Noi parliamo a fior d’apparato digerente. Noi crediamo nella magniloquenza dell’Io. Siamo pervasi dal nostro Ego tracimante. Siamo profondamente attaccate a quelle due o tre cosucce che chiamiamo erroneamente coscienza. Ideologia. Religione. E ancora una volta mi trovo a sparlare di me. A spammare pillole di dissennatezza. Parlare di mi annoia. Preferisco affidare alla penna o ai tasti del pc. Notizie confuse. Preferisco l’interpretazione. Il soggetto. L’altrui considerazione. Sono prossimo al postumo. Al fuori catalogo. Sono aldilà della contemporaneità.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Non credo ci possa essere un libro da consigliare. Esiste la capacità di acuire la propria sensibilità. E questo può avvenire mostrandosi più curiosi nei riguardi nella vita. Scandagliando. Andando in profondità. Quando parlo di profondità. Parlo di abissi. Bisogna addentrarsi e addentare il proprio caos. La lettura può essere un modo. Ma poi i siamo noi e la nostra capacità di comprendere. Di abbattere i nostri vincoli. Quindi più che un unico libro da consigliare. Bisogna saper leggere se stessi e i nostri mondi interiori.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Questa è una questione annosa ormai. Il supporto cartaceo esiste e resiste da secoli. Averlo tra le mani. Annusarne la carta... Verificarne la consistenza. Voltare la pagina fisicamente. Rimane e rimarrà un’esperienza cognitiva e sensitiva unica. Irrinunciabile quand’anche l’ebook diventasse il supporto dominante. Ma credo. Che il cambiamento radicale sia lontano e il libro sopravvivrà parallelamente.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Non è amore. Ma un modo di disporsi nella vita. Non è una passione. Questa la lascio al collezionista o allo scrivente. Perché c‘è grande differenza tra lo scrittore e lo scrivente. Ed è cambiato anche notevolmente il concetto di scrittore nei secoli. Scrivere è un modo di essere. L’unico modo che ha uno scrittore per riconoscersi. Scrivere è guardare la pagina in bianco per ore. Riflettere sulla struttura. Sulla forma. Sull’aspetto segnico. Scrivere è urgenza Intervento. Anche maledizione. Scrivere è essere rappresentati solo dalla scrittura. È esserci anche se (illusoriamente) solo in essa. Non conosco altro modo di vivere pur sopravvivendo. Scrivere è anche rimando. Riverbero. Poiché scrivere è strettamente connesso con il lettore. La scrittura senza il lettore non ha modo di esistere. Non si scrive per se stessi. Nella scrittura c‘è sempre l’altro. L’altro da sé. La scrittura è forma. Cioè dare forma all’impulso neuronico. Al lampo cerebrale potrebbe rimanere tale. Ma perché si ha questa urgenza di affidarle un corpo? Solo ed esclusivamente per l’altro. Poiché noi siamo esseri nella e della condivisione
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Non ho intenzione di infarcire la motivazione con retorica romantica. Questo libro nasce. Reclama. Urla come gli altri. Però. Dobbiamo collocarlo in un tempo? E. Quel tempo per la prima volta assume le forme dell’autobiografia. Il personaggio è in conflitto costante con l’autore. L’autore stesso si domanda quanto ci sia di reale. Ma ci risiamo. Credo che spetti al lettore capire fin dove si spinge l’autore on la sua voce o fin dove il personaggio reclami la sua verità. O ancora se l’autore esista come estensione veridica del suo personaggio.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Io non invio messaggi. Una volta scritto il libro è qualcos’altro. Il lettore diviene protagonista. Il lettore riscrive il libro. Lo ricolloca. Lo rifora. Lo affida alla sua interpretazione. Il lettore deve essere libero della e nella sua esperienza. È un viaggio. Talvolta anche iniziatico. Ma pur sempre un viaggio del tutto personale. Io offro esclusivamente emozioni che vengono riplasmate. La lettura come la scrittura non termina una volta concluso il libro. Il libro continua ad esistere. Un buon libro si trasforma In gesti. In idee. In sogni. Insomma in vita.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Credo che questa domanda in parte sia da ricollocarsi nella 4° offerta in questa intervista. Ci si accorge quasi subito dell’appartenenza. Non posso parlare nello specifico di un’età. Nel mio caso è affiorata da piccolo. Ma ripeto. Non è giunta. C’è sempre stata. Basta riconoscerla. In parte credo sia il risultato delle nostre antenne e di come ognuno di noi percepisca la vita
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Assolutamente no. Ogni mio libro non lo lego ad episodi particolari. Ogni libro nasce avviluppato da eventi. Soprattutto interiori. Ogni volta che poso la penna sulla carta o pigio i tasti del pc ci sono innumerevoli emozioni che si intersecano con infiniti episodi. Forse l’episodio. Ma sarebbe meglio chiamarlo evento. Che più ricordo. È il silenzio.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Non penso mai di non terminare un libro. C’è sempre la consapevolezza della sua conclusione. Nessuna cosa ostacola la mia scrittura. Non ci sono avvenienti che possono interferire. Il mio coinvolgimento. La mia disciplina è tale che l’opera deve avere un suo termine.
10. Il suo autore del passato preferito?
Non credo di averne uno solo e non vorrei perdermi o tediare nel catalogo o nella lista. Un solo autore non forma nessuno. E chi lo afferma viaggia nella mediocrità. Tanti hanno lasciato tracce più o meno indelebili dentro di me. Romanzieri. Poeti Saggisti. Autori teatrali. Sarebbe ridicolo indicarne uno o alcuni.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro lo vedo utile solo per chi è diversamente abile. Ascoltare un libro è tutt’altra esperienza. Molto più passiva che attiva. Accetto di ascoltare la Divina Commedia o Leopardi solo letti come performance offerta in passato. Esclusivamente da Carmelo Bene. Ma lì siamo innanzi al concetto di voce. La voce che non narra un testo. Ma che diviene essa stessa protagonista. Ma ovviamente C.B. è irrappresentabile. Un audiolibro è cosa completamente diversa. Quindi in conclusione non ne colgo l’utilità se non per il motivo citato. E non credo. Anche se letto. Da autorevoli personaggi possa essere un’esperienza. A parte ovviamente in certe rare condizioni. Ma che io non farei rientrare nel concetto di audiolibro