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10 Feb
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Intervista all'autore - Patrizia Carletto -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono nata a Padova, ho vissuto a Como e, ormai da tempo, abito in un paesino in provincia di Bergamo.
Sono mamma, ora anche nonna, ma soprattutto sono una maestra. Uso il presente, pur essendo in pensione perché, come spesso mi piace dire, "una maestra è per sempre". Penso infatti che fare l'insegnante sia molto più che esercitare una professione, diventa uno stile di vita, qualcosa che ti caratterizza, una sorta di abito che non vuoi e non puoi eliminare.
Non sono una scrittrice, sono un'amante della lettura e della scrittura da sempre.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non stabilisco né prediligo tempi precisi per scrivere, oggi ho la fortuna di poter gestire le mie giornate con una certa elasticità e di fare le cose che mi rendono felice quando ne sento il bisogno.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Mi piace leggere di tutto e da sempre.
A diciassette anni "La Storia" di Elsa Morante mi ha letteralmente travolto e aperto il cuore.
Oggi non rinuncio a nessuna nuova pubblicazione di Erri De Luca.
 
Perché è nata la sua opera?
Questo racconto nasce da una promessa.
Ho concluso i miei quarantadue anni di insegnamento in piena pandemia e ho potuto salutare i miei alunni solo in videochiamata.
Quando mi hanno chiesto: “Maestra, adesso cosa farai?"
Ho risposto:" Scriverò una storia e, appena possibile, tornerò a scuola per raccontarvela."
E si sa...le promesse vanno mantenute.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Sono cresciuta in una famiglia di " lettori", ma c'è un aneddoto che vale la pena raccontare. Ho una sorella maggiore che da adolescente per non so ancora quale segreto motivo, decise di fare un voto, alla Madonna credo...
Avrebbe rinunciato per un po' di tempo alla cosa che più le piaceva fare, cioè leggere.
Tuttavia la promessa non riguardava l'ascolto, così nominò me, che allora avevo sei, sette anni, sua lettrice.
Ho così iniziato a leggere i classici per ragazzi e naturalmente me ne sono innamorata.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è per me la fatica e la bellezza di riconoscere nelle parole la possibilità di raccontare e raccontarsi, un po' di evasione, molta realtà, tante emozioni.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In queste pagine c'è il mio vissuto di maestra, l'incontro con la quotidianità dei bimbi e delle loro famiglie, le fragilità, gli intoppi, i grandi successi.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ho scritto in solitudine, in piena pandemia, sentendo terribilmente la mancanza di mio marito che mi avrebbe sicuramente incoraggiata e sostenuta.
Tiago, allora mio unico nipote, è stato fonte di ispirazione per il personaggio di Gil, principalmente nell'aspetto fisico , ma anche in alcuni comportamenti,
I gufi mi affascinano e ricercare informazioni sulla loro vita e sulle loro abitudini è stato necessario ed estremamente piacevole.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ho letto via via il racconto ai miei figli, in particolare a Fabrizio e alla sua compagna Martina, quando, in pieno Covid malati e costretti all'isolamento ogni sera ascoltavano l'audio che registravo per loro.
Anche Tiago ha seguito lo sviluppo della storia, ma naturalmente i primi ad ascoltarla per intero sono stati proprio i miei ex alunni.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'e-book è facilmente reperibile, costa meno, è pratico, si può leggere ovunque adattando il carattere alla propria vista.
Durante la pandemia , non potendo frequentare la biblioteca ho apprezzato particolarmente la disponibilità degli e-books.
Tuttavia non lo vedo come sostitutivo della lettura su carta, che attiva altre funzioni cerebrali ed emotive e che pertanto nella didattica, così come nella lettura personale rimane indispensabile e insostituibile.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro penso sia uno strumento prezioso. Per i bambini l'ascolto di una voce narrante è qualcosa di magico che favorisce e stimola la lettura personale.
Perché non dovrebbe essere così anche per gli adulti?
L'audiolibro ha il vantaggio di poter essere ascoltato mentre si svolgono attività di movimento, quindi di fatto aumenta il tempo che possiamo dedicare all'incontro con il romanzo, il giallo, il saggio...
Non penso sia alternativo al libro cartaceo, ma complementare.

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1 COMMENTO

  • Link al commento Anna paganoni inviato da Anna paganoni

    Sempre efficace e autentica nel comunicare:brava patrizia

    Venerdì, 10 Febbraio 2023 22:34

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