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06 Feb
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Intervista all'autore - Rebecca Alessandrì

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è per me una forma di liberazione, un modo per dare spazio alle mie emozioni, ai miei sentimenti e a ciò che sono. Quando scrivo è come se il mondo intorno a me scomparisse ed esistessi solo io con il mio riflesso. Quando scrivo una parte di me, proprio la parte che magari nessuno vede e conosce, riesce a vivere.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In "Se non ci metti troppo ti aspetto per tutta la vita" c'è gran parte della mia vita reale. Quell'amore così puro, vero e profondo, che poche ragazze hanno la fortuna e l'onore di vivere, ma che prima e poi arriva per tutti. Quell'insieme di emozioni che l'adolescenza scatena in te, e che tutti siamo chiamati ad affrontare ad un certo punto della nostra vita. Le amicizie, quelle vere. La famiglia, il porto sicuro in cui potrai sempre approdare. Il cielo, il mare, i luoghi che ti fanno sognare.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest'opera per me ha rappresentato una rinascita, ero arrivata ad un punto della mia vita, in cui le giornate passavano ma sentivo di non aver fatto abbastanza, mi trovavo nel bel mezzo della notte a desiderare di far tornare indietro le lancette dell'orologio, poi una mattina d'avanti a quel pc tutto è cambiato. E oltre tutte le mie aspettative sentivo di star facendo qualcosa di buono, qualcosa di vero, qualcosa in cui credevo.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
E' sempre stato la mia prima scelta, ma sono stata combattuta fino all'ultimo, con altri tre titoli. Poi man mano che la storia procedeva mi è sembrato perfetto. E così ho deciso. Leggendo il libro, sarà a tutti più chiara la mia scelta.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
In un'isola deserta probabilmente non mi basterebbe un libro, ma se dovessi scegliere, sceglierei "RESTI?" di Riccardo Bertoldi. Fu un regalo di compleanno e lo finii in una settimana, ogni momento libero era un motivo per leggerne un capitolo. Quel libro mi ha dato la possibilità di confrontarmi con le mie emozioni. Ho pianto tanto e ho sentito il mio cuore battere come se riuscissi a vivere realmente la storia. È stato il motivo per cui ho deciso di scrivere.
Quindi credo sia veramente importante.
 
6. Ebook o cartaceo?
Credo che l'Ebook sia una rivoluzione e un modo per avere tutti i libri in una mano, allo stesso tempo sono troppo tradizionalista, e il piacere che provoca toccare un libro, il rumore della pagina che gira, il profumo che fuoriesce dalle pagine, le lacrime che cadono e che vengono assorbite lasciando un segno per sempre, per me non hanno prezzo e non possono sostituirsi.
Eternamente cartaceo.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
È stato una mattina di ottobre, dopo aver iniziato l'università. Da piccola i miei genitori mi regalarono un diario segreto, e ogni sera mi ritrovavo sul letto a scrivere tutto ciò che avevo fatto e provato durante la giornata. Fu il mio primo e ultimo diario. Dentro di me però sentivo sempre quella voglia di dover liberare ciò che vibrava in me. Così crescendo, iniziai a scrivere piccoli racconti, che parlavano di cose di tutti i giorni, ma che una volta scritte mettevo da parte, poi un giorno ho deciso di cambiare. Ed eccomi qua.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro nasce dalla voglia di far sapere al mondo intero che nella vita c'è sempre qualcosa di bello per cui combattere, prima tra tutte l'amore per se stessi.
Il momento in cui ho scritto di più è stato il lockdown, era come se le mie mani e la mia mente non riuscissero a fermarsi, la notte quasi non dormivo perché appena chiudevo gli occhi affioravano idee da tutte le parti e per paura di perderle mi alzavo e scrivevo.
Allo stesso tempo immaginavo come, una volta finito il periodo buio e una volta tornati alla normalità, sarebbe stato tutto ancora più facile, invece, paradossalmente una volta finito il lockdown, mi ritrovai a guardare uno schermo senza sapere cosa dire, era come se le mie emozioni fossero andate in pausa. Ho pensato anche di mollare.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un'emozione indescrivibile, è un sogno che coltivo fin da piccola ed ora vederlo realizzato e sapere di aver fatto qualcosa di così grande, che resterà, mi dà una felicità provata poche volte nella vita. È un sogno che ho coltivato e che, probabilmente, poche persone conoscevano. Per me è sempre stato solo un sogno, una cosa troppo grande per me che sono solo una ragazza. E invece... la vita non finisce mai di stupire.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona che ha letto il mio libro è stata mia madre. Mia madre ha sempre letto tanto e ama farlo, è una persona profondamente obiettiva, e quindi una volta aver messo un punto al mio ultimo capitolo, le ho affidato la mia opera ad occhi chiusi. Sapevo che se ne sarebbe presa cura. E non mi sbagliavo. È stata fondamentale.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo sia una cosa più che fantastica. È un qualcosa che ti permette di chiudere gli occhi e crearti in modo immediato il film, di ciò che è scritto, nella tua mente. La prima volta che l'ho scoperto, tutte le fibre del mio corpo vibravano, era come se fossi immersa nella storia.
 
 
 
 

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