Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Preciso che SE UN PESCE PIANGE è, se si vuole, la continuazione e il completamento della storia iniziata con A PASSI LENTI NEL BUIO, senza che i due romanzi possano essere considerati quasi una saga o il secondo il sequel del primo.
Come ho scritto nella sinossi, ho sentito infatti il bisogno di prolungare l'esistenza di quasi tutti i personaggi del primo romanzo per soddisfare, in certo qual modo, la mia curiosità di vedere "come sarebbe andata a finire" la loro storia...
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
No, non è stata affatto semplice. Questa volta, tuttavia, me la sono cavata con la scelta tra due soli titoli che potessero andar bene. Escluderei un vero e proprio "combattimento".
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Sicuramente opterei per Carlos Ruiz Zafòn. Potendo, porterei con me la sua opera omnia per rileggerla tutta.
Ebook o cartaceo?
Come ho già detto in una precedente intervista, cartaceo tutta la vita.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Innanzitutto la mia non la definirei una vera e propria "carriera". Scrivo, come ho già detto, come sfogo, per necessità e per piacere. E poi, diciamola tutta vista anche la mia età, scrivo per non rimbecillire prima del tempo.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Ripeto che SE UN PESCE PIANGE può essere considerato il continuo di A PASSI LENTI NEL BUIO; quindi l'idea è nata in precedenza. Devo però confessare che, dopo l'iniziale fervore che mi ha spinto a proseguire nella narrazione, ho tralasciato per oltre sei mesi -senza sapere perché- il lavoro iniziato. Trascorso quel tempo, il nuovo titolo che ho deciso di dare all'opera ha riacceso come per magia l'interesse e il fervore narrativo spingendomi a terminare il romanzo.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Si prova, fatte naturalmente le debite proporzioni, la comprensibile gioia di aver dato alla luce una creatura che vive solo grazie a te che ne hai la paternità, ed anche la soddisfazione di toccare con mano qualcosa che, nata come invisibile creazione della tua mente, si è tradotta in qualcosa di visibile e di palpabile fruibile anche da altri soggetti.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia figlia, che da sempre è la giudice più severa che un padre che scrive possa avere.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Che, al di là della indubbia comodità per la fruizione di un testo, è una cosa ottima se serve a diffondere l'interesse e l'amore per la lettura.
Personalmente preferisco l'antica e tradizionale carta, ritenendo che un libro cartaceo abbia un'anima: quella di chi l'ha scritto e quella di chi lo ha sfiorato, accarezzato, annusato e magari anche maltrattato.