1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivo con la "mitica" penna e correggo con il computer. Sono felice di scrivere per me e per gli altri. Sento anche un forte senso di responsabilità verso il lettore. Scrivo pensando a me, rileggo pensando a chi legge.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Tutto o quasi. Luoghi reali, persone con nome inventato per rispetto. Chi leggerà il libro, spero si riconosca negli accadimenti, nelle emozioni, nelle idee che le liriche esprimono. Non amo scrivere del nulla, dell'ipotetico.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ricostruire, rivedere sotto una luce più distaccata i percorsi tortuosi della mia vita dal punto di vista dell'attribuzione di un senso, di una ragione, ai vari accadimenti. Un ricordare le emozioni che hanno colorato la mia esistenza.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Un attimo. È arrivato nella mia mente e si è insediato lì.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Austen, Joyce, Montale, Pavese, il mio libro... Voglio i libri, tutti quelli possibili. Ognuno ha qualcosa di specifico, il suo DNA. L'insieme è un modo di pensare, di amare, di sognare a cui non si può rinunciare facilmente.
Se sono costretto a scegliere... Montale.
6. Ebook o cartaceo?
Entrambi hanno indubbie qualità e un fascino particolare. Non si elidono a vicenda, anzi contribuiscono alla lettura. Dio solo sa, quanto in questo mondo è necessario, vitale, leggere.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non mi sento uno scrittore, ma una persona che scrive. Il mio intento è di migliorare nell'esposizione e nella tecnica del racconto. Ma, sempre mettendo l'animo al primo posto. Perché scrivere fa sicuramente bene a me e, spero, anche al lettore.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Facendo ordine nella mia cantina stipata all'inverosimile, scorgo un manoscritto che all'età di 16 anni avevo fatto rilegare. Nello sfogliare le pagine, ho sentito una voce interiore che mi diceva: "Sognavi di fare lo scrittore, o ti sfogavi un po’?" Nessuna delle due... ero me stesso, con una certa sensibilità. Poi, quando un amico mi ha detto che quel manoscritto non era carta straccia, ho deciso: "Riscrivo tutto!" Non potevo fare altrimenti, la voce era troppo forte dentro di me.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una esperienza meravigliosa, che già provo tutte le volte che porto a termine un cortometraggio con i miei allievi. Il libro stampato ha un fascino particolare e... sapere che le sue pagine trasudano di te, delle tue emozioni, è affascinante quanto impegnativo. È un pensare tutto il giorno, tutti i giorni, alla scrittura. Quando si è ispirati, si fa una passeggiata in cielo...
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Il dott. Matteo Bottone, scrittore e poeta di prestigio. Questa persona molto sensibile, mi ha "costretto" a riprendere in mano i miei umili scritti e a dargli una forma più definita e, spero, interessante.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sono un iper tecnologico, dalla nascita. Quindi, credo ci vorrà del tempo, ma è il futuro e le sue possibili applicazioni sono molto utili e interessanti.