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BookSprint Edizioni Blog

25 Giu
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Intervista all'autore - Beppe Crespolini

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato nell'ormai lontano 1947 in un piccolo paese della pianura bergamasca e lì sono cresciuto fino al giorno in cui decisi di entrare nel seminario diocesano di Bergamo. La religione, quand'ero piccolo, era il perno su cui ruotava la vita della comunità ed essendo chierichetto, subii l'influsso delle cerimonie fastose di alcune ricorrenze della liturgia cattolica al punto tale da decidere di diventare il conduttore di quelle imponenti scenografie, il prete. Nel piccolo borgo natio, la vita era semplice. La maggior parte dei residenti era dedita all'agricoltura ed una minoranza di padri di famiglia lavorava nelle acciaierie della Dalmine o della Falk. Uno zio barbiere e sarto ed i suoi fratelli erano cacciatori e mi piacque un sacco il loro invito ad accompagnarli nel piccolo capanno dal quale sparavano agli uccelli. Era una vita semplice. Non c'era molto di tutto e questo aiutò la mia generazione ad inventarsi i giochi, le favole e a sviluppare una fantasia creativa che ancora oggi ritrovo nei pochi compagni di scuola di quei tempi, ormai quasi tutti passati a miglior vita.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Può sembrare assurdo il suggerimento che sto per dare, ma credetemi, è l'unico libretto nel quale si trova tutto quanto può accadere e ispirare la vita di una persona: il vangelo. Ci sono messaggi importanti, c'è la storia di quei tempi, ci sono gli usi ed i costumi di quell'epoca e le descrizioni dei luoghi percorsi da quel giovane ce li fanno immaginare e vivere nella memoria con una plasticità che li ricostruisce nelle loro forme. La tragedia finale, poi, aiuta a comprendere come si muovono le masse sotto l'input di categorie capaci di condizionare le masse. Non è necessario creder che l'interprete sia figlio di Dio, ma certamente, la figura che emerge da quei racconti episodici è quella di un gigante di onestà, di coerenza e di bontà, caratteristiche difficili da ritrovare tutte insieme in una persona che puà diventare un modello di vita.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Penso rappresenti un passo verso la povertà ed un incentivo alla progressiva incapacità delle giovani generazioni di descrivere di proprio pugno emozioni, gioie, dolori e progetti. Il sapore della carta, il suo profumo, il fruscio delle pagine quando le volti sono sensazioni che appartengono al fascino di un libro stampato su carta. Ed ogni volta che in uno scaffale lo si rivede, ritorna alla mente quello che della sua lettura è rimasto impresso. Per questo motivo non mi sono mai avvicinato allo eBook.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La scrittura non è stata un colpo di fulmine, ma piuttosto, come voi dite, un amore a lungo ponderato. Avendo lavorato per molti anni come manager responsabile di progetti in terre lontane, l'abitudine di annotare pensieri, sensazioni, luoghi nuovi visitati e impressioni delle centinaia di persone incontrate era il mio hobby serale, in casa o in albergo. Non era solo questione di ammazzare il tempo ma era soprattutto il desiderio di non sprecare l'importanza di quegli incontri, di quelle culture, di quelle parole ascoltate e non solo sentite.
Ora che il tempo a disposizione me lo ha permesso, non essendo più attivo se non parzialmente, ho cercato di descrivere in un corpo organico un mix tra la mia vita e quello che avrei desiderato che essa fosse, utilizzando un po' di quel dépaysement necessario a non far identificare persone e luoghi ricordati nel testo.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Ciò che mi ha spinto a dare corpo organico a questo libro è il conflitto ancora presente in me relativo al concetto di un Dio e agli attributi di quell'essere superiore al quale la tradizione riconosce tutto il bene, relegando tutto il male nella figura di Satana. Sono arrivato alla conclusione critica che Dio non è altro che la proiezione di quell'essere onnipotente che Nietzsche identifica nel super-uomo. L'altra finalità che mi sono proposto in questa stesura è di definire l'amore attraverso la descrizione del modo nel quale lo avrei voluto vivere, vale a dire, la storia di un desiderio solo parzialmente realizzato.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Essere maestri di vita è compito arduo. Quindi nessun insegnamento particolare se non quello di vivere facendo scelte coerenti con quanto pulsa all'interno del cuore, senza dimenticare che la mente, spesso, aiuta a frenare gli eccessi derivanti dalla minor razionalità delle scelte puramente emotive.
La dedizione e la continuità nel perseguire la strada che porterà al traguardo desiderato sono un'altra costante che, nonostante le difficoltà imposte dalla società attuale, faranno della vita un passaggio sereno e felice. Questo non significa che tutto andrà liscio, ma la caparbietà nel perseguire l'obiettivo al quale si vuol giungere non deve essere influenzata dagli incidenti di percorso, per quanto pesanti possano essere da sopportare.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Da piccolo, intendo dire nelle elementari, scrivevo bene, a detta della maestra. Ricordo che in prima liceo, l'insegnante di  Italiano definì il mio tema riguardante un episodio dell'Eneide, una perfetta scenografia, molto descrittiva e con il giusto "pathos". Anche non volendo peccare di presunzione, quindi, ho sempre avuto coscienza di essere "una buona penna" come un notissimo scrittore toscano ebbe modo di dire dopo aver letto la presentazione del libro di un conoscente del quale egli stesso aveva curato la prefazione. Ora che il tempo è meno ricco di impegni, ho deciso di scrivere. Ed il primo passo è stato il ricordo di un evento che in tempi ormai lontani, ha segnato il percorso della mia vita.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Certamente sì. Il raggiungimento della Laurea e la nascita di mia figlia che nello scritto ho rivissuto con commozione.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Accidenti, sì. talora mi sembrava una perdita di tempo. E poi, pensavo: "A chi vuoi che possano interessare le vicende che tu narri? Sono cose tue, è la tua vita. Pensi che qualcuno possa essere attratto o interessato a come tu hai speso il tempo?". Questi pensieri hanno fatto sì che impiegassi più di un anno a metter sulla carta il mio "cambio di rotta".
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Confesso di aver letto tanto, di tutto un po'. Ma la mia propensione alla filosofia mi ha portato a legger soprattutto i testi di filosofi. In particolare ho approfondito 
le tesi di Heidegger, Kant, Nietzsche, raffrontando le loro tesi con la filosofia tomistica o agostiniana. Non disdegno, comunque, la poesia e sono particolarmente cultore di Alda Merini, dei testi poetici di Leo Ferre e delle opere di Sartre, di Camus, di Hemingway, del quale ho letto praticamente tutto.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che sia la vittoria della pigrizia e una delle scorciatoie verso il nuovo analfabetismo che non è difficile incontrare soprattutto nei social.
Diversa cosa è se a questo strumento fanno ricorso persone afflitte da handicap per i quali l'audiolibro è una necessità. Personalmente non ne faccio assolutamente uso.
 
 
 
 

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Martedì, 13 Luglio 2021 | di @BookSprint Edizioni

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