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BookSprint Edizioni Blog

03 Ago
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Intervista all'autore - Elke Clara -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Quando ero alle scuole elementari scrivevo per esercitarmi a scrivere in rima baciata, come faceva mia zia, sorella di mio padre.
Quando raggiunsi l'adolescenza scrivevo per confidarmi con i libri, visto che non avevo amici intimi. Mi avvicinai alla filosofia, come amore per la sapienza e desideravo io stessa diventare filosofa.
Raggiunte le scuole superiori io vidi pian pianino che le filosofie più belle sono contenute nei testi redatti dai santi. Così mi avvicinai alle storie dei santi e alla bibbia. In quel periodo scrivevo anche testi che tenevo nascosti a tutti. Affrontai in quegli anni temi diversi dalla natura, perché mi trovavo in città e gli stimoli erano altri. Dicevo spesso che chi non conosce i miei testi, non mi conosce.
Al giorno d'oggi io ho trovato quegli amici che durante la mia infanzia non avevo. I libri perciò mi aiutano a riflettere. Prima di esporre un'opinione ai miei amici io rifletto meglio su questi pensieri, mettendoli per iscritto. La scrittura è diventata per me un modo per immergermi nei miei pensieri e emozioni. Trovo così modo per interrogare me stessa e per riconoscere le tante menzogne che sento in cuor mio nel quotidiano. Solo riconoscendo le menzogne posso anche rinunciarvi e liberare la mente e il cuore da questo peso.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ogni mio testo racconta di me. Dal canto mio è impossibile scrivere senza raccontare un frammento della propria vita.
Io dico anche questo perché, prendendo in mano i miei testi, io ricordo quando li ho scritti, per quale occasione, per quale persona.
I testi che raccontano più della mia vita sono scritti alle scuole superiori, là dove non trattavo più solo la bellezza della natura, ma anche le situazioni che vedevo attorno a me, descrivendo il mio stato d'animo.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
I testi di questo libro sono stati raccolti in più di trent'anni. Quando ero piccolina non pensavo nemmeno a pubblicare i miei testi, perché mi raccontavano che i poeti diventano famosi solo dopo la propria morte e dopo la loro morte venivano pubblicati i testi.
In ogni età scrivevo con il desiderio di comunicare i miei sentimenti, le mie emozioni e le mie opinioni.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
Contrariamente alle mie aspettative non fu affatto difficile.
Per i miei manoscritti, scritti in tre lingue e con vari contenuti, non trovando un titolo che riassumesse tutti i testi ivi contenuti, io non cercai un TITOLO, ma diedi loro come nome il nome del loro padrino.
I padrini scelti per i miei libri sono tutti scrittori e poeti: TREBO (Angelo), LEOPARDI (Giacomo), RAIMUND (Ferdinand), SHEKESPEARE (William), AGOSTINO (d'Ippona), PAOLO (di Tarso), TOMMASO (d'Acquino).
Raggruppando le poesie italiane, vidi che parlano del creato e della vita di Sant'Agostino e quindi fu semplice trovare un titolo.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Prenderei la bibbia. La porto sempre con me, ovunque io vado.
Dio non vede l'ora di parlarci. Sta a noi decidere di ascoltarLo e di seguirLo. Per questo torno ad aprire la bibbia.
Apro la bibbia sempre con il desiderio di vedere nella Parola di Dio una Parola scritta per me, per la mia vita e per quella determinata situazione che vivo.
Non basta una vita per meditare la bibbia.
 
Ebook o cartaceo?
Io sceglierei la versione cartacea. sono abituata a prendere in mano il libro, sfogliarlo con le dita e non con il cursore. Voglio poter leggere anche e soprattutto quando manca la connessione o l'elettricità.
Dopotutto, se l'isola fosse realmente deserta, non ci sarebbe nemmeno l'elettricità per leggersi il libro o per mettere il pc in carica.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Io scrivo volentieri da quando so scrivere, ma ho incominciato a pubblicare i miei testi alle scuole medie. Non scrivevo libri, ma mandavo le mie poesie al giornale. Poi mandavo i miei testi in Sicilia per partecipare a dei concorsi in ambito nazionale e dalla Sicilia mi mandavano il premio.
Accarezzai fin da piccola il desiderio di pubblicare un libro, ma non l'ho mai coronato negli anni passati.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro è nata da poco. Quando trovai una casa editrice disposta a pubblicare i miei testi mi affrettai a trascrivere i miei testi e a spedirli.
Pensando ai miei testi, mi viene in mente una scena che si ripeteva spesso quando ero ragazzina. Andavo in montagna sempre con un blocchetto ed una penna in tasca. Guai a non averli con me. Se non ce li avevo con me, li chiedevo ad altri.
Se tirava il vento, io uscivo, mi mettevo in cima ad un colle (per imitare Leopardi) e ascoltavo il vento, per trascrivere i versi che lui mi dettava.
La maggior parte delle poesie italiane sono nate così.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Io provo tanta emozione. Scrissi alla casa editrice senza nemmeno sperare di ottenere risposta da loro. Ai miei amici non ho nemmeno confidato di lavorare a questo libro, perché raccontarlo equivaleva, in un certo modo, ad infrangere questo sogno che non osavo nemmeno più accarezzare.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La sola persona alla quale leggevo per prima i miei testi è mia madre. In seguito leggevo questi testi ai nostri conoscenti, amanti della natura e della montagna.
Il libro, nella sua forma, è nato da poco e quindi non l'ho fatto leggere a nessuno, nemmeno a mia madre.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Io sono cresciuta tra tanta carta! Quando mi recavo nella casa del mio nonno paterno io sparivo e mia madre sapeva benissimo di trovarmi nella stanza dei libri, a guardare libri di teologia, filosofia, greco, latino... A me non attira usare l'audiolibro.
L'audiolibro è una buona soluzione per chi non ci vede e non conosce i caratteri in braille.
Ma per chi ha il dono di vederci bene è senz'altro meglio la carta: stimola meglio il cervello, l'immaginazione. La persona può fermarsi su una determinata parola o frase e leggere il testo con la propria espressione, dando così vita al testo. Può sottolineare, trascrivere, illustrare.... Tutto quello che si può fare con la carta non si può fare con un audiolibro.
Ho espresso spesso il desiderio che la carta duri fino al termine della mia vita, perché me la voglio godere.

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Giovedì, 03 Agosto 2023 | di @BookSprint Edizioni

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