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22 Set
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Intervista all'autore - Massimo Costa

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vivo e lavoro a Milano da sempre, anche se sono di origini piemontesi. La vena giornalistica mi appartiene e ha trovato modo di esprimersi anche nel lavoro di gestione di alcune associazioni di categoria, che svolgo ormai da tanti anni.
Ho scritto saggi sulla moda e sulla vendita, ma mi piacerebbe in futuro cimentarmi nel racconto e, con più tempo a disposizione, nel romanzo.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Mi piace scrivere di buon mattino, quando ho maggiori energie e fantasia.
Le idee migliori mi vengono camminando.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Amo molto Gianni Brera, giornalista e scrittore scomparso ormai quasi trent'anni or sono. La sua scrittura densa e ricca di neologismi mi ha sempre incantato.
Tra i romanzieri di oggi scelgo Gianrico Carofiglio per il filone giallo e Alessandro Baricco per tutto il resto.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Si tratta di un libro a cui pensavo da tempo, dal momento che le bocce sono il mio sport prediletto. Sentivo la necessità di rendere omaggio ad una pratica sportiva poco riconosciuta e valorizzata come meriterebbe.
La pausa agonistica, causata dalla pandemia, mi ha consentito di sviluppare i concetti che avevo in animo di trasformare in un libro, il quale vorrebbe essere, soprattutto, un utile strumento divulgativo.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto lavorativo, che mi ha permesso di confrontarmi con imprenditori e professionisti, ha favorito la mia crescita culturale in senso generale.
La vena letteraria è anche frutto del mio amore per la lettura, a cui dedico buona parte del mio tempo libero.
Ho studiato giurisprudenza, quindi mi sono formato su testi giuridici, ma ho sempre amato la lettura di saggi e romanzi.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Nel mio caso finora è stato il modo migliore di raccontare ciò che vedo e conosco, di condividere ciò che penso e di divulgare ciò che apprendo.
Credo, tuttavia, che scrivere sia anche una stupenda evasione dalla realtà, la capacità di inventare trame ed intrecci di vita che possano stupire e coinvolgere il lettore. La dimensione fantastica della scrittura l'ho scoperta e apprezzata negli autori che frequento, ma devo ancora provare a esercitare la mia scrittura in questo versante non strettamente realistico.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Credo che in quello che scriviamo ci sia molto di noi, dunque anche in quello che io scrivo, e nel come lo scrivo, penso che ci sia una rappresentazione del mio essere.
La creatività non si esprime solo nei contenuti ma anche nello stile di scrittura, a volte un tema apparentemente banale può essere raccontato in un articolo o in un libro in maniera sublime.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Direi che il mondo delle bocce, con la sua varia umanità e il culto dell'amicizia che lo contraddistingue, mi ha dato lo slancio per scrivere e raccontare.
Anche gli articoli di Gianni Brera sul calcio mi hanno indotto a scrivere di bocce, cercando di utilizzare un linguaggio tecnico che rappresentasse degnamente questo sport.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ho fatto leggere il volume alla mia compagna e ad alcuni amici, i quali mi hanno incoraggiato a pubblicarlo.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Direi che l'ebook si è dimostrato in grado di porsi come alternativa valida alla scrittura tradizionale, che però rimane la via maestra, a mio modesto avviso.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non ne sono un utilizzatore, ma ritengo che anche l'audiolibro possa rappresentare un'interessante modalità di fruizione dell'opera letteraria.
 
 
 
 

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Mercoledì, 22 Settembre 2021 | di @BookSprint Edizioni

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