Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Decidere di cimentarmi con la scrittura è sicuramente legato a doppio filo con l'amore che ho sempre nutrito nei confronti della lettura.
Dopo la laurea e dopo aver lavorato un certo numero di anni a Milano in tutt'altro ambito e occupandomi di tutt'altro, durante il lockdown pandemico del 2020 dalle ancor più intense letture di quel periodo è nato un po' per caso una sorta di racconto filosofico, pubblicatomi poi nel 2021 da una casa editrice di Roma.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Può trattarsi di momenti diversi, anche a seconda della stagione, ma fondamentalmente al mattino o al pomeriggio..
D'estate mi è capitato di scrivere delle cose particolari a tarda sera, ma non specificatamente legate al lavoro di tipo saggistico vero e proprio..
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ce n'è uno solo, ma, come dimostra peraltro ciò che ho scritto sinora, parlerei piuttosto di un "concerto" di scrittori, naturalmente se non ci limitiamo alla stretta contemporaneità o post-contemporaneità, e a spanne vi facciamo rientrare il Novecento.
Ecco dunque che, se nel mio racconto di esordio, come dicevo scritto nel 2020, a caso e non a caso vi sono riferimenti che vanno da Emanuele Severino (mancato a inizi 2020) a Carlo Còccioli (di cui nel 2020 cadeva il centenario della nascita), dall'Ulisse di Joyce a De Unamuno e Gombrowicz, fino ad arrivare a un autore molto più recente come Pier Vittorio Tondelli, nel mio primo saggio, appunto appena uscito presso codesta casa editrice, emerge il mio forte interesse per gli scrittori novecenteschi e contemporanei ivi trattati.
Perché è nata la sua opera?
La genesi del presente saggio è la seguente: nel 2022 avevo pronta solo la attuale seconda parte, ossia a dire quella dedicata a Benjamin,Manganelli, Cortazar, Onetti, Canetti e Regis Jauffret, preceduta da una serie di brevi apologhi, dialoghi immaginari, monologhi immaginario-ironici scritti nell'estate 2022.
Successivamente, ho maturato la decisione di ampliare la componente saggistica con l'attuale prima parte dedicata ad opere lette e particolarmente apprezzate nel frattempo, mi riferisco dunque a Sebald, Benn, Cioran, Walser, espungendo invece il suddetto contenuto non strettamente saggistico.
Se poi si desidera una specifica risposta al "perché", direi semplicemente per un tentativo divulgativo, ovverosia di potenziale condivisione delle opere approcciate, il che dovrebbe peraltro essere il compito direi precipuo del saggista.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
I miei genitori sono stati insegnanti, ma la passione per la lettura è stata comunque precipuamente coltivata in autonomia.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Può essere entrambe le cose, dipende molto, credo, dai generi coltivati
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Direi che c'è sempre molto di chi scrive, in ciò che viene scritto..
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Direi di no..
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Non si tratta di romanzo ma appunto di saggio, e fondamentalmente l'ho scritto e assemblato in totale autonomia.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Se la scrittura ha un futuro, bisogna vedere che tipo di futuro ha.
A mio avviso non è tanto questione di cartaceo e/o di elettronico, quanto di qualità dei contenuti che continueranno ad essere veicolati.
A questo proposito, senza alcun intento polemico sia chiaro, mi spiace rilevare come, a mio personale avviso, da un lato dinamiche culturali massificanti, dall'altro recenti logiche editoriali singolari per non dire bizzarre, rendano oggi sostanzialmente velleitario tentare di veicolare contenuti di incontestabile qualità.
Tale qualità, ad avviso dello scrivente, potrà essere preservata e perpetuata solo a partire da un impegno degli editori a credere e a puntare sulle opere pubblicate.