Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Diego, ho quasi 23 anni e vengo da Manerbio un paese in provincia di Brescia. Nella vita faccio il cameriere avendo fatto l'alberghiero e sono amante del vino.
Ho iniziato a scrivere all'età di 12 anni, all'incirca, iniziando a scrivere canzoni rap, un po' per passione ed un po' per sfogo, essendo molto introverso dovevo pur dire qualcosa alla mia maniera con questo modo e con gli anni mi passò anche questa super timidezza e riservatezza, ho fatto anche freestyle tanti anni qui nelle mie zone. Ma da un paio d'anni questa cosa del rap non mi fece più impazzire come una volta anche volendo cambiare tipologia di pubblico, decisi di iniziare a scrivere poesie, la cosa si trasformò quasi da sola, e da allora decisi di continuare con questo percorso e scrivere un mio libro ufficiale di poesia.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho appuntamenti fissi con la scrittura, anche perché essendo occupato dal lavoro non ho moltissimo tempo, diciamo quando mi appare l'ispirazione devo scrivere per forza; anche perché poi mi sfugge ciò che ho in testa e non è più finita.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Di autori contemporanei non ne conosco tanti, ma così su due piedi vi nomino Elena Ferrante.
Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata dal bisogno di provare emozioni nuove tramite questo mondo fantastico che è quello della scrittura. Nata dal nulla mentre trascrivevo dei pensieri miei personali seduto sopra una panchina sotto casa, prima di andare a letto. Estraendo poche righe dai miei pensieri gli ho rivisitati facendone uscire una piccola raccolta poetica. Idea ispirata anche dalla luna che è sempre stata presente mentre scrivevo. Dal nome: Sapore di luna.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Per quanto riguarda la mia formazione letteraria non è stata mai un granché, vengo da una famiglia che ha sempre fatto tutt'altro rispetto al mondo letterario e di conseguenza non avrei mai immaginato di arrivare addirittura a pubblicare un mio libro.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È un modo per evadere dalla realtà di tutti i giorni, mi ispiro a il mondo che ho già dentro non vado mai a prendere qualcosa fuori. Ciò che devo dire lo dico perché stava già lì; io sono solo il mezzo che fa uscire quella determinata cosa.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Di me c'è tantissimo se non tutto. Sono versi che ho cercato dentro di me. Difficilmente in ciò che scrivo c'è l'impronta di altri, nessuno deve dirmi come scrivere anche solo una piccola frase, scrivo in primis quello che mi viene dettato dal cuore.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, è tutta opera mia, un paio sapevano di quest'opera prima che lo comunicassi io. Ho sempre fatto da solo riguardo alla stesura delle mie scritture.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Io personalmente a nessuno, chi è davvero interessato a leggerlo lo acquista. Però conoscendomi tra poco mi lascerò andare anche io e lo farò leggere a qualcuno di fidato.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sappiamo tutti oggigiorno quanto stia facendo breccia la tecnologia nelle nostre vite risultando anche indispensabile a certi tratti, ma il libro cartaceo non si tocca: l'emozione di sfogliare pagina per pagina, averlo fra le mani, l'odore dei libri nuovi... è un qualcosa che non potrà mai venire sostituito con l'ebook.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Quasi stesso discorso dell'ebook anche se l'audiolibro ha dei pregi in più: magari non avendo tempo materiale te lo ascolti, mentre viaggi riprendi il capitolo a cui sei rimasto etc.. quel qualcosa che in più che leggere da uno schermo non ha. Ma ripeto, i libri non si toccano!