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BookSprint Edizioni Blog

26 Ago
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Intervista all'autore - Fernando Pegger -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Ho cominciato a scrivere per provare a raccontare le storie che mi sarebbe piaciuto leggere.
Il mio rapporto con la scrittura viene dal desiderio di qualcosa che non ho trovato in nessuno dei libri che ho letto finora.
ROCCE ROSSE è nato così.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Pochissimo, ma anche moltissimo.
In un'opera narrativa ambientata nella tarda antichità non ho attinto per la trama a episodi del mio vissuto, a parte l'epilogo che è un aneddoto accaduto realmente.
Ma la passione per la storia è stata una costante della mia formazione accademica e anche delle mie scelte professionali, che poi mi hanno portato a vivere facendo altro.
In sintesi, c'è molto della mia vita, però quasi nulla di autobiografico.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Provare a dare voce a un passato possibile, un passato che è probabile, ma non certo, che non sia mai accaduto.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Ho costruito tutta la trama sul titolo, che quindi è stato anche un vero e proprio punto di partenza: SAXA RUBRA (ossia ROCCE ROSSE) è un luogo noto a ogni Romano, che per gli appassionati di storia si tinge di una valenza evocativa unica rappresentando, a torto o a ragione, un momento di scontro e di svolta fra due epoche.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Nella violenza insita in una così dolorosa necessità, sceglierei IL PROFUMO di Patrick Sueskind.
Un capolavoro che per me è una sintesi, sontuosa e inarrivabile, della potenza pittorica e metaforica della scrittura.
 
Ebook o cartaceo?
Cartaceo, per età anagrafica e propensione sensoriale verso il libro di carta come oggetto, che discende dal codex di età tardo antica del resto….
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho a lungo avuto molta avversione per la scrittura imposta, figlia della cultura scolastica del "tema di italiano" inteso come banco di prova della conoscenza della lingua.
Il rapporto con la produzione scritta è cambiato alla fine del liceo, quando ho cominciato ad apprezzare la possibilità che dava di esprimere una visione personale su argomenti di reale interesse per me.
Per anni ho coltivato la passione della storia anche con l'elaborazione di saggi, tutti brevi a parte la mia tesi di laurea, mentre l'idea di darmi alla narrativa mi è venuta durante la mia ultima esperienza professionale fuori dall'Italia.
Nella certezza che per me la scrittura non sarà mai una carriera, aggiungo.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea del lungo duello di ROCCE ROSSE nasce dallo studio di alcune epigrafi di pretoriani e legionari romani, con cui ho familiarizzato in diversi saggi specialistici dedicati all'esercito e, soprattutto, alla cavalleria romana del III e IV secolo d.C..
Ursiano e Dizala sono nomi autentici di cavalieri tramandati da testi epigrafici, lapidari in tutti i sensi, sui quali ho deciso di provare a tessere una trama narrativa.
L'intuizione mi è venuta proprio all'inizio di un lungo periodo che, per motivi di lavoro, mi ha portato lontano da Roma: durante questa protratta distanza credo sia stato anche un modo per riavvicinarmi alle mie radici.
Il progetto di ROCCE ROSSE l'avevo iniziato nel 2018 e poi tralasciato per molto tempo, perché non trovavo un punto di svolta nel confronto-scontro tra i due protagonisti. Mentre ero in vacanza in Italia, ho gettato lo sguardo su una bancarella di libri usati. La copertina malconcia di un saggio sull'arco di Costantino riproduceva il celebre fregio sulla battaglia del Ponte Milvio, con in primo piano l'immagine del cavaliere in fuga che si gettava nel Tevere.
Quell'immagine ha sbloccato l'intreccio della storia.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una soddisfazione immensa, credo commisurata alla fatica della sua stesura e al controllo minuzioso di ogni parola, ma che va anche molto oltre.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La redazione di BookSprint, per me la scrittura è innanzitutto un momento "altro" da famiglia, amici e lavoro.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è una risorsa enorme, credo ancora diffusa in modo decisamente inferiore al suo potenziale.
La lettura artistica di un'opera non è solo un modo di trasmissione del testo, ma anche di rielaborazione dello stesso: nella pur ristretta esperienza che ne ho avuto, ogni interprete crea con il testo che legge un binomio nuovo e unico.
Credo lo attenda un grande futuro.

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