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BookSprint Edizioni Blog

05 Mar
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Intervista all'autore - Federico Fauci

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono un livornese doc e vengo da una bella famiglia perlopiù formata da servitori dello stato di ottima caratura. Ho trascorso l'infanzia giocando in solitudine nel mio grande giardino e ascoltando tanta musica. Ho imparato a cantare prima che a parlare e quando sono arrivati i Beatles ed il '68, mi son schierato subito con i contestatori, i capelloni e i figli dei fiori anche se avevo appena 10 anni. Poi adolescente pur continuando a suonare la chitarra e coltivando la passione per la rivoluzione dell'amore e della pace, ho voluto sperimentare ogni droga, eroina ed Lsd comprese fino a diventarne un esperto.
Sono stato invitato appena diciottenne, a parlare all'università di Pisa dal grande prof. Sarteschi e ho provato il brivido di essere per un giorno, una specie di insegnante con tutti gli alunni che prendevano appunti dalle mie parole. A 25 anni mi son ritirato in una comune e ho smesso con le droghe. Ho lavorato come venditore di buon livello per diverse aziende e come piccolo imprenditore ho importato pesce fresco, esportato vini italiani e aperto un cuscinificio in Romania durato poco a causa della disonestà del socio. Nel frattempo continuavo a studiare musica, psicologia, le Sacre Scritture per anni. Nel 2002 l'ultimo ed il peggiore dei miei esaurimenti nervosi ha fatto di me un invalido civile malato di depressione, la più subdola e tremenda fra le malattie. Tutto quel dolore dovuto a fatti concreti accaduti ha sviluppato l'approfondimento della mia poetica e voglia di scrivere e soprattutto mi ha fornito molti degli argomenti dei miei scritti. Non ho mai deciso di diventare scrittore, ho sempre scritto e qualcuno ha voluto che lo diventassi improvvisamente in modo compiuto.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivo solo nella mia stanza in cui staziono per almeno 15 ore al giorno a causa dei miei malanni. Soffro di insonnia da anni e ciò mi aiuta a sfruttare anche le ore della notte, forse le migliori, per scrivere. Devo però dire che il momento migliore è quello in cui arriva una qualunque ispirazione che ti fa andare alla scrivania con foglio e penna e scrivere per ore. Mi definisco un grafomane, malato di scrittura in senso decisamente positivo.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Joseph Roth. La sua "La leggenda del santo bevitore" mi ha penetrato l'anima ma potrei elencarne parecchi altri. La mia lettura preferita è stata e sempre sarà "La Bibbia" che pur essendo stata scritta oltre 2000 anni fa, è il libro più importante, il più bello e soprattutto l'eternamente contemporaneo perché la verità come la bellezza non hanno tempo e son sempre attuali. Invito tutti, credenti e non, a leggerne qualcuno dei 73 libri che la compongono iniziando dalle prime pagine della "Genesi" o dal Nuovo Testamento.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Perché una mattina di 10 anni fa, mentre stavo lavorando nel mio piccolo ingrosso alimentare, mi resi ben conto che nello spazio temporale di un battito di ciglia, ero venuto come magicamente, a conoscenza di certi argomenti importanti e dibattuti da sempre nella comunità umana. Soprattutto ero venuto a conoscenza della risposta ad una millenaria domanda ritenuta da illuminati e non, senza risposta. Se leggerete il mio libro potrete riflettere su qualcosa di importante che non è farina del mio sacco, come dico sempre, ma un fantastico dono disceso dal cielo che credo di avere il dovere di divulgare.
La domanda è: "Se esiste davvero un Dio buono e onnipotente, perché permette al male di far soffrire e morire i giusti e gli innocenti?"
Non ho scritto un libro religioso, anche perché non sono tale bensì solo un credente. Troverete anche la "dimostrazione razionale e non per fede che esiste una vita dopo la morte corporale, alcuni racconti realmente accaduti e molto altro.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito moltissimo, è ovvio. Ma ancor più ha influito la mia natura discretamente spirituale che fin da bambino ha prevalso nella mia personalità.
Ha influito la mia voglia di credere anche a ciò che non cade sotto i nostri 5 sensi e che, oggi lo dice anche la scienza, rappresenta il 94% di tutto quello che c'è.
Il mio nome lo racconta chiaramente.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
La seconda è quella giusta per me. L'evasione dalla realtà io la praticavo con l'assunzione di LSD, come sembra. Indagare e stare dentro la realtà è quanto di meglio possiamo fare per noi stessi. Siamo circondati da una bellezza infinita e non c'è alcun bisogno di evadere da qualcosa di meraviglioso. Molto meglio osservarla, conoscerla e restare affascinati dalla realtà in cui viviamo. Per stare davvero bene non abbiamo bisogno di niente, nemmeno delle droghe ed io lo ho imparato sulla mia pelle ormai invecchiata di sessantenne.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Il 100% anche perché quando impariamo qualcosa di vero diventa subito parte di noi. Quando cerchiamo di estenderlo anche agli altri, lo facciamo secondo i nostri modi, carattere e capacità e se è autentico, non può che essere un proprio frutto, un bellissimo frutto della nostra verità. Verità che per quanto mi riguarda ritengo una e unica. Non esistono due o più verità, sempre secondo me. Ne esiste una e beato chi riesce a conoscerne almeno una piccola parte.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Tutti quelli che ho incontrato nella mia vita. Nessuno escluso. Dai miei genitori ai miei amici, chi ho amato e chi mi ha inferto grandi sofferenze sono con-scrittori, se si può dire, di questo libro. Chi è più fondamentale di tutti è lo Spirito che vive dentro e fuori di me, dentro chiunque voglia conviverci e avere con Lui un rapporto.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A nessuno per ora. Sono molte le persone che me lo hanno chiesto e spero che siano tanti quelli che lo acquisteranno. Non ho un lavoro vero da anni e sarebbe per me la realizzazione di un fantastico sogno poter vivere di scrittura nel segno di tutti i miei valori, dell'amore prima di tutto. Non parlo di amore romantico fra due individui, parlo di amore come scelta e stile di vita. Amare è qualcosa che è dentro ognuno di noi e dare amore a chiunque incontriamo, è una vera e propria scelta che ha bisogno di volontà e allenamento dato che il quotidiano vivere, ci ha allontanato da essa.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Il futuro della scrittura è la scrittura stessa, ebook compreso e compresi tutti i mezzi tecnologici che inventeremo. La scrittura esisterà sempre in questo mondo perché abbiamo estremamente bisogno di comunicare agli altri le nostre scoperte e intuizioni. Abbiam bisogno di confronto anche con chi è lontano da noi e l'invenzione della scrittura fu un fatto ineluttabile, dai geroglifici alle odierne faccine e sms.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Un bellissimo modo per far conoscere il contenuto dei libri anche ai ciechi ed ai pigri come me. Mia madre era una grande lettrice ma quando diventò cieca non fu per nulla interessata dall'audiolibro che comprai per lei ovvero "Il ritratto di Dorian Gray". Forse perché entrambi impreparati a quella tecnologia che non riuscivo a far funzionare. Tecnologia sì e ancora sì però alla semplice portata di tutti. Altrimenti sono migliori i segnali di fumo e i piccioni viaggiatori.
 
 
 
 
 

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Giovedì, 05 Marzo 2020 | di @BookSprint Edizioni

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