Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Savio, vengo da Firenze, ho 21 anni e frequento l'università di geologia al terzo anno, nel frattempo lavoro in un supermercato.
La mia passione per la scrittura nasce per caso a scuola, con l'obiettivo di liberare tutto ciò che mi passava per la testa tramite la poesia, che divenne il linguaggio fondamentale della mia espressione letteraria.
Fu così che dopo aver raccolto numerose poesie, consapevole di aver scritto la mia vita in quelle parole, è di donarle ai lettori, sperando che le mie parole possano lasciare un forte messaggio.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Generalmente è quel momento che mi creo, dove ho il bisogno quasi fisiologico di buttare fuori parole, può essere ad ogni ora del giorno, in ogni luogo, quando vengo travolto dal desiderio di comporre poesia su ciò che mi ha colpito durante quella giornata.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore preferito contemporaneo, amo leggere le poesie dei grandi classici del passato come i poeti maledetti, Baudelaire, Rimbaud e Verlaine, e grandi poeti italiani come Ungaretti e Montale.
Perché è nata la sua opera?
Sigarette spente nasce dall'idea e dalla natura che ha la poesia in me, ossia un momento dove desidero staccare la spina e svuotare questo catrame e cenere di tutte le sigarette che mi fumo ogni giorno, in questa vita frenetica.
Una sorta di rito che raccoglie tutte le delusioni di queste persone definite "sigarette spente", ma che allo stesso tempo mi dà la forza di rialzarmi e di affrontare la giornata.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto, oggi giorno è difficile trovare ragazzi giovani inclini alla lettura, in particolare, per me l'ambiente scolastico è stato quello di maggior formazione.
Proprio a scuola ho conosciuto la poesia e maturato questa passione, anche se molto parole che uso, soprattutto quelli cosiddetti "inglesismi", sono derivati al contesto sociale dove sto crescendo, ossia dove la globalizzazione è preponderante, tutto è rapido e connesso, anche le persone.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me è entrambi, ci sono poesie dove racconto ciò che vissuto sulla mia pelle, cercando di rappresentare la realtà il più possibile, ed altre dove desidero scappare dalla stessa perché opprimente o troppo difficile da gestire.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Praticamente in tutte le poesie, ognuna di esse richiude una piccola parte della mia crescita, e spesso anche di quella delle altre persone che hanno fanno parte della mia vita.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Anna, il nome del terzo capitolo, è dedicato proprio ad una persona che è stata fondamentale per la stesura del libro, lei ha sempre creduto in me, stimolandomi ad uscire allo scoperto e usando parole sempre più intense e ricercate.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia madre
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Si! è una scelta ecosostenibile, in linea con i cambiamenti degli ultimi tempi, anche se il piacere del libro cartaceo ha un altro sapore
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Che il piacere della lettura sta proprio nella lettura, non nell'ascolto, ma credo che sia un ottimo modo per usare il libro come terapia e che rimanga per alcuni più impresso rispetto alla lettura.