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BookSprint Edizioni Blog

14 Apr
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Intervista all'autore - Giancarlo Fabiano Di Gregorio -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono un pensionato della provincia di Treviso che uscito dal mondo del lavoro ha deciso di tenere in esercizio la mente.
Allora non faccio solo il nonno (di 5 splendidi nipoti), non sono solo inserito in modo attivo nella Pro Loco del paese, ma scrivo per non arrugginire la mente e continuare quella vita di relazione che avevo. Come? Tramite i personaggi e le trame che creo nei miei romanzi. Entrare in un personaggio significa partecipare alla sua vita in modo totale, quasi clonandomi a lui. E ciò per dare risalto a quello che è, oppure a quello che voglio che sia.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La sera solitamente, fino alla notte a volte inoltrata, è il momento migliore. La concentrazione non è scalfita da mille cose che capitano (suona il telefono, rispondi a una mail, un nipotino che chiede qualcosa, le commissioni da fare, ecc) ma è totalmente e perfettamente intonsa, senza alcun problema di sonno, per dare il massimo.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Moltissimi, ma scrivendo soprattutto thriller o gialli, polizieschi, noir, a volte hard boiled, non posso non citare Lee Child, e Michael Connelly. I loro personaggi principali, rispettivamente Reacher e Bosch, sono assolutamente fantastici. Mi piace anche Grisham con i suoi legal thriller.
 
Perché è nata la sua opera?
Per quanto dicevo sopra. Le opere nascono per non avvizzire la mente, per essere sempre pensante. E scrivere un Thriller o un Giallo fa pensare parecchio. Tutto deve, nel personaggio e nella trama, combaciare alla perfezione. Guai altrimenti. Il romanzo ne uscirebbe un pasticcio, magari ben scritto, ma poco coerente e difficilmente credibile.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Poco o nulla a dire il vero. Ma influisce parecchio quanto leggo e apprendo da Televideo, dalle notizie quotidiane, che purtroppo si avvicinano molto a quello che scrivo. O l'opposto. Sviluppo la fantasia sui "casi che scrivo" prendendo spunto dalla realtà quotidiana nella quale l'omicidio o altri delitti sono all'ordine del giorno.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Decisamente è un modo per raccontare la realtà. Certamente romanzata e con fantasia, ma le tematiche sono quelle. La realtà influenza lo scrittore. Per il genere che prediligo, il quesito è: ma lo scrittore riesce a influire sulla realtà? Molto spesso o quasi sempre mi dico: NO!
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Più che me stesso ci sono i personaggi. La loro storia e la loro vita. Ma è vero che il "mio personaggio" mi rappresenta. Quando "interpreto Borghesi, il "mio poliziotto trevigiano", in lui ci sono tutti gli elementi e gli ideali della mia vita: giustizia, equità, ricerca della verità, acume, analisi e non superficialità, cuore e coscienza. E amore, oltre che la speranza che il mondo migliori.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No. È tutta opera personale. Parto a pensare la storia, la sviluppo, la concludo e tutto in perfetta autonomia. Nessuno entra nei miei romanzi fino alla fine. Solo quando è terminata la stesura, allora permetto la lettura ad altri. Ma senza cambiare nulla. È un pezzo od oggetto finito, lo trovi pronto, "chiavi in mano".
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Dipende. Certe volte ad amici, altre volte in famiglia (ma non amano molto il genere), altre volte ad estranei ... Tutti sempre diversi, mai le stesse persone. Come un immaginario "comitato di lettura".
Ne traggo poi le considerazioni, ma per il futuro e non per il romanzo che hanno appena letto.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Amo moltissimo il cartaceo. Sfogliare un libro non ha prezzo. Ma certamente siamo in un'epoca di grandi sfide, anche editoriali, quindi l'e-book ci sta. Trovo l'e-book (come apparato e non come lettore /persona) un po' impersonale. Asettico. Certo, retroilluminato, modulabile il carattere, il colore, l'intensità, non occorre segnalibro perché già incorporato ... insomma un oggetto senza profumo.
Ma in un paese che legge poco, sono contentissimo che chi legge, anche dall'e-book, lo faccia e si rilassi anche così.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Dipende, anche in questo caso. È la nuova frontiera. ma credo che mentre tutto possa essere trasformato in e-book, così non sia per l'Audiolibro, che a mio parere può calzare per certi racconti, raccolte, ma non per un romanzo complesso. Pensiamo alla trasformazione di un libro di Ken Follet, tipo "I pilastri della terra" per citarne uno. A mio avviso il romanzo perde il proprio fascino, la propria dimensione. Credo che molti abbandonerebbero l'impresa. Ferma la competenza e professionalità, la bravura, del lettore.

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Lunedì, 14 Aprile 2025 | di @BookSprint Edizioni

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