Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è fissare la vita per sempre. È l'emozione di sapere che non finirà tutto con me ma che rimarrò impressa sulla carta; rimarrò per sempre nell'etere e attraverso di esso volerò e attraverserò spazi infiniti e forse, altri esseri diversi da noi terrestri riceveranno un pezzettino di me. Chissà!
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
C'è la voglia di scoprire, c'è la capacità di adattamento, c'è il rispetto del prossimo e l'apertura mentale. La maggior parte dei miei personaggi ha tutto questo, specie Margherita, di religione valdese, che mi somiglia molto.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Allargare la mia conoscenza della storia della religione cattolica e di quella protestante. Visitare le valli valdesi, parlare con i loro abitanti, frequentare le loro cerimonie religiose mi hanno consentito di introdurmi in un mondo a me poco noto e che merita grande rispetto. Essendo io calabrese, ho voluto dedicare diversi viaggi alla visita di alcuni luoghi della zona del cosentino che hanno una storia molto dolorosa e che è parte integrante della storia valdese.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
Avevo pensato come primo titolo a IL TEMPO DELLE VERITA' NASCOSTE ma una mattina, guardando la TV, ho visto Paolo Mieli presentare il suo libro VERITA' NASCOSTE e allora ho cambiato in IL RITMO LENTO DELLA VERITA. Non potevo certo competere con Paolo Mieli!
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Clive Cussler perché spazia da un capo all'altro dell'Universo; perché passa con grande maestria dall'antico all'ultramoderno, dall'archeologia all'ultratecnologia.
Ebook o cartaceo?
Ambedue a pari merito.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Quando ho iniziato a desiderare di fissare le mie emozioni, le mie piccole scoperte, i miei ricordi per consegnarli a mio figlio. Deciderà lui cosa farne.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Ho conosciuto Guardia Piemontese Terme, in provincia di Cosenza, perché mi recavo lì con i miei genitori proprio per le terme. Quando, dopo anni, ho scoperto che bastava salire di qualche chilometro, a Guardia esattamente, per sentir parlare l'Occitano mi sono incuriosita. Conoscere la storia devastante di un popolo arrivato in Calabria per lavoro e, invece, massacrato a causa dell'ottusità della Chiesa Cattolica di cui io faccio parte, mi ha fatto sentire il bisogno di onorarli con questo mio modestissimo romanzo che non è altro che uno spunto, per chi lo leggerà, di approfondire questa parte di storia che merita, come ho detto, grande rispetto e che collega la Calabria al Piemonte, e non solo.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un senso di vittoria: ce l'ho fatta! È quello che ho esclamato, ancora incredula, quando ho ricevuto, sempre dalla vostra Casa Editrice, il mio primo romanzo. E adesso è arrivato il secondo e la vittoria è duplice.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mio figlio. La sua cultura, la sua capacità di valutazione sono state fondamentali in alcuni passaggi.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Era ora che arrivasse. I tempi sono giusti e la scelta è libera per molti mentre è una svolta incredibile per chi può godere soltanto di questo.