1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Io sono un sacerdote, ho 50 anni. Sono milanese ma ho girato abbastanza il mio paese da conoscerlo, almeno credo, abbastanza bene. Ho studiato molto la teologia e ho preso il dottorato in teologia morale a Roma con approfondimento nell'ambito dell'antropologia biblica. Ho sempre insegnato teologia, e mi piace molto usare la Sacra Scrittura come termine di riferimento dei miei scritti. Questo che pubblico con BookSprint è il mio ottavo libro. Ho sempre avuto un desiderio speciale di diventare scrittore, sin da quando a scuola eccellevo nel comporre i temi. La mia attuale preoccupazione è quella di provare a comunicare con l'uomo contemporaneo poco abituato a leggere.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non è facile quando si è sacerdote trovare il tempo per mettersi a scrivere, ma se non lo facessi, priverei me stesso del desiderio di comunicare. Per me scrivere è come respirare. Vorrei fare respirare anche le persone che leggono i miei libri, in questo senso intendo "sognare". Per questo mi piace scrivere dei testi che non siano troppo razionali, ma che colpiscono le persone in modo da introdurle nel mio fantastico mondo. Solitamente mi piace scrivere alla mattina e soprattutto d'estate. Essendo parroco di Ventimiglia nella parrocchia che comprende il territorio di Nervia, mi piace andare a scrivere alla foce del torrente Nervia.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Il mio autore contemporaneo preferito è Elena Ferrante. In generale mi piacciono tanti autori, voglio citare anche Banana Yoshimoto e naturalmente Stephen King.
4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera nasce dal desiderio di raccontare di nuovo il tema della creazione in una cultura che ha perso i punti di riferimento. Uno dei problemi è data dalla confusione dei saperi. Per questo ho voluto scegliere temi di carattere fantastico, devono essere i problemi tipici sul senso della vita, affrontati all'interno del mondo religioso, ma con tanta ironia e con il desiderio di non annoiare il lettore. Per questo ho scritto utilizzando molto il dialogo e la psicologia dei personaggi che si descrivono in prima persona. Non è detto che la risposta dei vari personaggi nel libro sia una spiegazione, ma piuttosto la capacità di ricercare e di porsi nuove domande.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
La mia formazione letteraria e teologica è stata decisiva. Mi ha permesso di potere parlare e scrivere, di liberare tutto ciò che provo e di comunicarlo con garbo e sensibilità.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Direi che scrivere rappresenta entrambe le realtà. A volte il miglior modo per descrivere la realtà è anche evaderla. Se non fossimo capaci di sognare, non saremmo in grado di affrontare i problemi quotidiani. così ha fatto, ad esempio, Viktor Emil Frankl quando ha composto il libro "Uno psicologo nei lager".
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In quello che scrivo c'è sempre una parte di me, direi quasi una paternità tale che considera il testo come un proprio figlio. I personaggi che si raccontano raccontano anche l'autore, le sue fragilità e i suoi dubbi, la fatica della vita e la capacità di ricominciare ogni volta.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Le persone che incontro ogni giorno sono fondamentali per quello che scrivo. Così come nei miei libri descrivo me stesso, ho bisogno anche di raccontare gli altri. La relazione è parte essenziale della vita umana, è una riflessione quasi disincantata su ciò che facciamo ogni giorno e su come ci comportiamo con gli altri, e questo ci aiuta a essere migliori. Devo ringraziare di essere sacerdote e di incontrare regolarmente i miei parrocchiani che mi stimolano e mi aiutano.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Le mie sorelle e i miei fratelli non vedono l'ora che esca sempre il mio nuovo libro, e penso che lo leggano volentieri. Ci sono tante persone che leggono i tuoi libri e non hai mai occasione di conoscere. Sono le persone che sempre immagino quando scrivo, nella speranza di renderle felici e di trovare un momento di pausa nella fatica quotidiana.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Certamente la modalità ebook rappresenta la modalità contemporanea della scrittura, perché è immediata e portatile. Basta avere il proprio smartphone con sé. Tuttavia il libro è insostituibile, perché la scrittura non è una realtà virtuale, ma un mondo che diventa concreto e lascia il segno del testo scritto e stampato nella storia, anche se la carta si deperisce nel tempo.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
A mio avviso è molto interessante ma anche molto impegnativa. Ascoltare richiede silenzio e concentrazione, e si ascolta non per alienarsi ma per avventurarsi nel testo. Ascoltare un libro non è come ascoltare una canzone. La storia è lunga e magari il particolare ascoltato può fare la differenza. La soglia di attenzione di chi ascolta non è mai la stessa, e per quanto possa essere comodo ed efficiente ascoltare un libro, temo che si perdono molti particolari della scrittura che hanno bisogno di essere riflessi attraverso la memorizzazione visiva.