1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è una necessità, sempre legata allo svolgimento di un progetto. È uno dei miei lavori che faccio con professionalismo, Screenplay Writer, sceneggiatore in Italiano.
Quindi nel mio caso, il concetto di scrivere è assente da una vocazione, più che altro una necessità di esprimere un concetto per nutrire il regista in me. Qualcosa che ho sempre saputo fare, anche prima del mio corso di sceneggiatura che feci da ragazzo.
Emozioni, Lucio Battisti ci fece riflettere molto su quella parola negli anni '70, proprio quando io ero un ragazzino adolescente di Casalpalocco. Con il padre cineasta e già con svariati films a suo merito e lo zio, maestro direttore della fotografia. Sarei diventato anch'io cinema quando sarei cresciuto. E da lì la necessità di saper esprimere in formato professionale una storia.
Spesso, o meglio, sempre nel caso di una sceneggiatura, è impossibile astenersi all'emozione di vedere attualmente la storia che diventa parte integrale della mia realtà... Dei personaggi che spesso mi parlano, imponendomi il loro dialogo in alcune scene in particolare. A volte penso di essere pazzo, ma poi mi accorgo che fa parte di un processo della stesura dell'opera, di obiettività.
A quella sensazione quasi elettrica e avvincente di una storia che si svolge, che vive una sua realta'. Scrivendo si vede il film, tutto, visivamente descritto, con i dialoghi essenziali a raccontare la storia.
Nel suo insieme dovrebbe mostrare la capacità di dirigere ed eseguire la regia di un film.
Ed e' proprio tutto questo che accende quasi un ossessione nel progetto, fino alla realizzazione. Si chiama Cinema, la settima arte se non sbaglio, una passione piu' sconvolgente di un grandissimo amore.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Assolutamente nulla. Ma sono un buon osservatore e Roma, la citta' a me natale e dove ho vissuto gli ultimo 12 anni e' ben presente nella storia di Torba ed offre il backdrop necessario per questa storia.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
In questo vorrei essere schematico.
Torba ha facilitato 3 cose importanti per me,
La prima è stato dimostrare a me stesso che sono in grado di scrivere una sceneggiatura in Italiano. Avendo vissuto per oltre 42 anni in Australia e negli Stati Uniti, la mia madre lingua, l'Italiano non fu mai necessario ad esprimere la mia professione nel Cinema e nello spettacolo.
Già sceneggiatore di altre opere in Inglese, Torba fu la prima che scrissi in italiano e per me una meta di arrivo.
La seconda cosa molto importante era la voglia di eseguire un film in Italia, e Torba ha tutti gli attributi per un film tutto italiano con un budget modesto e fattibile.
La terza e forse quella con la quale sono in conflitto ancora oggi, è la mia relazione con Fabio Matisse Corallini. Difficile da separare dal personaggio ancora inedito di Torba.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo è la storia. La storia di Torba, Zeno Torba.
Mi piace molto l'articolazione della parola Torba, gli da un carattere molto affine alla storia. No si sarebbe potuto chiamare diversamente, e poi a me i titoli corti mi piacciono. Hanno piu' impatto.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Valerio Massimo Manfredi.
Mi piace come scrive, anche lui è molto scenografico nelle sue descrizioni.
6. Ebook o cartaceo?
Assolutamente cartaceo.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non ho mai pensato di diventare uno scrittore, anche se alcuni dei miei più cari amici mi hanno spesso incoraggiato a farlo.
Uno in particolare disse: È uno scrittore e non lo sa.
Forse è proprio quella la frase che incapsula bene chi sono.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Torba nasce dalla mia immaginazione. Frutto di un periodo nel quale avevo bisogno di dimostrare a me stesso che volevo veramente fare un thriller a Roma.
Il mio primo film vero, volevo adempiere alla passione, tramandata da padre in figlio del cinema. Volevo fare un thriller con una storia intelligente, Assolutamente vera e possibile nei nostri giorni.
Gli ingredienti si realizzarono facilmente attraverso un mio caro amico artista, attore, scrittore, pittore, musicista, clown, il grande Fabio Matisse Corallini. Una sera, guardando Matisse vidi Zeno Torba mentre suonava un pezzo di Jazz con il suo sassofono ad un angolo di una strada della vecchia Roma. Proprio come Matisse stava facendo vicino a piazza Navona quella sera, mentre io ero lì, incantato, ascoltando quel pezzo di Jazz.
E proprio lì vidi la sofferenza, il sacrificio, e la forza di volere essere.
È tutto naturale. Fabio oltre ad essere un talentuoso sassofonista è soprattutto un ottimo attore e per me Zeno è, e sempre sarà lui.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Non ho mai pubblicato un libro. Questa è la mia prima esperienza, so comunque che Torba, così poi come altre sceneggiature che ho scritto hanno una loro vita, senza dubbio più lunga della mia, e attraverso questo lavoro che diventa un libro si assicurano una longevità meritata. L'opera non appartiene a me, appartiene a tutti.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Fu la mia compagna, il mio grande amore, l'unica donna che abbia mai amato con così tanta passione, da abbandonare la mia vita in Australia e spostarmi a Roma con lei ed i suoi figli. Erano i primissimi anni della nostra ormai perduta relazione ed era una mia grandissima fan. Probabilmente ad adeguata distanza ancora lo è.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che la popolazione di questo mondo è spinta sempre di più a facilitare.
Leggere richiede un certo allenamento, tempo e senza dubbio un libro particolare.
Ascoltare è far uso di uno dei due medium che nel cinema abbiamo.
Quindi, perché no...