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28 Feb
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Intervista all'autore - Claudio Merighi -

Ci parli un po’ di lei,, della sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato in provincia di Bologna il 24 settembre del 1943. Sono bolognese a tutti gli effetti, come i miei genitori. Mi è sempre piaciuto leggere e scrivere, due attività inscindibili, in cui la seconda dipende in gran parte dalla prima, ma ho scritto per lo più a livello personale. Alcuni anni fa ho deciso di cimentarmi nella scrittura di romanzi da proporre per la pubblicazione. “La gloria… i Posteri… la GLORIA” rappresenta quindi il mio esordio.
 
Nell’arco della giornata, qual è il momento che dedica alla scrittura?
Sono uno scrittore molto disordinato per quanto riguarda il tempo da dedicare alla scrittura. Posso scrivere parecchie ore al giorno per diversi giorni per poi stare lunghi periodi senza scrivere. Per quanto riguarda l’attendibilità di quel che scrivo, soprattutto se si tratta di romanzi storici, sono molto scrupoloso e pignolo nel citare i miei riferimenti.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore contemporaneo preferito, cioè di riferimento. Posso citare però i tre romanzi del ‘900, tutti e tre italiani, diversissimi fra loro, che sono: “Il nome della rosa” di Umberto Eco, “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati e “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Fondamentale per la mia formazione letteraria è stata la scuola la quale, nel mio caso, pur essendo un istituto tecnico, più che istruirmi direttamente, mi ha spinto ad approfondire i vari argomenti, soprattutto nelle materie letterarie.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me scrivere non è mai un’evasione dalla realtà, ma direi che è un modo di raccontarla, partendo ovviamente dai concetti che fanno acquisire i propri convincimenti.
 
Quanto di Lei c’è in ciò che ha scritto?
Direi che in ciò che ho scritto e che scrivo c’è sempre qualcosa di me, anzi molto, perché ho pochissima fantasia e quindi mi baso su avvenimenti concreti, ovviamente filtrati dal mio modo di vedere e valutare le cose.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Il mio primo romanzo l’ho fatto leggere in famiglia.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non è mia abitudine leggere degli ebook  poiché faccio molta fatica a leggere sullo schermo grande del PC e quindi figuriamoci su uno schermo piccolo. Inoltre mi piace manovrare il cartaceo. Pertanto, secondo il mio punto di vista, credo che non ci sia un grande futuro per l’ebook. Forse, date le dimensioni ridotte del lettore, è più indicato per raccolte di appunti.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per quanto riguarda l’audiolibro, mi sembra ovvio che possa andare benissimo per persone ipovedenti o addirittura non vedenti, ma credo che nulla possa arrivare al libro, che permette in qualsiasi momento di rileggere quel che hai appena letto per approfondirne eventualmente la comprensione. Senza contare poi la sensazione assolutamente piacevole che si prova a manovrare il libro come oggetto, vedi appunto il già nominato “Se una notte d’inverno un viaggiatore”.

 


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