1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Quando scrivo mi capita di provare delle sensazioni uniche di benessere e serenità. Evado da quel senso di irrequietezza e di malinconia che nei giorni più cupi mi prendono il cuore, aprendomi spontaneamente alla curiosità e all’entusiasmo per tutto. Scrivere gratifica il mio ego, mi fa affrontare i problemi alla vecchia maniera, mi dà forza e morale per rendere più facili e piacevoli le cose di questo mondo.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Se parliamo di fatti, luoghi e date - essendo un romanzo storico - credo che in questo libro ci sia assai poco della mia vita reale. Ma quando penso ai principi, ai valori e ai sentimenti che hanno contraddistinto la vita del protagonista del mio romanzo, allora mi sembra come di aver scritto, effettivamente, qualcosa di unico e di fortemente personale. Nonostante il libro sia terminato, credo che il suo incantesimo sia destinato ad influenzare la mia vita ancora a lungo.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Imparare è meraviglioso. E questo libro mi ha insegnato molte cose. È stato il viaggio più bello e più lungo della mia vita, una fonte esaltante di risorse e di opportunità che ha favorito la mia crescita. Mi ha insegnato che le soluzioni possono essere a portata di mano, ma che non si materializzano da sole. Esse hanno bisogno di coraggio, chiarezza e fedeltà, ma, soprattutto, scaturire dal desiderio profondo di fare realmente qualcosa.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata semplice, quasi scontata. Perché era già scritto nel libro. Era già scritto nel vento.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
In un’isola deserta porterei con me il romanzo storico “Guerra e pace” di Lev Tolstoj. Un classico assoluto capostipite della letteratura russa, scritto tra il 1865 e il 1869. Un libro che unisce alla perfezione storicità, filosofia e scienza; personaggi reali a personaggi inventati; storie personali alla storia ufficiale. Se “Guerra e pace” ha come sfondo la campagna di Prussia e quella napoleonica in Russia, "Il soffio del Buran" ha come sfondo la campagna italiana di Russia e l’Unione Sovietica del dopo-guerra.
6. Ebook o cartaceo?
Essendo un bibliofilo adoro il profumo della carta invecchiata e lo stropiccio dei fogli tra le mani. Tuttavia, nell’era delle nuove tecnologia, gli e-book offrono una serie di vantaggi non trascurabili: sono più economici e permettono di avere una ricca biblioteca sempre in tasca, nessuno nota la copertina quando li leggi, puoi selezionare dei pezzi ed inviarli ad un amico, non si rovinano con gli anni, grazie alla retroilluminazione puoi leggerli anche al buio.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho incominciato a scrivere il mio primo romanzo all’età di 25 anni, dopo aver ascoltato dai miei nonni alcuni aneddoti sulla Seconda Guerra Mondiale, e precisamente sulla Campagna italiana di Russia e sulla Campagna italiana in Nordafrica. Da qui in poi, ho iniziato ad ampliare le mie conoscenze in materia intervistando altri ex combattenti e reduci di guerra, consultando documenti storici ufficiali e ufficiosi, collezionando cartoline e lettere provenienti dai diversi fronti. Dedicarmi alla scrittura a tempo pieno, mi permetterebbe di poter raccontare alle nuove generazioni alcuni aneddoti sulla Seconda Guerra Mondiale vista attraverso gli occhi della gente comune.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Dopo aver raccolto numerose testimonianze sulla Campagna italiana di Russia, ho deciso di scrivere questo libro per rendere universali ed immortali le confessioni dei miei testimoni, disposti a raccontarmi della loro guerra con semplicità e schiettezza, senza più collera né desideri di vendetta. Un aneddoto legato alla scrittura di questo libro? Un giorno lessi le prime pagine del mio romanzo ad alcuni reduci del fronte russo residenti in un centro geriatrico. Come terminai la lettura, il più anziano di questi, parlando nel suo dialetto che a stento capii, mi disse di ritornare il giorno dopo e il giorno dopo ancora… e così via fino alla fine del libro.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un po’ come veder crescere un figlio, portare a termine un lungo viaggio, costruire un’opera monumentale. È una sensazione indescrivibile, soprattutto se hai impiegato alcuni anni per scriverlo; se hai intervistato gente e visitato luoghi; se hai passato notti in bianco e weekend davanti ad un pc. Tenere in mano un tuo libro; leggere nella copertina il tuo nome e quel titolo che ti si è insinuato in testa come un tarlo; sentire l’odore della carta e il fruscio dei fogli; è un piacere senza paragoni.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Il primo a leggere il mio romanzo è stato mio nonno paterno, ex Maresciallo Maggiore dell’Esercito italiano (Cavaliere al merito della Repubblica italiana). Subito dopo ho voluto fortemente he lo leggesse mio figlio di appena 15 anni, lasciando ad un libro l’onore e l’onere di unire quattro generazioni della stessa famiglia.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sono a conoscenza che su internet è possibile trovare molte piattaforme da cui scaricare gratuitamente gli audiolibri di alcune importanti opere letterarie. Penso che in futuro non troppo lontano potrebbe essere un'alternativa al cartaceo e all’e-book.