1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per quanto mi riguarda è fondamentalmente un'esternazione del proprio io. Credo sia qualcosa che riguarda ogni forma d'arte. Per quella che è la mia esperienza personale, durante la scrittura vivo le emozioni dei miei personaggi, anche se in realtà forse è più corretto dire che sono loro a vivere le mie. Scrivere è un fantastico viaggio, dove il limite è solo la propria fantasia.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Sicuramente molto, i personaggi di uno scrittore sono il frutto del suo percorso di vita e del suo bagaglio e credo che ognuno di loro sia come un pezzo di puzzle dell'anima dell'autore.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Come prima cosa, sicuramente un grande traguardo raggiunto. È un’emozione impareggiabile vederlo crescere capitolo per capitolo, formarsi attraverso il lavoro della propria mente, ma anche della propria anima. Anche se alla fine da un lato ero pienamente soddisfatta, dall'altro provavo un velo di tristezza per dover dire addio ai miei personaggi. Creare qualcosa da zero, che prima non esisteva e che può essere condivisa da tutti è un'emozione senza pari. Ringrazio Vito Pacelli e la BookSprint per averlo reso possibile.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stata la prima cosa che ho deciso, perciò direi abbastanza semplice. Direi che è stato l'incipit per tutto il resto.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Decisamente "Mille splendidi soli" di Khaled Hosseini, che a tutt'oggi è il libro più bello che ho letto in vita mia. Per quando riguarda il secondo quesito se potessi sceglierei qualche scrittrice non in vita, mi affascinerebbe molto poter chiacchierare con Jane Austen o Louisa May Alcott, le loro opere, oggi considerate classici per ragazzi, erano assolutamente rivoluzionarie, se si pensa all'epoca storica o al contesto nel quale sono state scritte. Non so se la risposta è accettabile, ma dato che si parla di scrittura, forse mi è concesso essere fantasiosa.
6. Ebook o cartaceo?
Sono personalmente affascinata dal cartaceo, a tutt'oggi il fruscio delle pagine e l'odore della carta mi seducono molto. Tuttavia credo che l'ebook rappresenti non solo una grande innovazione tecnologica e una coscienziosa scelta ecologica, ma anche un grande strumento d'ausilio per molte persone che per lungo tempo, sono state escluse dal piacere della lettura a causa di una disabilità. L'invenzione dell' ebook ha abbattuto molte barriere in questo senso.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho amato la scrittura così come la lettura, fin dall'infanzia. È sempre stato un sogno nel cassetto il voler scrivere un libro. Credo che la spiegazione più onesta e sincera che io possa dare, sia quella di aver capito e forse maturato che fosse arrivato il momento di farlo. Non so descriverlo in maniera più razionale è sempre stato più un impulso.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Il tutto è nato, dopo aver letto un'intervista, rilasciata da quella che considero indiscutibilmente la mia musa. La persona alla quale mi riferisco è la pallavolista Paola Ogechi Egonu. Da ex giocatrice sono un'appassionata e una tifosa di questo sport. Dopo la conclusione dei campionati mondiali, disputati a Tokio nel 2018, Paula rilasciò un'intervista in merito all'esito della finale, che purtroppo l'Italia perdette, dopo una eccellente prestazione. La squadra fu osannata perché era formata da giocatrici che di media avevano poco più di vent'anni. Paola raccontò alla giornalista che, nonostante la grande delusione, aveva ricevuto un gran sostegno da parte della propria famiglia e della propria compagna. La giornalista a quel punto si soffermò, a mio avviso in maniera anche troppo marcata, sulla spontaneità da parte di Paola di parlare senza alcun problema della sua omosessualità. Ero molto indignata nel leggere l'intervista. Pensai che fosse davvero di cattivo gusto. Ma Paola arrivò fino in fondo con grande coraggio e grande classe. Così iniziai a pensare che, in molti ambiti sportivi, così come purtroppo nel nostro quotidiano, non nascondere ciò che si è, può ancora rappresentare un gran limite per la propria carriera. Siccome il nostro sport nazionale è il calcio, ho iniziato a domandarmi se mai nessun calciatore professionista, avesse avuto il coraggio di fare Coming out. L'unico che ho trovato è stato Justin Fashanu, al quale il libro è dedicato.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un'immensa soddisfazione, tanta gioia e un mare di gratitudine per chi ha creduto in te e ti ha aiutato a renderlo possibile.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Il mio compagno Andrea. Ogni volta che scrivevo un capitolo, lo facevo leggere a lui, pregandolo di essere il mio incorruttibile censore.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Che sia un'ottima alternativa per bambini e anziani. Inoltre moltissimi audiolibri, tutt'oggi vengono registrati da grandi attori, credo ciò li renda ancora più speciali.