1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Fin da quando frequentavo le elementari ero appassionato di libri. Leggere non mi bastava mai, così iniziai a scrivere. Ad ogni tema libero scrivevo un racconto, largamente ispirato dalle letture di allora. In seguito sviluppai in proprio il mio genere, che sono diversi tra loro ma hanno il denominatore comune della mia impronta personale, slegata da ogni conformismo. Ciò che scrivo deve prima piacere a me, solo allora mi ritengo soddisfatto.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Dipende dal tempo che ho a disposizione, va bene qualsiasi ora.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Parecchi in verità: Eddings, Turtledove, Gemmell, sorprendentemente non Tolkien.
4. Perché è nata la sua opera?
È nata perché voleva nascere. E anche per far colpo su una certa biondina riccioluta di mia conoscenza.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Niente, è solo la mia creatività che mi porta a scrivere le mie storie.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Un'evasione ma anche un modo per esprimere ciò che provo, ciò che penso, ciò che desidero.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto. Ciò che scrivo è un'emanazione del mio spirito. Non potrei scrivere in altro modo.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Direi proprio di no, ciò che produco è solo mio. Posso ispirarmi magari a qualche bella fanciulla ma niente di più.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla mamma, a chi sennò?
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non lo so, ma io sono sempre dell'idea che tenere fra le mani un vero libro sia uno dei piaceri della vita ai quali non potrei rinunciare.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Interessante, soprattutto per chi come me ha gravi problemi alla vista.