1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Nessuna emozione in particolare. La scrittura mi permette di restare in stretto contatto con quello che sento: è prima di tutto un'esperienza fisica, legata al corpo, è la volontà di esprimermi liberamente. Mi piace sentire la penna che scivola sul foglio per tessere la trama e l'ordito delle mie storie; mi piace scegliere le parole e dar loro un ordine, un ritmo, un tempo e uno spazio sulla pagina bianca; e mi piace rileggere ad alta voce quello che ho scritto.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il reale è un'occasione, uno spunto, una suggestione che va a risvegliarne un'altra più forte: quello che scrivo è già dentro di me (come la scultura dentro al marmo, diceva Michelangelo!) e la realtà che vedo e che mi colpisce serve solo a stanarlo e a portarlo fuori attraverso un magico gioco di decostruzione e di ricostruzione. Si tratta di prendere alcuni elementi dal reale e di dar loro un nuovo ordine: ecco allora che entrano a farne parte alcune esperienze, oppure certe domande alle quali riesco misteriosamente a trovare risposta proprio fra le righe che scrivo.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ho scritto queste tre favole per mio figlio Leonardo; a lui sono piaciute, e allora mi è venuta l'idea di leggerle in alcune scuole elementari. Prima di questa esperienza scrivevo solo per gli adulti, ma incontrando l'apprezzamento sincero dei bambini ho pensato di pubblicarle per tutti. Io stessa ho sempre amato le favole, fin da bambina, penso che rappresentino il modo più diretto, semplice ed efficace per trasmettere concetti complessi; il racconto permette anche di accedere alle immagini che ci appartengono ed è per questo motivo che ho scelto di non fare illustrare le mie storie, perché il lettore si senta libero di "vedere" quello che vuole, mentre legge. Anzi, a dire il vero, mi piacerebbe che fosse lui stesso a fare i disegni, come e quando vuole.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Molto semplice: il titolo è arrivato alla fine del lavoro, senza sforzo né alternative. È venuto fuori da sé, in maniera naturale.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
“Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll, pieno di metafore che l'autore usa per raccontare il cambiamento e la lotta eterna fra l'essere bambino e l'essere adulto. È un racconto unico, avventuroso e allucinato, pieno di personaggi incredibili, di dialoghi folli e di eventi che si susseguono con un ritmo sorprendente e mai scontato.
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo, senza ombra di dubbio. È più stimolante dal punto di vista sensoriale: la carta si può toccare, ascoltare e annusare, mentre l'ebook si può solo vedere. Purtroppo, già da molti anni la vista è diventata l'unico senso utilizzato per far esperienza del reale, della vita, e io temo che questa sia una specie di mutilazione che non arricchisce. L'ebook sembra essere molto in linea, tuttavia, con le direttive di distanziamento sociale che stiamo vivendo in questo periodo. Utile.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho sempre scritto, anche da bambina: lettere, diari e piccoli racconti. Fino all'età di trent'anni ho sempre tenuto tutto chiuso dentro a un cassetto, finché un incontro fortunato mi ha spinta verso la pubblicazione del mio primo libro: una raccolta di storie di donne malate di demenza.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Un giorno di qualche anno fa, in un momento un po’ difficile della mia vita, ho pensato che il mondo, e tutto quello che vi succede, poteva esser letto attraverso "occhi magici", ossia liberi da stereotipi e pregiudizi. I miei maghi, protagonisti di queste storie, sono persone che, nonostante i loro limiti e difetti, hanno sviluppato poteri particolari che possono mettere al servizio di chi ne ha bisogno. Io stessa faccio da trent'anni una professione d'aiuto e ho imparato che, per aiutare l'altro, è necessario riuscire a leggere la sua realtà senza farsi prendere troppo da ciò che si vede e mantenere una forte tendenza all'immaginazione creativa.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Si provano gioia e stupore, è un po’ come quando nasce un figlio in carne e ossa.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mio figlio Leonardo.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Trovo che sia piacevole ascoltare, soprattutto se chi legge riesce a farlo con la stessa passione di chi scrive.