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14 Lug
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Intervista all'autore - Petula

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Mi è sempre piaciuto scrivere, anche se a scuola, a dire il vero, i miei temi non erano quel che si dice, dei capolavori.

Scrivere è riuscire ad esternare le mie emozioni, a volte mi blocco su una frase poi parto come un treno.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Potrei dire, o per carità tutta fantasia, ma che senso avrebbe, quindi diciamo un buon 60%.


 

3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Era da parecchi anni che mi frullava in testa l'idea di scrivere qualcosa, ma sinceramente mi domandavo a chi potesse interessare la mia vita, il mio quotidiano, poi un giorno ho cominciato, e ora è uno dei miei sogni, che vedo avverarsi.


 

4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
All'inizio il titolo era diverso, come penso accada quasi a tutti, poi mano a mano che i libro prendeva forma, ho scelto l'attuale titolo, quindi piuttosto semplice.


 

5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Un'isola deserta, classica visione un'amaca, i suoni della natura e con me “I pilastri della terra” di Ken Follet.

Mi ha affascinato e molte volte mi sono addormentata con gli occhiali e il libro sul naso, un libro che ha il suo peso in ogni senso, sono circa 500 pagine.

 

6. Ebook o cartaceo?
Senza ombra di dubbio cartaceo, il libro devo toccarlo, sentire il suo odore.


 

7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Adesso non esageriamo, ho scritto un libro per mio piacere personale e certamente spero che piaccia anche ad altri.


 

8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea, come ho detto precedentemente, era nella mia testa da tempo, ma si è rafforzata ed è divenuta realtà, quando ho iniziato il secondo tempo della mia vita.

Cosa mi ha dato la spinta?
Forse la fine di questa passione che mi aveva preso l'anima. A dire il vero, non ho mai pensato al perché l'ho scritto.

 

9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Vedere il proprio lavoro prendere forma è emozionante, toccarlo con mano, è una cosa indescrivibile, è una tua creatura.


 

10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La mia collega, 16 anni di lavoro insieme, una persona che non esterna i propri sentimenti, che può apparire dura, ma che se impari a conoscerla, non puoi non volerle bene.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Accoccolata sul divano, con una voce, maschile ovviamente, che ti fa entrare nel libro, sì sono abbastanza favorevole.


 

 

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