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BookSprint Edizioni Blog

12 Nov
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Intervista all'autore - Ettore Sandretto -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è sempre un bel momento, molto terapeutico, anche se non ho la penna facile e il tempo dedicato a questa attività è stato finora poco.
Le emozioni provate sono varie; gioia, tristezza, rabbia, stupore, preoccupazione, affetto e l’elenco sarebbe lungo, ma lo stato d’animo predominante è racchiuso in una grande serenità che non so spiegare, quasi un senso di liberazione.
Ma non è solo una questione di emozioni, e non scrivo solo per esprimere sentimenti.
A volte sono pensieri che manifestano la cima della punta di un iceberg che per gran parte rimane sommerso, non detto, ma che mi è presente mentre scrivo almeno a livello di intuizione. Lo scrivere è anche un appunto momentaneo, una provocazione affinché, in un secondo tempo, si approfondiscano realtà complesse, non riconducibili ad una poesia, così che il sommerso si riduca almeno di un poco. È il desiderio che in futuro si avvii un processo conoscitivo su quell’argomento.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molta, anche se la vita è comunque sempre assai più abbondante e articolata di quanto sia possa descriverla con le parole.
Ogni poesia è frutto di un momento di vita con le sue infinite tonalità di gioia o di dolore.
Ho cercato prima di tutto di vivere pienamente, lo scrivere è solo una conseguenza, una traccia affinché non vada tutto perso ; è il tentativo di trattenere un profumo o uno sguardo sulla realtà quotidiana, una particolare prospettiva, una impronta dopo un incontro che sorprende.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Sono un laureato in informatica e la vita nelle varie aziende in cui ho lavorato ha assorbito sempre molto tempo ed energie. Contemporaneamente però ho mantenuto passioni umanistiche a cui non sono riuscito a dedicarmi come avrei desiderato.
C’è il rischio che la vita frenetica che a volte facciamo ci obblighi ad affrontare giornalmente e ciclicamente sempre un po' gli stessi argomenti. Ma non è tutto qui, e dipende anche da noi.
La quotidianità è importante, importantissima. È la base della nostra vita. Scrivere questo libro non ha significato evadere da questa ciclicità, ma vederla da una prospettiva diversa, cambiare di stanza, respirare a pieni polmoni, tenere traccia con stupore di uno sguardo inatteso di un attimo, lasciarci interrogare e iniziare a cercare, prendere coscienza dell’ambiente culturale e sociale in cui siamo immersi, provare a cambiare le priorità, dire che la vita è meravigliosamente ricca e articolata, guai ad appiattirla anche nei momenti difficili.
È stato un modo per allargare la mente e il cuore affacciandomi alla complessità e dilatando gli orizzonti, senza chiudermi in facili slogan.
Anni fa non avrei mai pensato di scrivere un libro, ma poi recuperando e mettendo insieme appunti vari scritti nei momenti più imprevisti è nata questa raccolta. Ed è stata una sorpresa anche per me.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stato semplice scegliere il titolo.
Visto anche il mio background professionale, è un invito ad abbandonare la precisione e il calcolo, perché la poesia è anche un «all’incirca più o meno quasi» a disposizione dei non addetti ai lavori, con tutti i rischi che questo comporta.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Purtroppo non ho letto molto e mi dispiace.
Non ho dubbi però su Dostoevskij e sull’isola deserta porterei con me l’Idiota per la struttura semplice del romanzo, perché racconta di un uomo intelligente, buono d’animo, che a forza di essere comprensivo verso gli altri diventa irrimediabilmente un idiota.
Dostoevskij perché indaga con notevole profondità l’uomo in tutte le sue bassezze e altezze, e per le numerose tragedie vissute in prima persona nel corso degli anni che non gli hanno impedito di far dire al principe Miškin nell’Idiota la provocatoria frase «La bellezza salverà il mondo.» Ma di quale bellezza sta parlando?
Il fatto che fosse anche un ingegnere lo rende ancor più intrigante
 
Ebook o cartaceo?
Non ho una particolare preferenza per un formato o l’altro.
Entrambi hanno dei pro e dei contro , dipende anche dall’approccio che ognuno di noi ha alle tecnologie e il contesto in cui legge.
Personalmente mi sono trovato bene a leggere alcuni ebook in condizioni di luce particolari; totalmente al buio ad esempio per non disturbare, oppure in pieno sole.
Certo che anche il cartaceo mantiene il suo fascino, è bello sentire la carta tra le mani, e lo si può prestare.
Il formato digitale per certi aspetti è più pratico, puoi portare con te in poco spazio numerosi libri, prendere appunti ed evidenziare testi facilmente, variare i font e la dimensione dei caratteri, così come cambiare la luminosità dello schermo. È importante una buona qualità dell’ebook reader.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non ho mai pensato di intraprendere la carriera di scrittore, e non penso di avere un particolare talento.
Il perché ho deciso di scrivere credo lo si scopra leggendo il libro.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di quest'opera?
Alcuni amici, a cui a volte regalavo delle poesie, mi hanno suggerito di non disperdere tutto, ma di realizzare prima o poi un libro.
Gli aneddoti si potrebbero ricondurre ai momenti in cui negli anni ho scritto: sulla metro o in treno, nella sala d’aspetto di uno studio medico, tra una riunione e l’altra di lavoro o nella pausa per il tradizionale caffè, nell’attesa che il gommista sostituisca i pneumatici.
Una volta salii sull’auto parcheggiata, non misi immediatamente in moto e iniziai a scrivere. Poco dopo un signore molto gentilmente bussò al vetro e mi chiese “Mi scusi, ne ha ancora per molto?”. Mi resi conto che una fila di auto era in attesa.
Nella mia vita da pendolare a volte ho dovuto attendere un treno in ritardo, ghiotta occasione per iniziare a scrivere ma… il treno è passato e ho dovuto prendere quello dopo. Un’altra volta invece scesi alla stazione successiva … e tornai indietro. Mi attrezzai mettendo degli allarmi sullo smartphone.
Nei primi mesi del Covid scrissi durante le lunghe code all’ingresso dei supermercati e una volta mi sentii dire «Scusi potrebbe andare avanti?».
La pressione di qualcosa che urge è difficile da sopportare, ovunque ti trovi.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un senso di liberazione e di grande sorpresa.
Un qualcosa che negli anni avevo trascurato e che pensavo impossibile ora si avvera, stimolandomi a scrivere ancora e meglio.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Un amico conosciuto all’età dell’adolescenza; cioè molti anni fa!
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sono favorevole all’audiolibro, anche se non ne ho una esperienza diretta.
Immagino che molto dipenda anche dalla capacità di interpretare della voce narrante. Le persone che hanno qualche problema con la lettura potrebbero trovarne giovamento.
Proverò quanto prima. Occorre trovare la giusta concentrazione.

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Lunedì, 14 Novembre 2022 | di @BookSprint Edizioni

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