1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vivo in giro, mi muovo spesso, ogni volta che posso, che "devo". Il mio campo base è a Laives (BZ), dove mi rifugio, mi lecco le ferite, mi carico e... riparto.
Ma ho anche un lavoro stabile, una famiglia, delle scadenze e delle responsabilità.
Non ho deciso di diventare uno che scrive, è stato inevitabile: le poesie da ragazzino per coprire la timidezza, il bisogno di esternare emozioni sempre più ingombranti ed il piacere di leggermi man mano che scrivo. Posso scegliere le parole, giocare con il "doppiosenso", tentare di abbellirle, ma succede in automatico. Le dita scorrono ed io leggo. Ne escono canzoni, racconti, frasi che dimentico sul tavolo, su una mensola e che saltano fuori quando arriva il loro momento.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho un momento giusto. Spesso i pensieri sedimentano qualche giorno, poi escono prepotenti: mi siedo e li scrivo, li digito, li registro col cellulare, in attesa di recuperarli. Certo, poi bisogna dare loro UN senso, e diventa un "lavoro" che ruba spazio ad altre cose, quando si può.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Thomas Harris, Stephen King, Micheal Connely, Massimo Bisotti.. dipende all'umore
4. Perché è nata la sua opera?
Dovevo farlo.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Decisamente molto. Storie, amici, luoghi, emozioni ci formano, plagiano a volte. In "On Writing" è Stephen King a suggerire di scrivere di ciò che si sa.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è raccontare delle cose: a volte sono storie, a volte pensieri. Mi diverte, mi porta in un altro posto, mi fa riflettere. A volte fa male. Spesso mi devo fermare per asciugarmi gli occhi. A volte mollo lì ed esco, in altre mi perdo senza rendermi conto che il sole scende e l'orario di cena è passato da troppo.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto. Le situazioni sono inventate, pensate, sfuggite al controllo, ma le reazioni sono le mie.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ogni persona che ho incontrato.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
In fase di gestazione lo leggeva mia moglie, verso la fine amici ed amiche. Mi serviva un confronto per capire se si capiva.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Personalmente amo il fascino della carta, il profumo, la consistenza, ma credo l'importante sia leggere!
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Carino. Ho pensato spesso che sarebbe bello ascoltare un racconto mentre viaggio in auto.
Personalmente mi divertirebbe sentire come viene "percepito" il mio racconto, ma temo, conoscendomi, che vorrei partecipare all'interpretazione, dando consigli e spiegando cosa e come...