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02 Lug
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Intervista all'autore - Martin Maiuri

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vivo a Marino, una cittadina in provincia di Roma, per la maggior parte dell'anno, mentre l'estate la trascorro a Rogoznica, l'isola croata di mia madre. Ho sempre letto tanto, e ho sempre avuto la passione per la scrittura. I primi tentativi (malriusciti) risalgono agli anni delle elementari, ma il momento in cui ho deciso che mi sarei impegnato a diventare scrittore è stato quando, in prima media, sono arrivato secondo ad un concorso letterario.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Qualsiasi momento in cui mi sento ispirato va bene, spesso lascio da parte le altre cose che dovrei fare, come i compiti. Accendo la musica e apro word. Parto da una singola frase che mi piace, che penso suoni bene, e poi il racconto viene da sé.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ne ho uno preferito, leggo tutto. Se dovessi indicarne qualcuno i cui libri sono stati importanti per me direi sicuramente Hosseini e Mazzantini. Gli autori che leggo di più però sono quelli del realismo russo, Dostoevskij in particolare.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Nell'estate del 2019 mi trovavo a casa di mia nonna in un giorno di pioggia. Non si poteva uscire e mi annoiavo, così ho preso in mano il telefono e ho aperto word. Ho cominciato a scrivere una specie di reinterpretazione di un libro che avevo letto, ambientata ad inizio '900. Dopo di che, sulla scia di quello, mi sono venuti in mente tre racconti - non reinterpretazioni. Alla fine ne sono uscite fuori le bozze di quelli che, dopo mille revisioni e correzioni, sarebbero stati "Partigiano", "Regalo" e "Anna". Avevano tutti in comune una cosa: erano ambientati nel '900. Da qui l'idea di raccoglierli tutti nello stesso libro.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tanto. La mia casa è stata sempre piena di libri, e anche i miei genitori sono grandi lettori. Credo che la passione me l'abbiano trasmessa loro.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambi. Mi piace evadere dalla realtà raccontandola, spesso è l'unico modo in cui riesco a esprimermi. Tutti i miei racconti infatti hanno una componente di realismo e una di finzione.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tanto. Il libro nasce dalla voglia di raccontarmi, di prendere posizione e testimoniare contro gli orrori dei regimi dittatoriali, dei crimini e dell'emarginazione. Crescendo mi hanno parlato tanto della guerra - soprattutto quella dell'ex Jugoslavia e ora, a scuola, della Seconda Guerra Mondiale - e ho sempre potuto vedere con i miei occhi quali fossero gli effetti a lungo termine di una cosa così grande e ingiusta.
La voglia di riscatto contro le discriminazioni e l'emarginazione nasce dal fatto che sono trans. Questo, pochi lo vedono, ma porta a crescere sentendosi sbagliati, di doversi vergognare e nascondere. Non fa bene, perché così i giovani e le giovani trans non imparano mai ad amarsi. Per questo i tassi di suicidio e depressione fra i transessuali sono così alti. Ho voluto raccontare questa storia, la mia storia, nel sesto racconto ("Diario di un'hippie"), e interpretare a modo mio, ma sempre fedelmente alla realtà, il momento in cui le persone come me hanno iniziato la lotta per la liberazione, che ancora infuria e di cui voglio fare parte.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Per quanto riguarda le informazioni e l'ispirazione la mia famiglia e i professori di storia che ho e ho avuto. Per quanto riguarda il supporto e i mezzi ancora una volta la mia famiglia e i miei amici.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia madre. Lei l'ha letto quando era ancora un sogno.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non saprei, so solo che spero ci sia un futuro per la scrittura. Le persone, non solo i giovani, leggono sempre meno e spesso vedono la spesa per un libro cartaceo come uno spreco. Forse, muovendoci verso il formato digitale, i libri potrebbero riacquistare il loro valore: sono più accessibili, economicamente e materialmente visto che tutti ormai possiedono uno smartphone.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come per l'Ebook, qualsiasi idea è buona se volta a rendere il mondo della letteratura più vicino all'uomo comune.
 
 
 
 
 

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