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12 Feb
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Intervista all'autore - Antonia Dartizio

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è vivere, nel senso di provare emozioni che ho quasi sempre cercato di celare perché mi sono fatta guidare dalla ragione al fine di apparire e di essere forte sforzandomi di non mostrare le mie fragilità.
Provo a volte emozioni negative quali la tristezza, ma soprattutto positive, serenità, speranza, amore, che mi permettono di stare bene a livello psico-fisico.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
C’è molto della mia vita reale in questo libro come negli altri che ho scritto perché osservo, rifletto molto e provo tante emozioni forti che sento il bisogno di esternare quasi per liberarmene al fine di fare spazio nel mio cuore ad altre che, inevitabilmente, la vita mi riserva ogni giorno e che mi permettono di vivere dando senso alla mia esistenza.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest’opera per me ha significato, con la prima parte, aver trovato il modo per vivere senza traumi il coronavirus, che ha colpito l’uomo a livello globale. Con la seconda parte aver preso coscienza della rinascita, che si sperimenta dopo un periodo buio, che può segnare la vita di chiunque, facendosi guidare da chi l’ha vissuto e superato.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata semplicissima. Sintetizza infatti in modo chiaro l’argomento trattato che, grazie anche all'immagine, provoca emozioni e stimola a reagire.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Daniel Pennac perché è francese e la lingua francese è musica per le mie orecchie. E poi perché mette al centro dei suoi interessi l’alunno fragile e i progressi che potrebbe far registrare solo se seguito con interesse, con amore.
 
6. Ebook o cartaceo?
Io preferisco il cartaceo, che provoca emozioni già quando si tocca, dà vita ovunque si colloca e stimola alla lettura.
Innegabili sono comunque gli aspetti positivi dell’ebook, che, secondo me, affianca ma non potrà mai sostituire il cartaceo.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non ho assolutamente deciso di intraprendere la carriera di scrittrice. Ho incominciato a scrivere per colmare il senso di vuoto interiore che stavo vivendo dopo essere andata in pensione. Nel tempo è diventato un bisogno, accanto, naturalmente, ad altri impegni altrettanto gratificanti
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L’idea di questo libro nasce dal bisogno di raccontare la mia rinascita per cercare di aiutare con la mia esperienza determinati pensionati a vivere bene. Avendo incominciato a scrivere nel periodo del lockdown inevitabilmente ho dovuto trattare anche questo argomento nella prima parte del libro perché pertinente alla rinascita che mi auguro a coronamento del COVID-19. Mi sono servita, poi, di due storie vissute che testimoniano come dopo il buio potrebbe esserci la luce ad una condizione però: mettercela tutta e non lasciarsi sopraffare dagli eventi negativi.
L’aneddoto significativo, legato alla stesura di questo romanzo, che mi fece prendere coscienza della pensione come problema, quando ero ancora in servizio, è legato alle parole di un Padre, in occasione della cerimonia funebre di un professore in pensione: “… voleva morire”.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Provo emozioni, soprattutto soddisfazione, serenità. Come se avessi finalmente completato un lavoro, chiuso in uno scrigno storie, riflessioni, ricordi, per proteggerli dal tempo che potrebbe rimuoverli e mi dispiacerebbe tanto. Infatti “Il tempo scorre lentamente, ma passa velocemente” e, come dice Romano Battaglia: “Il tempo è come un fiocco di neve, scompare mentre cerchiamo di decidere cosa farne.”
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Nessuno. Preferisco prima pubblicarlo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro ha vantaggi innegabili. Innanzitutto permette di non distrarsi e, grazie ad una lettura espressiva attenta, coinvolge, astrae dalla realtà, fa vivere quasi le storie narrate, fa provare emozioni che, una lettura individuale, non sempre potrebbe garantire. Lo sto sperimentando con l’ascolto di un mio libro.
L’audiolibro, poi, permette, a chi ha problemi visivi, di superare questa barriera che escluderebbe automaticamente dalla possibilità di godere del piacere della lettura di determinate storie.
 
 
 
 

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