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12 Mag
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Intervista all'autore - Olimpia Tedeschi

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
La scrittura è per me "un bisogno dell'anima"; mi piace definirla analogicamente come "il respiro interiore" dell'uomo, in quanto nasce dall'abbondanza di emozioni vissute e provate che desiderano fuoriuscire, in un processo, quasi inconsapevole di comunicazione che diventa al contempo introspezione maieutica e appropriazione identitaria.
Chi scrive si emoziona ogni volta che lo fa; avverte un senso di libertà, vola con la fantasia, sonda l'insondabile, scava in se stesso e nelle vite degli altri creando corrispondenze spirituali e sensoriali; poi il suo viaggio meraviglioso si traduce in nuove consapevolezze e nuove ripartenze.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ogni libro nasce sempre da input forniti dalla vita vissuta, ma diventa anche racconto della vita e delle emozioni di chi si incontra. È ricerca e proiezione di se stessi e degli altri, in una mistura di passato, presente e futuro. Per questo ogni libro diventa poi qualcosa di atemporale e fluido che acquista ogni volta forma e significato, incarnandosi nella percezione del lettore. In ogni libro vive il suo autore, ma vivono tutte le persone che lo hanno ispirato e i sentimenti dei lettori che lo leggono.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Mi sono trovata a scrivere questo testo nel lungo periodo di lock down, in cui all'interno di una situazione completamente nuova, inattesa e complessa che ha segnato la vita di tutti a livello planetario, la scuola si è trovata a dover gestire, di colpo, le paure, le attese e le urgenze educative di una nuova generazione e delle loro famiglie, assolutamente sconcertate dagli eventi, che hanno messo in luce la fragilità dell'essere umano e di tutto il sistema economico, politico e sanitario che fino a quel momento aveva orientato il vissuto di tutti. Reinventandosi continuamente ed adeguandosi poliedricamente alle esigenze dei tempi, la scuola ha fatto la sua parte ed è stata chiamata a diventare nell'incertezza dilagante, un punto di riferimento e d'appoggio per bambini, adolescenti, giovani e famiglie. Per me scrivere di questo ha significato voler invitare la società contemporanea a comprendere l'importanza della scuola e a restituirle la dignità che le spetta.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo è nato spontaneamente. Si è fatto da solo, per così dire, mano a mano che il racconto veniva fuori e si completava. È un chiaro riferimento all'ordinarietà della vita di chi lavora nel mondo della scuola, un'ordinarietà che diventa straordinaria per la natura stessa di "un agito" tra persone, esseri umani unici ed irripetibili, quanto assolutamente preziosi.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Tre sono i miei libri preferiti, quelli dei quali non potrei farne a meno e che leggerei sempre, continuamente, senza annoiarmi mai, perché credo che siano degli scrigni che conservano e preservano dal logorio del tempo, tesori sapienziali inenarrabili: la Bibbia, la Divina Commedia e i Promessi Sposi. Ma amo molto anche l'opera di Ludovico Ariosto e di Italo Calvino.
 
6. Ebook o cartaceo?
Tutti e due. Per mia formazione e deformazione professionale, da ex docente di Lettere, leggo principalmente il cartaceo, affascinata dall'odore magico della carta, dalla fisicità della sua consistenza sotto le dita. Mi rendo conto, al contempo però, che l'Ebook è più duttile, raggiunge tutti, non ha peso e pertanto può accompagnarci ovunque, grazie ai nuovi dispositivi tecnologici.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Essere scrittori è un'esigenza che nasce da dentro e si traduce in un imperativo dell'anima, per cui posso dire che scrivo da una vita, da quando ho impugnato per la prima volta una penna ed ho incontrato il primo foglio bianco, in cui ho intravisto orizzonti infiniti da sondare.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'aneddoto a cui potrei riferirmi è quello che racconto nelle prime pagine del libro. L'incontro "profetico" con quella donna e i suoi tre figli, al mercato della frutta, d'estate. Quel ricordo l'ho portato dentro negli anni ed in qualche modo mi ha ispirato nell'attività di dirigente e quindi nella stesura di questo libro.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Molti scrittori e artisti in genere, parlando della loro produzione artistica, piccola o grande che sia, hanno usato, a ragione, il termine "creatura" e parlato analogicamente di "parto", in riferimento al processo di ideazione e realizzazione. Credo che per quanto questo dire risulti forse scontato, non trovo espressioni migliori e più autentiche.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La mia amica, la giornalista Francesca Mari, autrice della prefazione. Lei si interessa da sempre del mondo della scuola e quindi mi ha fatto piacere interpellarla.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Mi piace. La trovo molto interessante. Mi evoca l'antica abitudine del raccontare oralmente le storie. Il mito è nato così. L'oralità ha preceduto la scrittura ed ancora la precede. Pensiamo alla voce della mamma, del papà o dei nonni che leggono le fiabe ai bambini... Quanto amore una voce sa trasmettere e quanti colori sono contenuti nelle diverse sfumature di tono. Inoltre l'audiolibro, favorisce, a mio avviso, l'ascolto del cuore e quindi emoziona.
 
 
 
 
 

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