assurda e surreale. Giorno dopo giorno questo diario si è trasformato in “romanzo”: “Condominio. Anatomia di un furto.” Non era mia intenzione scrivere questo tipo di “romanzo”: sono stato costretto dalle circostanze.
Questo è il mio inizio!
Ora con un po’ più di calma sto riprendendo la stesura del “romanzo” storico dedicato a mia nonna Giulia
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivo quando ho raccolto idee sufficienti. Prendo appunti su un pezzo di carta; a volte anche quando sono a letto; di notte, ci penso, e per non perdere il pensiero mi alzo silenziosamente, per non disturbare, scrivo un appunto su un pezzo di carta da sviluppare il giorno dopo.
Può passare anche quindici o venti giorni da un appunto all’altro, dipende dagli altri impegni quotidiani.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Senza dubbio è Franz Kafka, anche se non è contemporaneo. Ho letto tutti i suoi romanzi e i racconti. Non è escluso che torni a rileggerli, perché certi romanzi non vanno semplicemente letti: vanno studiati.
Ho letto i romanzi di George Orwell: “La fattoria degli animali” e “1984”. Anche questi romanzi vanno studiati, specialmente “1984”, la fantasia si sta rilevando realtà: il mondo diviso fra due superpotenze dominanti illiberali. Soprattutto chi nel 1946, dopo il conflitto mondiale, immaginava già un mondo controllato da un “grande fratello”, questo per me, ora, è inquietante.
Ho letto alcuni libri di Roberto Saviano. Ho letto tutta la serie di libri di Elena Ferrante: “L’amica geniale”.
Ho letto tutti i romanzi di Ken Follet. È molto bravo ad inserire i suoi personaggi nella storia.
Ho letto tutti i romanzi di Wilbur Smith, anche lui bravo nell’inserire le sue storie nella realtà africana.
Ho letto una serie di libri dedicati agli adolescenti di Licia Troisi. La capacità che questa scrittrice ha di raccontare storie fantastiche.
Ho letto anche alcune poesie di Trilussa, possiedo un cofanetto, di due volumi, con tutte le sue poesie satiriche.
Ho letto quasi tutti i libri degli autori del Novecento Italiano, è un elenco lungo da scrivere.
Oltre Franz Kafka non ho uno scrittore preferito. Preferisco il romanzo e ciò che vi è narrato, indipendentemente da chi l’ho ha scritto.
Perché è nata la sua opera?
È una forma di riscatto sociale: contro la diffamazione gratuita e per amore della verità.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
A leggere molto si impara a scrivere. Quando lavoravo leggevo uno o due libri all’anno durante le vacanze estive. Mi mancava il tempo. Le mie letture erano solo testi tecnici in inglese, era indispensabile aggiornarsi tecnicamente.
Dopo la pensione mi sono rifatto, divoravo romanzi, né leggevo in media quindici all’anno.
Il contesto sociale ove vivo ha influito tantissimo nella stesura del libro: è autobiografico, i personaggi descritti sono di fantasia, tranne tutti i miei compagni di classe delle elementari. Io mi ricordo di loro, come se le elementari le avessi concluse l’anno scorso: chissà se qualcuno di loro si ricorda di me?
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me è un modo per raccontare la verità e di conseguenza la realtà che può essere attuale o passata nella storia. Racconto al verità, che dovrebbe essere, sempre, sulla bocca di tutti.
Per un mondo migliore: invece sta peggiorando giorno dopo giorno. Solo poche persone hanno il potere di decidere per tutti. E lo fanno!
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto! Alcuni capitoli narrano la mia adolescenza per far capire la personalità e la sensibilità del narratore. Far capire che la mia generazione non uccideva o stuprava le ragazze: quando una ragazza non accettava le tue attenzioni ce ne facevamo una ragione. Sono sufficienti poche righe per descrivere come eravamo. La stragrande maggioranza dei ragazzi degli anni 60: i mitici anni 60, non andava in giro con il coltello in tasca! Se qualcuno lo faceva veniva emarginato.
