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11 Mag
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Intervista all'autore - Lidio Falcone

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
A San Benedetto dei Marsi dove ho anche frequentato le Elementari, poi le Medie a Firenze, lo Scientifico ad Avezzano e Ingegneria a Roma (La Sapienza).
Dopo aver finito l'ANIJ (Accademia Nazionale Italiana Judo), sono tornato e abito tuttora ad Avezzano.
Insieme ad altri appassionati ho aperto il "Dojo" "Judo Winner Team" per la pratica del Judo e di altre Arti Marziali (Karate, Ju Jitsu, Aikido).
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Non è semplice, troppe le implicazioni e, a volte, le complicazioni, per cui mi astengo.
Invece, sempre con le dovute cautele, mi sento di consigliare un film:
L'Ultimo Samurai di Edward Zwick con Ken Watanabe e Tom Cruise.
Una descrizione occidentale del Giappone di fine '800, periodo in cui nascono i due Fondatori del Judo (Jigoro Kano) e dell'Aikido (Morihei Ueshiba).
Potrebbe aiutare a capire i valori che hanno informato l'opera di questi due Grandissimi.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Personalmente ho bisogno di avere il libro fra le mani, girare le pagine, sentirne l’odore, anche se, in qualche occasione (per esempio in viaggio) capisco che l’eBook sia più comodo.
Inoltre i libri che amo li voglio con me, sempre, fisicamente
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Non pretendo di essere uno scrittore, né lo diventerò dopo la pubblicazione di questo libro che sto scrivendo dal 2008.
Diciamo un colpo di fulmine lungo 13 anni.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
La curiosità mi ha spinto sempre a studiare, a approfondire.
Poi per abitudine ho sempre preso appunti sia sulle sensazioni dei dopo-gara, sia sulle impressioni di lezioni o allenamenti importanti.
Anche per allenare ho scritto i programmi in modo abbastanza dettagliato.
Spinto anche dai miei collaboratori ho cercato di raccogliere e sintetizzare il tutto.
Confesso però che la spinta più grande è (da Judoka) quella del confrontarsi, del mettersi in gioco.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Soprattutto ai giovani: cercare sempre le motivazioni per migliorarsi e il coraggio di percorrere strade diverse.
Nel nostro campo specificamente, non accontentarsi mai e non fermarsi al ”fanno tutti così”.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Mai pensato di scrivere, anche perché, per me è più importante il fare.
Scrivere per fare meglio è stata una necessità.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Una volta, a margine di uno stage, ho chiesto a un conosciutissimo Maestro (cui avevo dato i miei appunti da leggere) se aveva mai pensato di scrivere un libro.
Mi ha detto: je préfère lire.
Ho risposto: mais pour lire il y à besoin de quelqu’un qui ecrit (Traduzione: ma per poter leggere ci vuole qualche “fesso” come me che avesse l’impudenza di scrivere).
Si è fatto una gran risata.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
La cosa che mi ha più preoccupato e che mi ha fatto pensare, a volte di non portare a termine il lavoro è di non scivolare nell’ovvietà o ancora peggio nella banalità, molto diffuse nella comunicazione che subiamo tutti i giorni.
Di vuoti parolai ne abbiamo a iosa.
Spero di essere riuscito a evitarle
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Del passato recente Gabriel Garcia Marquez.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che in alcuni casi sia molto utile, in altri addirittura insostituibile.
Per il mio, con 25 ideogrammi, 15 illustrazioni e oltre 180 fotografie, assolutamente inutile.
 
 
 
 
 

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Martedì, 11 Maggio 2021 | di @BookSprint Edizioni

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