1. Che cos’è per Lei scrivere un libro?
Fare delle pubblicazioni, quindi scrivere articoli scientifici o scrivere un volume è, in qualche modo, parte del lavoro di uno psicologo clinico, di un sanitario. Il nostro compito professionale richiede di essere aggiornati, di contribuire alla conoscenza scientifica alla base del settore professionale.
2. Quanto della sua vita professionale è presente in questo libro?
Questo libro in particolare è nato originariamente come dispensa di lezioni in ambito accademico e di formazione di colleghi in scuola di specializzazione post-laurea, poi ha preso una vita propria. Ci sono stati altri libri che lo hanno preceduto.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere questo lavoro.
Gli argomenti del volume sono basi della professione di psicologo clinico, come la diagnosi psicologica, i fondamenti delle classificazioni dei disturbi mentali, i metodi di indagine psicologico-clinica, o i trattamenti basati sulle evidenze della ricerca, o ancora i fondamenti degli interventi di prevenzione, e la classificazione dei sintomi. Sono capitoli che coprono aspetti di base del mestiere. Scrivere questo testo, in particolare, che come in altri ospita colleghi e collaboratori, è un grande onore e una autentica soddisfazione personale e professionale.
4. La scelta del titolo è stata naturale o ha avuto dubbi nel deciderlo tra varie alternative?
Il titolo è una soluzione classica per un testo molto basico e formativo. Una alternativa a cui abbiamo comunque pensato sarebbe stata “Elementi di Psicologia Clinica”; tuttavia, ritengo più centrato il titolo che abbiamo scelto.
5. Per quale specifica ragione consiglierebbe l’acquisto di questo libro?
È un libro di base che può essere utile sia per gli allievi studenti del corso di laurea in Psicologia, che per gli allievi psicologi in una scuola di specializzazione; comunque, per il taglio tecnico, può essere utile, e probabilmente lo è, per colleghi esperti.
6. Ebook o cartaceo?
Sono molto aperto al mondo digitale e leggo molto nel formato ebook. Personalmente, preferisco il formato cartaceo per libri professionali e formato ebook per libri di narrativa, romanzi, gialli, e piccoli saggi di attualità o centrati sul benessere. Il libro professionale, per me, deve essere sottolineato, avere delle note, evidenziare delle parti; non è così immediato farlo su un ebook.
7. Quando ha deciso di iniziare a pubblicare?
La prima pubblicazione risale al 1988, un lavoro sulla devianza, al quale successivamente seguiti molti altri e una decina di anni fa il primo volume seguito poi da altri libri in questi anni.
8. Che collegamento c’è tre Lei e gli altri autori e collaboratori presenti nel libro?
Sono tutti colleghi e collaboratori da molti anni. Con Ernesto Nuzzo condivido molte attività professionali, molte pubblicazioni, oltre l’amicizia naturalmente. Con gli altri colleghi c’è uno stretto rapporto da diverso tempo e abbiamo delle pubblicazioni in comune con qualcuno di loro. Sono tutti stati miei allievi nella scuola di specializzazione in psicoterapia cognitivo-comportamentale.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È sempre una grande e bella soddisfazione, ogni volta, sia per quanto riguarda un volume che per quanto riguarda un singolo articolo professionale teorico o di ricerca. È sempre importante. C’è qualcosa di scritto che resta, qualcosa che tu hai fatto che rimane lì nel tempo, ed è a disposizione di tutti. Questo è importante.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
In questo particolare libro, ci siamo letti a vicenda, si può dire, tra tutti i colleghi. Altre volte, può capitare di inviare una bozza di prova a colleghi stretti per un parere.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ne penso molto bene, anche se l’audiolibro, secondo me, mi sembra più adatto per la narrativa, soprattutto per brevi racconti. Non dubito che questo formato prenderà rapidamente una fetta larga del mercato o un nuovo target di consumatori interessati.