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BookSprint Edizioni Blog

16 Apr
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Intervista all'autore - Roberto Zaoner

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Palermo l'08/03/1951 e ad appena 40 giorni (così mi diceva mia madre) la mia famiglia medio-borghese si trasferì a Mondello (borgata marinara alle porte della città, ove sono nato). A nove anni, ritornammo a Palermo e io iniziai gli studi c/o una scuola di media inferiore. Poi, mi iscrissi alla media superiore, ove mi diplomai all'Istituto Tecnico Statale per il Turismo. Mi iscrissi dunque all'Università degli Studi di Palermo (facoltà di Giurisprudenza).


Vinsi, dunque, un concorso in una Amministrazione Pubblica. La mia prima destinazione fu Messina. Avevo lasciato amici e parenti a Palermo e il mio pensiero fisso era quello di essere trasferito nella mia città natia; trasferimento che ottenni con ben cinque anni di permanenza a Messina. Sono andato in pensione a 65 anni di età e 42 anni e mezzo d'anzianità. Fin dall'inizio del mio periodo di pensionamento riscoprii la mia passione e dedizione alla scrittura, che avevo già da giovanissimo. Dedico molto del mio tempo ad essa, oltre alla lettura di ciò che m'interessa. Io non mi definisco uno scrittore, ma piuttosto un novelliere, aforista, saggista d'arte, cinematografico e storico, oltre che un poeta. I giudizi sulla mia arte di scrittura non mi appartengono. Piuttosto, è la gente che mi deve giudicare e spesso sono onorato dei bei giudizi che i miei lettori mi lanciano. Desidero tanto che la gente legga i miei scritti, per conoscermi e per incunearsi nel mondo di ciò che scrivo, per viverlo, per assaporarlo nei suoi drammi, nelle sue angosce, ma anche nelle gioie che sa dare. Sentimenti contrastanti, ma sempre presenti nei vari miei racconti e poesie.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La notte. Trovo pace e serenità per poter leggere e scrivere nella pace più assoluta, senza i frastuoni del giorno appena finito. La notte la ritengo magica e ho la sensazione che le mie Muse Calliope ed Erato mi stiano vicine per ispirarmi a scrivere dei bei versi di poesie che completo con amore. Ne sbozzo i pensieri e li completo con frasi che mi arrivano al cuore e se ne nutre il mio immaginifico animo, quando è ben disposto a riceverli. Viaggio nell'etere e raccolgo i frutti di ciò che ritengo adatto e interessante per formarne una bella poesia. Calliope ed Erato: le mie Muse ispiratrici che m'infondono ardore e passione per creare delle belle opere, immodestamente parlando. Così le giudicano i miei lettori.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Me medesimo. So che potrei apparire narcisista ed egocentrico, ma sono fatto così e non lo nascondo. Non sono un tipo che va per il sottile. A costo di essere giudicato male, e antipatico e presuntuoso. Ma sono sempre sincero e dico sempre come la penso. Ma la mia sincerità, spesso, dà fastidio e tanta gente, che non mi capisce e mi giudica male. L'ipocrisia non fa parte del mio mondo interpersonale. Ad essere spontaneo e sincero però ne ho colto antipatie e ostilità. Ma io sono fatto così. A mio modo e a volte, se mi sento predisposto, so anche risultare simpatico. Devo avere però di fronte gente che mi guarda e che mi sorrida benevolmente e sinceramente. Se riesco a vedere in loro empatia nei miei confronti, so dare molto, veramente molto.
 
