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06 Set
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Intervista all'autore - Alessia Di Stefano Rossi

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono di Roma. Non penso di aver mai deciso di diventare scrittrice. L’ho detto la prima volta con il mio libro di poesie e lo ribadisco ancora oggi. Trovo sia più una forma dell’essere.
Mi ci sono ritrovata dentro, complice la mia storia, il mio bagaglio personale ed il mio sentimento per le parole.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c’è un momento specifico per dedicarmici.
Quando sento il “getto” prendo carta e penna per degli appunti e poi riporto al computer successivamente.
É tutta questione di sensazioni.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Un giovane poeta romano, dei nostri tempi, il suo nome d’arte è Andrew Faber.
Un ragazzo che trasuda amore per la poesia e la scrittura, semplice ma complesso nello stesso tempo.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Quest’opera nasce con un compito assai delineato: è contenuto della mia tesi triennale in scienze politiche.
Rappresenta la volontà di fare un lavoro specifico, preciso e allo stesso tempo accurato, senza tralasciare la mia passione per la Francia, che nasce al liceo linguistico, il fascino che contengono per me la sua lingua e la sua storia.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Fondamentale. Senza quel background quest’opera non esisterebbe oggi.
L’università ne è stata motore e fondamento.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe, a seconda di ciò che si scrive. Può rappresentare un’evasione come una fedele trasposizione della realtà, come le altre arti.
Fortunatamente, la scrittura è talmente ampia e senza argini che permette questo e molto altro.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Riferendosi ad eventi storici e istituzionali, nel contenuto non c’è nulla che mi rappresenta.
Nel modo di scrivere tutto ciò e di mettere insieme i pezzi, ci sono io.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì. Una donna che mi ha aiutato molte volte a comprendermi nel mio essere più intimo e il mio relatore di tesi, il prof. Mario Ciampi che mi ha consigliato più nello specifico, per una mia idea che era solo generale e mi ha accompagnato nel primo passo.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Al professore sopracitato e ad altri docenti che ammiro.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Potrebbe diventarlo.
Ma penso che l’importante sia scrivere, se poi la lettura avviene dal cartaceo oppure dal digitale, secondo me, poco conta.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È un’ottima soluzione per chi è impegnato in lavori manuali e non ha tempo di leggere, per chi ha problemi di vista e per chi non vuole rinunciare a un libro, quando si trova fuori casa o svolge attività fisica.
Personalmente, li apprezzo molto.
 
 
 
 

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