1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Sono un corrispondente giornalistico e posso dirvi che mi piace davvero tanto scrivere. Ogni giorno c’è una risposta diversa a questa domanda, ma il bello, forse, è proprio questo. La scrittura per me è innanzitutto passione, divertimento, liberazione...E' quel moto che accende la voglia di fare, di mettersi in gioco, di impiegare il proprio tempo. Scrivere per me significa arricchirmi di nuove consapevolezze, di affinare la mia creatività(dentro ciascuno di noi vive una creatività immensa) e di guardare e raccontare il mondo attraverso angolazioni e punti di vista sempre diversi.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo mio saggio c'è molto di me. Ci sono i miei faticosi e coinvolgenti studi universitari, incentrati sui temi della diversità, dell'interculturalità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Ma ci sono poi anche i miei valori, i miei principi e i miei ideali con i quali sono cresciuto. Ho imparato fin da piccolo a non chiudere mai gli occhi, a non restare mai indifferente dinanzi alle problematiche che affliggevano il mondo. Quindi posso confermare che il mio, è un libro che mi rappresenta pienamente.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
In questa mia opera, che ripeto nasce da una tesi di studio e di ricerca di carattere sociologico, antropologico e in parte anche storico, ho voluto inseguire soprattutto quella credibilità e quella autenticità che il lettore vuole o che vorrebbe incontrare. Cercare la credibilità e l’autenticità significa per me ricercare la verità. Il tema che ho affrontato è una tematica molto complessa. Parlare di immigrazione oggi, più di ieri, non è affatto semplice. Per questo motivo ho voluto scrivere questo saggio, per ricostruire con meticolosità e con accurata razionalità i motivi per i quali ancora oggi si fugge e si scappa dai propri paesi di origine: le guerre, la povertà, le persecuzioni, la violenza sono fattori che costringono quotidianamente migliaia di persone, uomini, donne e bambini, a trasferirsi in nuovi continenti o stati per ritrovare situazioni di maggiore stabilità e per ritrovare condizioni di vita decisamente migliori. A tal proposito, nel mio libro ho cercato un momento di riflessione da poter condividere con potenziali lettori, con lo scopo, appunto, di raccontare la verità su una concezione distorta (e odiosa) che una certa informazione e che una certa classe politica danno al fenomeno immigratorio.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta è avvenuta in maniera molto semplice, anzi devo dire che in questa fase devo decisamente ancora una volta ringraziare la mia redattrice personale, Ivana, che mi ha consigliato e suggerito di rendere meno pesante e più coinvolgente il titolo del mio libro. La scelta è anche merito suo.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se mi dovessi trovare in un’ipotetica isola deserta, un libro che vorrei con me è sicuramente "Grandi speranze" di Charles Dickens. Amo questo libro e lo leggerei all'infinito ( l'ho letto tantissime volte e ogni volta che lo leggo scopro qualcosa di nuovo).
6. Ebook o cartaceo?
Gli ebook sono una versione importante per consentire la vendita e la sponsorizzazione della lettura in un momento storico caratterizzato da grandi cambiamenti, trasformazioni...
Nel mio caso posso dirvi che sono ancora fortemente un romantico, preferisco il cartaceo. Quando leggo mi piace toccare e sentire il profumo della carta.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non so se è giusto definirmi "scrittore", lascerei questo termine a chi fa questo come mestiere e a chi è più bravo di me. Mi è stata data la possibilità di pubblicare un argomento a me tanto caro, che nasce come ho già accennato in precedenza dai miei studi universitari, ed io ho semplicemente colto "la palla al balzo".
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
"L'immigrazione e il processo di integrazione come pratica interculturale" nasce come tesi in relazioni etniche che mi ha permesso di conseguire un diploma di master in consulenza pedagogica nei contesti educativi di formazione permanente, ma nasce anche da una mia fantastica e importante esperienza lavorativa come insegnante di lingua e di cultura italiana per cittadini stranieri con protezione internazionale. Un'esperienza che mi ha insegnato molto sia da un punto di vista professionale e sia da un punto di vista umano.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
E' sempre molto bello vedere il proprio lavoro prendere corpo, prendere forma, avvalersi di un anima (a mio parere ogni opera deve avere un anima per raccontare e per raccontarsi). In passato, nel 2017, ebbi già un'esperienza del genere pubblicando la mia tesi di laurea in Indologia dal titolo "Il velo femminile nel mondo islamico". Questa, perciò, è la mia seconda pubblicazione, ma posso comunque dirvi che è sempre emozionante e stimolante vedersi pubblicare un libro da parte di una casa editrice.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Il mio libro è stato letto in primis da due miei cari amici, Lello e Leonardo, che hanno visto con me nascere questo mio lavoro di ricerca e di studio. Insomma, ho ricevuto da parte loro una vera e propria benedizione.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Oggi gli audiolibri aiutano enormemente i soggetti con disabilità. Si sta sempre più rivolgendo a moltissime categorie di persone che, a causa dei più disparati motivi, non sono in grado di leggere in modo autonomo. La lettura è un diritto di tutti ed è essenziale per lo sviluppo della capacità critica di ciascun individuo.