1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Genova ma il mio lavoro mi ha presto costretto a lasciare la mia città; ho lavorato in diverse città italiane (Torino, Milano, Napoli, Roma) e in diversi Paesi europei (Regno Unito, Francia, Germania); ho portato a Roma la mia residenza ufficiale circa trent'anni or sono e attualmente vivo a Cerveteri (Roma).
Per ragioni di lavoro ho sempre scritto parecchio ma la voglia di provare a scrivere un libro mi è nata dentro nella imminenza del mio pensionamento, ho cominciato a pensare che, una volta andato in pensione, la scrittura potesse essere un modo per assorbire una parte delle energie che in precedenza dedicavo al lavoro; così è stato e credo continuerò dopo questa mia prima esperienza.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Preferisco scrivere la sera e continuare spesso fino a notte inoltrata; trovo che la quiete della sera e della notte siano un sottofondo indispensabile per la mia concentrazione su quello che sto scrivendo.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Quando lavoravo non riuscivo a dedicare troppo tempo alla lettura "di evasione"; comunque amo i libri di storia, i saggi più che i romanzi; leggo tutto quello che mi capita a tiro ma amo in particolare Alessandro Barbero, ho riletto recentemente il suo saggio sulla battaglia di Lepanto.
4. Perché è nata la sua opera?
Come ho detto in precedenza, avendo una certa facilità di scrittura e avendo, adesso, una buona disponibilità di tempo a disposizione ho quasi cominciato una sfida con me stesso e mi sembra di averla vinta; ho scritto il libro e ho trovato questa esperienza estremamente piacevole e da ripetere.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Non saprei, il mio lavoro mi ha presto portato fuori dalla mia "area di confort" consentendomi però di conoscere e di confrontarmi con molte persone di culture diverse, lavorare e vivere con gli Inglesi non è proprio la stessa cosa che lavorare con i Francesi; è più o meno la stessa cosa quando si cambia regione in Italia, lo spirito di adattamento diventa indispensabile se si vuol crescere e progredire.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È certamente una evasione dalla realtà anche se, nel momento in cui si scrive, si scopre che della realtà è difficile farne a meno.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Non molto, almeno consapevolmente, forse qualcosa di più nelle situazioni che descrivo nel libro sui giochi di potere nelle grandi organizzazioni aziendali.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
La mia compagna mi ha sempre incoraggiato anche se esprimeva qualche dubbio sulla mia determinazione a concludere l'opera.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ovviamente alla mia compagna che, da brava bibliotecaria, mi ha aiutato nella correzione della prima bozza; a lei ho dedicato il mio libro e ho capito che questo è stato uno dei regali più graditi ricevuti da me.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Certamente... anche se il profumo della carta è difficile da clonare!
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Molto interessante, la facilità di fruizione destinata a salire con l'aumento dei testi disponibili, ne farà crescere, e di molto, l'utilizzo.