1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Brandano Antonio, sono diplomato in ragioneria, sono nato a Napoli, e fin da adolescente ho sempre avuto un trasporto per lo scrivere, raccontare tutto ciò che la mia fantasia riusciva ad elaborare, quindi riportavo in un quadernone le varie storie, cominciando dal primo all'ultimo capitolo che poi puntualmente rimanevano nel cassetto.
Poi il mio lavoro, ho cominciato a frequentare le cucine dei ristoranti dall'età di quindici anni, e con orari spesso molto gravosi, che non mi lasciavano molto tempo per la mia passione. Crescendo e affermandomi nel mio lavoro il tempo era sempre meno, ho lavorato all'estero e poi in via definitiva a Napoli, diventando un esperto in cucina marinara. Ma ho sempre trovato un piccolo spazio per scrivere i miei racconti, dal fantasioso al poliziesco e riporli come sempre nel cassetto, ho anche scritto una serie di novelle dalla A alla Z, e una di queste l'ho trasformata in una commedia tragicomica in lingua napoletana e anche questa rimane nel mio famoso cassetto, perché anche cercando in tanti anni non ho mai trovato nessuno disposto a volerla rappresentare in teatro anche se ero disposto a perderne la paternità. E questo è quanto.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho orari prefissati, mi dedico a questa mia passione in qualsiasi momento mi prenda l'estro, sia di giorno che di notte in piena tranquillità.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Jhon Grisham, amo i legal-thriller, e credo di aver letto quasi tutto di questo autore, come pure Dan Brown con le sue inchieste alla scoperta di enigmi e misteri.
4. Perché è nata la sua opera?
Nasce da un'idea che ho avuto diverso tempo fa, quella di creare un personaggio che avesse delle caratteristiche particolari e si muovesse compiendo gesta strabilianti ma, con una storia non proprio felice alle spalle, facendola poi diventare, grazie anche all'aiuto di persone non comuni, quella che poi è diventata, una ladra internazionale ma con una indole molto umana.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Poco o niente, la mia formazione letteraria si è formata grazie alla mia sete di conoscenza, ho letto e continuo a leggere molto e credo, è una mia opinione, che il sapere aiuta molto a vivere anche in un contesto che non sia proprio consono.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere per me è un modo per dissociarmi dalla realtà, quando scrivo spazio in mondi e luoghi diversi dando sfogo totale alla mia fantasia creativa e quindi ho la facoltà di girare per il mondo senza muovermi da casa.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In quello che ho scritto c'è di me solo il fatto che ho inserito parte delle mie esperienze culinarie, raccontando di tanto in tanto ciò che i protagonisti mangiano e bevono.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, la stesura della mia opera la devo solo alla mia fantasia e alla passione che mi porto dietro da sempre.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla casa editrice che lo ha ritenuto valido per la pubblicazione e a cui vanno i miei più sinceri ringraziamenti, devo al dottor Vito Pacelli e alla BookSprint Edizioni se il mio sogno è divenuto realtà.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non saprei rispondere a questo perché amo il cartaceo, la sensazione che può dare un libro nel sfogliarne le pagine penso non si possa trovare in nessun altro modo, ma è pur vero che sono un uomo di altri tempi e quindi radicato a obsoleti meccanismi che cozzano con l'evoluzione attuale.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come dicevo prima l'accetto anche se non la condivido, fa parte del progresso, delle nuove tecnologie e credo anche che avrà un futuro entusiasmante, ma rimango dell'idea che avere tra le mani un libro cartaceo è un'altra cosa.