1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato e vivo a Roma. Da bambino, dopo aver letto "Il giornalino di Gian Burrasca", decisi di scrivere anch'io un diario. E poiché, a differenza del mio ispiratore, non mi accadeva niente di eccezionale, cominciai a inventarmi storie fantastiche delle quali ero protagonista. Ero ancora un ragazzo quando cominciai a frequentare il Volturno, un cinema a cento metri da casa mia, nel quale, tra una proiezione e l'altra, andava in scena l'avanspettacolo. Mi attrasse subito quel mondo animato da comici, ballerine, cantanti, musicisti (a quel tempo l'orchestra si esibiva dal vivo, in sala). E mentre i miei coetanei si immaginavano un futuro da astronauti, medici e calciatori, io pensavo a me come autore di spettacoli e scritti divertenti.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento particolare. Se mi balena nella mente un'idea che mi attrae, mi affretto a scriverla. Può succedere anche di notte, mentre sono a letto. Mi alzo e mi metto davanti al computer per svilupparla.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Tra i contemporanei, nel campo dello spettacolo, non c'è nessuno. Nel passato ce n'erano tanti, su tutti Garinei e Giovannini, ma il mio autore di varietà preferito era Dino Verde, il più geniale di tutti, col quale ho avuto l'onore e il piacere di lavorare come coautore di alcuni show televisivi. Al di fuori dello spettacolo, ho prediletto Woodehouse, Campanile, Guareschi e Calvino.
4. Perché è nata la sua opera?
Scartabellando tra il foltissimo cartaceo del mio passato di autore radiofonico, televisivo e cabarettistico, ho messo insieme una serie di sketch e monologhi che avevano come protagonisti personaggi della storia o della letteratura: da Adamo ed Eva a Garibaldi, da Dante Alighieri a Giulietta e Romeo, Da Napoleone ad Amleto. Ovviamente tutti rivisitati in chiave umoristica. Questo spiega anche il titolo del libro: "...ma questa è un'altra storia!"
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito soprattutto il mondo politico italiano verso il quale ho sempre sfogato la mia vena satirica più feroce, specialmente negli spettacoli di cabaret messi in scena al Bagaglino e al Salone Margherita di Roma. Tra l'altro, anni fa, pubblicai anche un libro intitolato "Incazzopoli - Antologia dell'antipolitica".
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me, è soprattutto un modo di deformare la realtà: tradurre in burletta anche le cose più serie.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Sono ipercritico e anarcoide per natura. Un esempio: per me la democrazia è il sistema per il quale il voto di due imbecilli vale più del voto di un uomo saggio; e il voto di due delinquenti vale più del voto di un uomo onesto. Purtroppo non si è trovato niente di meno peggio, per cui l'accetto, anzi la subisco, sfogandomi, come detto sopra, con una satira feroce. I motivi non mancano, quasi giornalmente. In questo libro ho inserito a tal proposito la rubrica "Politica sporca" nella quale ho raccolto una serie di giustificatissime cattiverie.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, ho fatto tutto da solo.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A nessuno. L'ho spedito direttamente a BookSprint, editore suggeritomi da un amico.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Le edicole stanno scomparendo come pure le librerie. Il cartaceo è destinato a finire. A volte mi chiedo a cosa mi servano le tante enciclopedie che ho in casa, quando in pochi secondi posso sapere quel che voglio chiedendolo al mio computer. Il futuro della scrittura è l'ebook.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Personalmente preferisco ancora la lettura. Ma penso che il mio libro, fatto soprattutto di dialoghi e battute più che di descrizioni, sarebbe adattissimo a una versione audio.