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09 Mag
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Intervista all'autore - Stefano Pocci

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Classe 1959, medico. Sono di Roma, ho due figli, adesso di 27 (femmina) e 22 (maschio). Dal 2010 sono purtroppo vedovo. Questa esperienza che definirei devastante è stata la spinta per iniziare a scrivere. Non mi definirei uno "scrittore", semmai una persona spinta dalle vicissitudini della vita a tradurre su carta le mie istanze, a oggettivarle. "Meglio fuori che dentro" dice un simpatico e dolce orco!
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Spesso la sera ma l'unica regola è l'assenza di regole: anche la mattina, se sono libero, o a studio tra un paziente e l'altro se mi passa qualcosa in testa (ho sempre con me una penna e un taccuino per i miei pensieri urgenti!) E, ovviamente, quando sono in vacanza. Amo il mare e quando sono sulla riva (sono mattiniero e spesso arrivo per primo in spiaggia) spesso i pensieri fluiscono più facilmente dall'inconscio alla penna.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Saramago senza dubbio, e Murakami a ruota. Del primo ho creato una sorta di gioco di parole "Sarà Mago? Ma certo che lo è!" Il suo modo di scrivere, a prima vista complicato per l'interpunzione praticamente assente, mi ha conquistato subito. Il secondo per la quota di "pazzia onirica" dei suoi scritti, in bilico tra realtà e fantasia, con le due componenti che si fondono e si confondono tra di loro. Se lo consideriamo contemporaneo (per me è eterno!) consentitemi di citare il "Buon Dottore", alias Isaac Asimov, che non credo abbia bisogno di presentazioni! Scrittura di una comprensibilità eccelsa, capace di scrivere di tutto probabilmente essendo comprensibile anche dai sassi!
 
4. Perché è nata la sua opera?
Quasi per caso in realtà. Continuando a comporre le mie rime "sparse e riarse" mi sono reso conto che da una necessità poteva nascere un'opportunità. E siccome alcune delle poesie mi sembravano condivisibili (altre, molto più intime e sofferte, fanno parte di un sottofondo inaccessibile al pubblico!) eccomi qua...
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Moltissimo. Sia nella casa genitoriale che nella mia vita di marito/padre ho sempre letto moltissimo, fin da piccolo ho ricordi di librerie zeppe di volumi e di mio padre e mia madre che amavano leggere sdraiati sul letto. E la mia dolce metà scriveva molto (e bene, meglio di me!) e leggeva di più! Anche i miei figli sono ottimi consumatori di libri, fin da piccoli.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe le cose sono vere. Oltre alle poesie ho scritto dei racconti brevi, anche brevissimi, che a volte prendono spunto dalla realtà, trasfigurandola, a volte partono da un'idea più o meno folle che quasi sempre ha un punto di contatto col vissuto.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Moltissimo, direi che quello che ho pensato di proporre nei miei componimenti è tutta roba collegata a parti del mio io che vengono rielaborate, direi quasi tradotte, e rese fruibili all'esterno.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Certamente. Mia moglie, purtroppo non più tra noi. I miei figli, che mi hanno aiutato e che ho aiutato (spero!) a superare lo tsunami che ci ha travolti. Aggiungerei altre figure amicali, cui ho fatto leggere le poesie dopo che venivano alla luce, e che mi hanno supportato e criticato (nel senso positivo del termine) aggiungendo un punto di vista "altro" nel giudizio della bontà o meno di quanto partorito dalla mia mente. Last but not least, aggiungerei una persona speciale che sta di nuovo colorando la mia vita ma di cui preferisco non svelare di più!
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Non è un romanzo ma una raccolta di poesie. Alle amiche di cui al punto 8, ai miei figli, alla "persona speciale"!
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sì ma no... mi spiego, il formato cartaceo e l'ebook coesisteranno per tanto tempo. Per motivi anagrafici sono molto legato ai libri tradizionali, ne ho la casa strapiena. Ma non disdegno affatto l'ebook cui mi sono avvicinato da poco ma che consente un notevole risparmio sia di risorse (carta e quant'altro) sia di spazio. A lungo andare, per le future generazioni, la risposta è probabilmente sì.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ottima cosa! A volte ascoltare è l'unica possibilità di fruire di certe comunicazioni (penso alla radio in primis), quindi la reputo un'opportunità molto interessante. Chissà, gli ottimi doppiatori che il nostro cinema ha potrebbero trovare altro lavoro interpretando i libri.
 
 
 

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