1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nato a Napoli, all'età di un anno sono diventato salernitano per il trasferimento della famiglia in questa città. Studi Classici e poi Laurea in Giurisprudenza. Libera Professione per alcuni anni e poi lavoro alle dipendenze de La Fondiaria Assicurazioni nel campo ispettivo della Liquidazione Danni. Andato in pensione, ho continuato a lavorare nell'ambito della Compagnia come consulente ed assicuratore fino all'età di 75 anni. Da 56 anni ho moglie, alla quale si sono aggiunte negli anni tre figlie e cinque nipoti. Per motivi economici ho sempre lavorato sin dall'età di 15 anni e per una passione ho sempre letto sin da quando avevo 10 anni. È da due anni che ho abbandonato completamente la lettura e che mi sono dedicato in pieno alla scrittura. Sinora ho scritto due libri di mie memorie e, spinto dall'esigenza che avverto di esprimere tutto quanto ho nella mente e nell'animo, otto libri di argomento vario.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Da quando ho smesso di lavorare mi sono dedicato alla famiglia, per cui la mia attività di scrittore è limitata mediamente a sette ore al giorno. Non seguo un programma fisso per questa attività, tranne un'ora ad inizio di giornata e due ore alla fine.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Umberto Eco e Mo Yan.
4. Perché è nata la sua opera?
Questo è il primo libro che io ho scritto e, come per tutti i successivi, non è stato preceduto da alcun progetto o idea. Quando decisi di abbandonare la lettura, iniziai a scrivere quanto reperivo nella memoria sulla vita trascorsa. Scritte le mie memorie in due libri, con i quali mi sono fermato ai 23 anni, iniziai a realizzare un libro con l'intenzione di scrivere esclusivamente per me, così come era successo per i ricordi. E questo comportamento l'ho avuto per tutti gli altri libri che sono seguiti.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale nel quale ho vissuto e nel quale tuttora vivo certamente non ha molto della cultura. Direi che la mia formazione letteraria non viene neanche dagli studi e che in essa hanno influito i vari libri che ho letto nella mia vita, opere classiche, antiche e contemporanee.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo che in genere si scrive non per esigenze di evasione, ma per raccontare la realtà. Il punto è che lo scrittore scrive per essere letto e di conseguenza è portato ad adoperare un linguaggio diverso da quello che si adopera quando il racconto è verbale. Io scrivo non per evadere dalla realtà e non per raccontare. Scrivo perché avverto l'esigenza di farlo così come avvertivo l'esigenza di leggere, quasi come a voler fare uscire fuori ciò che ho dentro di me una volta che ho smesso di fare entrare ciò che viene da fuori attraverso la lettura. Che questo è vero lo si evince dal linguaggio che adopero nel libro: io scrivo così come parlo.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Credo che in ciò che ho scritto ci sia non molto ma moltissimo di me, anche se i personaggi e gli avvenimenti non sono mai esistiti nella mia realtà di vita.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nessuno e nessun avvenimento.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Lo hanno voluto leggere le mie nipoti (quattro ragazze tra i 18 e i 24 anni), che sin dal primo momento hanno insistito perché lo pubblicassi.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'Ebook certamente è una strada vincente per indurre a leggere, soprattutto per il basso costo del libro ed anche perché dà la possibilità di leggere molti libri gratis. Credo, però, che non arriverà mai ad eliminare il cartaceo perché non può mai dare la stessa soddisfazione al lettore.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È un sistema fantastico per conoscere il contenuto di un libro nei casi in cui non si ha alcuna altra possibilità. È validissimo se si vuole leggere un libro insieme ad altri contemporaneamente, se si vuole trasmettere le varie sensazioni che il libro fa provare man mano che le suscita e se si vuole subito scambiare con altri il parere che spontaneamente può sorgere. Dico anche che dovrebbe togliere poco alla possibilità di concentrarsi, sempre, però, che l'interesse a conoscere il libro sia vivo e che l'audio sia adatto sotto ogni aspetto. Comunque, ritengo che non potrà mai prevalere sulla lettura diretta. Teniamo presente che le dualità sono queste: scrivere/leggere e parlare/ascoltare.