1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vengo da studi classici culminati con la laurea in Lettere Moderne, che mi ha permesso l’insegnamento negli istituti superiori. Ma all’insegnamento ho sempre affiancato la ricerca storica tesa a indagare il processo di formazione della cultura materiale della Sardegna. La scrittura è perciò un’abitudine di vecchia data. Per le “ricostruzioni” delle storie materiali ho dovuto consultare documenti d’archivio e tra essi ho trovato molte vicende interessanti. La passione per la scrittura della storia sarda in forma romanzata è nata da una decina d’anni ed ha avuto origine nel desiderio di rendere più facile per il lettore l’approccio a fatti importanti del passato.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c’è un momento privilegiato: se il tema è urgente “divora” tutta la giornata.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Più d’uno: Magda Szabdò, Maria Bellonci, Carlo Emilio Gadda...
4. Perché è nata la sua opera?
Sostanzialmente per il desiderio di riabilitare Francisca Zatrillas, la protagonista del romanzo la cui vita drammatica è raccontata nel romanzo sotto forma di memoriale: fu una nobildonna sarda vissuta nel Seicento già vittima della politica del suo tempo e vittima poi del pregiudizio nei tempi successivi. Lei viva dovette subire le conseguenze delle accuse di adulterio che la Spagna addossò a lei e al secondo marito per poterla definire assassina del primo marito e del vicerè spagnolo, che gli Spagnoli pretendevano ucciso per coprire il primo assassinio. Come se non fossero bastate quelle accuse infamanti che la Spagna ritratterà in parte dopo un secolo, in epoca contemporanea l’ipotesi sbagliata del primo storico che si è occupato della sua vicenda sui presunti facili costumi prematrimoniali ha finito per darle un’etichetta che ha travisato il racconto di un’esistenza che fu in realtà di imposizioni e soprusi. Lo storico le attribuiva una figlia nata prima delle nozze con lo zio, che in realtà era figlia dello zio ma con altra donna. Se si pensa che proprio per evitare rapporti tra i due il consiglio di Aragona aveva deciso che lei rimanesse sotto sorveglianza del viceré di Sardegna si può capire quanto poco avessero contato la volontà della donna e tanto meno la passione per le nozze con lo zio che furono in ogni caso decise dal re di Spagna. La travagliata vicenda personale si svolse in un quadro politico locale quanto mai conflittuale, con i nobili sardi contro la monarchia spagnola dominatrice e repressiva e anche quello, il moto rivendicativo dei sardi, è stato un altro aspetto che ho voluto indagare per renderlo in dettaglio nel suo aspetto di rivendicazione autonomistica.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto, ma soprattutto a contare è stato l’ambiente familiare che ha indirizzato verso i libri le mie prime curiosità.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È un modo per raccontare la realtà perché la storia umana è un unico grande racconto che, da quando esistono le società organizzate, incontra sempre gli stessi problemi. Parlare della violenza di ieri è alludere a quella di oggi e sollecitare l’attenzione generale sui pericoli ricorrenti per la democrazia non è mai cosa vana.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
La narrazione è sicuramente dalla parte dei sardi, di solidarietà per le sfortunate rivendicazioni di autogoverno. Ma anche dalla parte delle donne, specie nella descrizione della ribellione alle imposizioni parentali, documentate dalle lettere originali di Francisca Zatrillas rimaste in Spagna. Diciamo che c’è la mia simpatia per ideali libertari e di ribellione alle ingiustizie.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Tutte le persone che mi stanno vicino e che da sempre mi esortano a scrivere.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Come per tutti gli altri, al compagno della mia vita.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
È sicuramente un’altra via alla lettura per cui ben venga: mi sembra che rappresenti per i giovani di oggi quello che furono i libri a “mille lire” per la mia generazione.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
I testi raccontati sono un passo in più verso la sceneggiatura per cui oltre che comodi possono essere anche utili.