C’erano meno distrazioni: non c’era internet, i social diseducativi, non c’era nemmeno il computer. Nella mia compagnia, da adolescente, non sapevamo neanche dell’esistenza della droga, eravamo ingenui e tontoloni. Vivevamo nella periferia di una grande città del nord.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Si! Il mio vicinato. È lo specchio della realtà sociale. Ho vissuto un’esperienza allucinante che mai avrei creduto di vivere.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Solo a voi! Non me la sento di raccontare o di far leggere a nessuno l’esperienza che ho vissuto. Non racconto per non essere compatito: non voglio essere compatito ma compreso. Nessuno crederebbe che vi siano realtà da girone dantesco. Quando, con mia moglie, rievochiamo gli episodi del passato, non ci fanno dormire la notte. Ci sentiamo degli sfigati per esserci inseriti in una realtà allucinante.
Non ho nessun rapporto con il mio vicinato e nemmeno nella città in cui vivo. Non ne sento la necessità. Vivo la mia solitudine dignitosamente perché sono in pace con me stesso. Ho molti interessi e molti hobby, le mie giornate sono intense.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non credo che l’e-book soppianterà mai il romanzo cartaceo. Un bel romanzo lo devi avere cartaceo. Io posseggo il Kobo-Liber, al suo interno vi sono memorizzati 1006 romanzi, sono tutti vecchi romanzi dei primi del novecento e altri di scrittori dell’ottocento. Tutti romanzi che sono usciti dal vincolo dei diritti d’autore: che scadono dopo 70’anni. Con l’e-book memorizzato nel Kobo-Liber, i romanzi li puoi leggere tranquillamente a letto senza tenere la luce accesa sul comodino, così non disturbi chi dorme accanto a te! Diverso è leggere un romanzo cartaceo di ottocento pagine: devi tenere la luce accesa, è pesante, dopo qualche pagina ti fanno male le braccia. È solo una questione di comodità e delle nostre abitudini. Io i bei romanzi cartacei li tengo gelosamente custoditi nella mia libreria. Sono geloso dei miei libri, li ho anche ricoperti con la pellicola alimentare, perché se rimangono li parecchio tempo si riempiono di polvere: io sono allergico alla polvere, mi crea problemi dermatici. Avevo una libreria con più di cinquecento libri! Nel 2021 decisi di donare 375 libri ad una biblioteca comunale, perché non avevo più spazio in casa. Avevo libri dappertutto. Ho trattenuto tutti i romanzi più belli e significativi. Per esempio ho un bel cofanetto con i tre volumi della Divina Commedia, esistono anche l’e-book della Divina Commedia ma io preferisco avere anche il cartaceo. Stessa cosa per i Promessi Sposi, I miserabili, Il Conte di Montecristo, Moby Dick, Pinocchio, Cuore, etc... L’elenco è troppo lungo da poterli elencare tutti!
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Tutto il bene possibile! Essendo una persona ipertecnologica (sono imbranato solo nell’uso del cellulare), quando ho scoperto questa forma di divulgazione letteraria, che non ti impedisce nessuna attività, mi sono attivato per scaricare audiolibri dai siti che l’ho permettono. Anche la RAI ti permetteva di scaricare: ora non più, li puoi solo ascoltare rimanendo sempre connesso. Altri siti l’ho permettono ancora, oppure li puoi acquistare on-line. Come gli e-book, puoi tenere in tasca centinaia di audiolibri; in un apposito lettore che io posseggo, anche se poi mi mancherà il tempo per ascoltarli tutti. Puoi ascoltare il tuo audiolibro passeggiando ho facendo altre attività. Per leggere un libro, cartaceo o un e-book, devi stare comodamente seduto in poltrona. L’audiolibro, credo che sia soprattutto adatto alle persone anziane che hanno perso la vista, o ad altre che preferiscono ascoltarli come quando da bambini ascoltavano le fiabe dai nonni. Anche i nonni sono stati bambini.
Gli audiolibri che ascolto con vivo interesse sono anche quelli di Alessandro Barbero: lo storico del medioevo. È una persona empatica, modesta e geniale. È un narratore formidabile, non ti annoia, anzi ti fa appassionare!
