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BookSprint Edizioni Blog

31 Mag
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Intervista all'autore - Danny Gismondi -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nasco in un paesino in provincia de l’Aquila ai confini con la Ciociaria, da genitori agricoltori. Sicuramente un ambiente un po' agreste, una cultura un po' ingenua o se vogliamo "ignorante", e questo di certo, non mi ha facilitato la vita avendo una disabilità.
In effetti, ho sempre dovuto lottare contro il bullismo a scuola, l'ignoranza della gente o le mura che mi si costruivano attorno perché secondo la società, impossibilitato a fare determinate cose.
Quindi sicuramente in me c'era una voglia di riscatto sociale, una voglia di fuggire da lì e dare voce alla mia persona, o magari, attraverso me, dare voce a tutti quelli che non hanno voce, quali (disabili, donne, immigrati ecc).
Nonostante ami la mia famiglia o sia affezionato alla campagna e agli animali dei miei genitori, non mi sentivo a casa. Come si dice "casa non è dove si nasce, ma dove terminano tutti i tentativi di fuga".
La scrittura sicuramente è un modo per raccontare in maniera indiretta ciò che direttamente non si avrebbe il coraggio di dire, o che più semplicemente, gli altri non ascolterebbero perché nessuno ha voglia di ascoltare un disabile.
Infatti mi è sempre piaciuto questo lato della scrittura, quello di gridare al mondo in maniera silenziosa, ricordo che da bambino il mio sogno era quello di diventare un giornalista di guerra, per appunto, poter raccontare le vicissitudini dei poveri soldati, oggi invece sono laureato in Scienze Politiche e sono molto affascinato al mondo sociale, dei diritti umani, della globalizzazione, delle lingue e diversità, perché come dico sempre "è la diversità che muove il mondo".
Ecco quindi che non mi sono molto discostato dal sogno da bambino, perché non sarò diventato un giornalista di guerra, ma mi piacerebbe diventare insegnante e politico per poter insegnare alle nuove generazioni la bellezza della diversità.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Tra lavoro in biblioteca, studio dell'inglese e spagnolo e qualche lettura poiché mi piace avere sempre qualcosa da leggere, resta poco tempo da dedicare alla scrittura. Ma qualche aneddoto, a volte poesie, a volte scrivere tra me e me come in un diario personale, è una cosa che mi rilassa.
Non ho ancora in programma nuovi libri, ma è una cosa che vorrò fare sicuramente prossimamente.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Mi piacciono molto le avventure di Zafon poiché con i suoi mostri, lotte contro i mostri, battaglie vinte, sicuramente nascondono un profilo psicologico molto importante, quello della lotta contro sé stessi e la società.
Ma mi piace moltissimo anche Pirandello con il suo teatro, dove ci parla molto dettagliatamente del ruolo delle maschere nella società, per esempio nell'Opera Uno, Nessuno e Centomila, Vitangelo Moscarda si ritrova in una crisi di identità solo per avergli fatto notare un'imperfezione nel proprio naso. E se questa imperfezione non riguarda solo il naso ma tutto il corpo? O il colore della pelle? O il tuo genere? Dove si nasce?
Ecco che bisogna avere mille maschere per fuggire dalla cattiveria della società, ma poi quando ci ritroviamo con noi stessi, non siamo nessuno.
 
Perché è nata la sua opera?
Il mio libro nasce come tesi universitaria, quindi non so se l'avrei scritta comunque se non fosse stato grazie all'università, però il riscatto sociale, il dar voce a chi non ne ha, è sempre stato qualcosa di importante nella mia vita, quindi probabilmente avrei scritto sicuramente qualcosa che potesse gridare al mondo voglia di libertà.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Sicuramente ha influito molto perché se non mi fossi ritrovato a nascere in un paesino agricolo, con l'aggravante della disabilità, se non avessi dovuto lottare con bullismi, crisi epilettiche, mura sociali, non è detto che i miei autori preferiti sarebbero stati comunque Zafon con i suoi mostri o Pirandello con le sue maschere.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Secondo me un po' tutte e due le cose. Cioè nel senso che quando si vuole stare da soli con sé stessi, la scrittura è un'ottima soluzione. Ma anche quando si vuole raccontare la realtà dei fatti, una storia, una biografia, gli eventi giornalieri, la politica, scrivere aiuta a far conoscere e a farsi conoscere.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Il libro parla delle donne disabili nel mondo, ed io essendo un uomo non posso parlare in prima persona per la questione femminile, anche se è molto bello essere empatici e aiutare anche gli altri nelle proprie lotte.
Però sicuramente posso metterci del mio dal punto di vista della disabilità.
E se io ho avuto le mie difficoltà e battaglie perché nato in un paesino che non offre molto ed essendoci vissuto da disabile, ma comunque in Italia quindi all'interno dell'Unione Europea e sicuramente questo facilita il poter studiare, il poter viaggiare, aiuti universitari e fiscali ecc, quando si parla di donne disabili in Medio Oriente, in sud America, in Africa, dove i diritti sulle donne non sono molto riconosciuti, essere una donna disabile in quei paesi dev'essere veramente difficile.
Quindi è molto importante aiutare questa causa anche volendo solo indirettamente, trascrivendo quando già studiato, detto e fatto, magari per aiutare chi da sola non potrebbe parlare o in alcuni paesi del mondo, non aver diritto di parola.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sicuramente la mia relatrice è stata una persona importante per la stesura di tale libro, ed inoltre ho chiesto aiuto ad un amico giurista che di tanto in tanto mi aiutava con qualche correzione.
Mentre di ispirazione, sicuramente hanno avuto un ruolo fondamentale tutte quelle donne che nonostante costrette a vivere nell'ombra hanno saputo dare colore alla propria vita.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima persona che ha letto il libro, sicuramente è stata la mia relatrice di tesi.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sicuramente oggi con lo sviluppo delle tecnologie, è molto più facile far conoscere i libri alle nuove generazioni attraverso un ebook che invece con il cartaceo. Inoltre anche il costo è minore o l'immediatezza di avere il libro con sé, invece di aspettare che il libro arrivi in libreria o aspettare che Amazon lo porti a casa.
L'ebook risolve anche un problema di spazio, perché chi ama molto leggere e compra centinaia di libri, ovvio che dovrebbe avere una casa molto grande per metterli tutti in una libreria, invece ritrovarseli tutti su un dispositivo elettronico è molto più semplice.
Comunque la bellezza del cartaceo non potrà, o almeno spero, mai sostituire la freddezza della tecnologia, quindi mi auguro che non ci sia una sostituzione totale dal cartaceo all'ebook.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è una bella iniziativa, soprattutto per chi ha voglia di curiosità ma magari impossibilitato a leggere perché è cieco, ma anche semplicemente per qualsiasi altra persona che ha voglia di ascoltare qualcosa ma in quel momento non ha voglia o forze per leggere.
Un po' come quando da piccoli i genitori ci raccontano una favola o fiaba per farci addormentare.
Però questa coccola fanciullesca, non deve sfociare in un vizio perché altrimenti si perde l'abitudine alla lettura e crescendo non sapremmo nemmeno più leggere.

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