4. Perché è nata la sua opera?
La mia non è un'opera, ma tante piccole opere. Io non scrivo romanzi di trecento pagine, ma ritengo essere capace di scrivere dei piccoli racconti, che però lasciano il segno. Questo non lo dico io, ma sono i miei lettori che si sentono coinvolti emotivamente da ciò che scrivo e che si emozionano spesso o si commuovono. I miei scritti, infatti, sono troppo spesso drammatici. È il mio animo che mi suggerisce di dare un'impronta non propriamente felice a quello che scrivo.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto. Ogni poeta e scrittore scrivono anche in base ai propri vissuti ed esperienze dirette che hanno raccolto nel corso degli anni. Nasciamo con una personalità unica, incondizionata. In seguito, gli avvenimenti ci influenzano. Si scrive però anche per ispirazione che non deriva dallo stato d'animo del momento ma per un ritorno di memoria, magari in situazioni gioiose vissute nel passato che riaffiorano nella mente quando non te l'aspetti. E' la gioia per aver conquistato un amore che volevi a tutti i costi o che era perduto, ma sempre presente negli antri delle tue memorie e che ti vestivano di passioni irrinunciabili. Si può anche declamare la bellezza della natura, che non è mai enfatizzazione. E' la gioia di stare insieme, di abbracciare le persone che ti stanno a cuore, il contatto con le persone che stimi davvero, il parlare con gente interessante e che non trascende mai nella volgarità o nel banale. Non si può sempre scrivere di eventi tristi e che lasciano il magone nell'anima. La vita stessa ha aspetti drammatici, ma anche lieti. E' anche e soprattutto la predisposizione del proprio animo che ti porta a scrivere di conseguenza. La vita ha molteplici aspetti. E' il nostro animo che ne coglie quelli positivi o negativi che siano. La realtà è quella. Siamo noi che la interpretiamo in modo predisponente alla serenità o gioia o indisponente, perché insofferente alla rabbia, alla delusione, o peggio all'angoscia o ancor più al dramma.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Tutte e due la cose.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Poco. I miei personaggi non mi rispecchiano affatto. I personaggi me li invento. Forse, ma non ne sono sicuro, descrivono il mio modo di essere e di pensare. Forse è il mio subconscio. Dovrei interpellare un psicologo che mi schiarisca le idee.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No. Non sono facilmente influenzabile, ancor più nel mio modo di scrivere e in ciò che io scrivo. In questo, è la mia fantasia che gioca un ruolo fondamentale. La fantasia alla base di tutto, ma dipende anche dalle esperienze vissute nell'arco della mia vita.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia cugina e a mia zia. Mi ammirano molto e gli ho dedicato e regalato i miei libri, con dedica. Adesso, pare interessata al mio stile di scrittura e ai contenuti di ciò che scrivo, anche mia figlia, che vorrà tenersi per sé l'ultimo libro che è stato pubblicato. Ne sono fiero. La scrittura costituisce veramente una parte importante della mia vita. E quello che scrivo devo portarlo a conoscenza della gente. Coinvolgerla emotivamente è una mia ambizione.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Questo non lo so. Ma tutto fa pensare che sia così e sarebbe veramente tutto più artificiale, qualcosa che non ha nulla a che fare col contatto, con la bellezza di sfogliare un bel libro. In una parola: di assaporarlo anche solamente guardandolo e avvertirne il profumo delle pagine. Toccarlo e accarezzarlo, in specie se corredato da illustrazioni che ne ornano il testo e quasi lo competano in tutta la sua bellezza, è una bella sensazione.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una cosa utile. Ma il libro fisico è tutt'altro. Ha un suo odore particolare. Io odoro sempre le pagine di un nuovo libro. Lo sento così palpitare, come se nascesse a nuova vita e fosse onorato di essere considerato e quindi letto.
 
 
 
 
 

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Venerdì, 16 Aprile 2021 | di @BookSprint Edizioni

2 COMMENTI

  • Link al commento Adriana inviato da Adriana

    Bellissima intervista e Roberto,come sempre chiaro e diretto. ...Ogni altro commento è superfluo, a mio avviso....Complimenti Roberto...

    Sabato, 17 Aprile 2021 21:07
  • Link al commento Adriana inviato da Adriana

    Una bellissima intervista,con un Roberto come sempre
    molto diretto e schietto......

    Sabato, 17 Aprile 2021 16:47

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