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22 Feb
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Intervista all'autore - Ermanno Testa -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Cattolica, in Romagna, nella prima metà del secolo scorso – uso questa formula per giocare un po’ sull’età avanzata – ma sin da piccolo ho vissuto a Roma.
Mia madre era romagnola, mio padre era nato e cresciuto in Ciociaria. Mio nonno materno faceva il pescatore, quello paterno il contadino. Ho dunque avuto la fortuna di crescere in un contesto culturale misto che mi ha consentito di comprendere meglio le persone e i fatti della vita.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Consiglierei “Se questo è un uomo” di Primo Levi e “Cecità” di José Saramago, utili per ricordare che cosa siamo stati e che cosa rischiamo di ridiventare. Per alleggerire un po’, ma sempre sulla linea del “chi eravamo” come Paese appena un secolo fa, e in parte “ancora siamo”, proporrei il divertente “La concessione del telefono” di Andrea Camilleri. Tuttavia un grande classico del Novecento a mio parere rimane “La montagna incantata” di Thomas Mann. L’ho riletto recentemente e mi ha colpito per l’attualità in esso rappresentata della condizione di attesa e quasi di sospensione etica, politica, culturale, valoriale inquietante in cui versa l’Europa.
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Sono nato, cresciuto e invecchiato sui libri cartacei. Rivederli ogni tanto, anche solo per un attimo, nella libreria di casa, riaccende emozioni. Tuttavia, viva l'ebook se esso consente di leggere di più e in condizioni più facili; oltretutto costa meno e non comporta consumo di carta.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La scrittura nasce dal desiderio di fermare e mettere a punto le proprie idee, emozioni, intuizioni: se non proprio un colpo di fulmine si tratta di un bisogno estemporaneo.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Nella mia vita per le attività che ho svolto ho dovuto scrivere assai, ma sempre e solo articoli o saggi. Non avevo l’intenzione di scrivere un libro di narrativa ma semplicemente brevi brevissime storie di cose passate da lasciare nel cassetto alle mie nipotine. Con il tempo ho pensato che potesse essere utile far conoscere anche ad altri lettori alcuni aspetti del mondo contadino, per quanto fantasticato, del territorio da cui proveniva mio padre. Un piccolo tributo a una realtà del Paese poco conosciuta e poco considerata.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Ricordare quanto sia utile saper osservare e trarre piccole lezioni di vita anche da vicende molto semplici. Manzonianamente, la storia non è fatta solo di grandi personaggi; essa è attraversata da una molteplice e diffusa presenza e partecipazione umana.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Ho imparato a scrivere piuttosto presto: occupandomi in particolare di storia e di letteratura ho sviluppato una certa tendenza narrativa.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Sì. La prima volta che ho raccontato ad un giovanissimo ascoltatore una delle mie “microstorie”, costui, dopo uno sbadiglio di soddisfazione, mi ha chiesto di raccontargliela di nuovo.
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Non mi ero proposto di scrivere un libro. Molte volte il lavoro è rimasto sospeso per settimane essendo impegnato a risolvere le altre più urgenti questioni della quotidianità.
 
Il suo autore del passato preferito?
Boccaccio, Cervantes, Manzoni, Dostojewski, Zola, Tolstoj, Mann, Dickens, Bulgakov, Hemingway, Faulkner, Musil, Proust, Kafka, Yourcenar, Calvino, Kundera, Chevalier, Tabucchi, Saramago…
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per particolari situazioni l’audiolibro è utile, soprattutto per chi ha difficoltà a leggere. Tuttavia, stare sulla pagina scritta comporta la possibilità di adeguare la narrazione ai propri bisogni emotivi, come interrompere la lettura per riflettere, rivedere parti già lette, ritornare sulle vicende e sui personaggi; insomma farsi coinvolgere in riflessioni più prolungate e ripetute, per intuire profondamente la natura del libro che si legge. Tuttavia la voce narrante, con le pause giuste, le accelerazioni, i toni, la modulazione del volume della voce può dare alla narrazione una coloritura che può renderla più attraente. L’ideale sarebbe poter prima leggere e poi riascoltare il testo.

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