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BookSprint Edizioni Blog

31 Lug
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Intervista all'autore - Barbara Cova

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Sono nata e cresciuta a Busto Arsizio, in provincia di Varese. Nel 2011 mi sono trasferita a Manerbio, in provincia di Brescia, dove tutt'ora vivo con la mia famiglia e lavoro.
Dopo il liceo linguistico, ho conseguito il diploma di Educatore Professionale presso l'E.S.A.E. di Milano e nel 1995 ho iniziato a lavorare prevalentemente nei servizi educativi, sociali e scolastici per minori. Mi sono laureata in Scienze dell'Educazione nel 2001, continuando parallelamente a lavorare come educatrice.
Dal 2004 ho intrapreso una formazione specialistica triennale in pedagogia psicoanalitica presso il C.i.ps.ps.i.a di Bologna e ho iniziato a lavorare come consulente pedagogico nelle scuole, dai nidi alle scuole secondarie di primo grado. Dal 2011, in seguito al mio trasferimento, ho avviato uno studio privato e mi sono formata per il potenziamento cognitivo, in particolare come applicatrice e valutatrice del Metodo Feuerstein.
Subito dopo il mio trasferimento ho avuto tempo e modo di dedicarmi alla stesura del libro, che abitava i miei pensieri già da un po'.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Ad un adolescente, oggi, consiglierei la lettura di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” (Enrico Brizzi, 1994), perché si possa confrontare con il desiderio e la possibilità di trovare il proprio modo di saltare fuori dal “cerchio che ci hanno disegnato intorno”.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Se si ama leggere, credo lo si possa fare come meglio si preferisce. Ciò che conta sono le storie e il potere delle parole. Tuttavia mi dichiaro una fervida sostenitrice del libro cartaceo, poiché mi piace “tenere tra le mani” le storie che mi appassionano. Ho bisogno di vederle, toccarle, sentirle e conservarle dentro casa. Credo comunque che una tipologia non escluda l'altra, poiché rispondono non solo a preferenze individuali ma anche a bisogni specifici legati al proprio stile di apprendimento.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Premesso che non mi considero affatto una scrittrice, risponderei che, nel mio caso, forse si è trattato di un amore ponderato, una passione ed un piacere cresciuti nel tempo e che hanno trovato modo di esprimersi e concretizzarsi attraverso questo libro.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
L'idea di questo libro nasce dal desiderio di rivisitare, ripercorrere, ma anche "capitalizzare" la mia esperienza professionale come consulente pedagogico agli insegnanti e agli educatori. Osservando le diverse e complesse situazioni che si presentano quotidianamente nelle classi, mi sono resa conto di quanto sia difficile, a volte, comunicare in modo efficace ed incisivo agli insegnanti, il significato di modalità e comportamenti disfunzionali che possono nuocere alla relazione educativa con i bambini e ostacolarne gli apprendimenti.
Inoltre ho sempre abbracciato l'approccio narrativo e considero le storie un vero e proprio strumento di lavoro e di conoscenza di sé, un potenziale formativo. Ho voluto così affrontare alcune tematiche legate appunto alla relazione educativa nel contesto classe, attraverso delle storie, dove i protagonisti sono proprio gli insegnanti, alle prese con la gestione di situazioni solitamente critiche ma comuni. Il focus non sono le difficoltà o le problematiche del bambino, bensì i limiti e le risorse dell'adulto nel suo ruolo professionale. Volevo creare delle storie che parlassero di insegnanti agli insegnanti e potessero diventare uno strumento per comprendere e leggere, attraverso il simbolico, quei comportamenti o quei vissuti, che appartengono a coloro che insegnano, anziché a coloro che apprendono.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Il libro si rivolge in particolare agli insegnanti e alle figure educative della scuola dell'infanzia e della scuola primaria, ma è destinato anche ai pedagogisti e agli operatori che, a vario titolo, svolgono attività di consulenza, supervisione, formazione, con i docenti e gli educatori in genere. Il lavoro dell'insegnate è complesso, poiché il poter accompagnare il bambino nei suoi apprendimenti implica necessariamente la costruzione di una relazione educativa. Non si tratta solo di trasmettere conoscenze e costruire competenze, ma di creare una relazione che tenga conto sia dello sviluppo cognitivo sia emotivo del bambino. Non c'è un buon apprendimento, senza una buona relazione.
Il libro contiene cinque storie che trattano cinque diverse tematiche. Ogni capitolo è costituito da due parti: la storia e il significato della storia. La storia è stata inventata traendo spunto da situazioni realmente accadute e con l'intento di presentare situazioni critiche che possono verificarsi nel contesto classe. I protagonisti sono personaggi di fantasia che appartengono al mondo animale e rappresentano di volta in volta insegnanti con differenti stili educativi, i quali si misurano con i bisogni dei propri alunni.
Il significato della storia viene successivamente spiegato attraverso l'analisi dei personaggi, dei luoghi e degli strumenti che compaiono nel racconto. Questa seconda parte del capitolo guida il lettore alla scoperta dei significati simbolici che la storia racchiude e alla comprensione delle modalità relazionali e dei vissuti da parte degli insegnanti. Vengono al contempo spiegati anche i bisogni che i bambini portano in classe e come gli adulti possono comprenderli, attribuendo loro un significato profondo.
Il libro dunque può essere utile agli insegnanti e agli educatori per analizzare i propri vissuti e i propri comportamenti nel lavoro quotidiano con i bambini e intraprendere un percorso di conoscenza e riflessione circa il proprio stile educativo e di insegnamento.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Mi è sempre piaciuto scrivere, alle scuole medie e alle superiori amavo i temi da svolgere a casa o in classe. Nel corso del tempo e grazie anche a percorsi di formazione specifici, il piacere della scrittura si è poi unito all'amore per la costruzione delle storie, con la convinzione che le narrazioni possano essere prezioso strumento di conoscenza di sé e di trasformazione di sé.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Durante l'inverno in cui ho iniziato la stesura del libro, è comparso sulla terrazza di casa nostra un piccolo pettirosso. Aveva preso l'abitudine di venire ogni mattina a cercare del cibo. Lo osservavo mentre ero al computer a scrivere, stava in bilico sul bordo del piattino in cui mettevo alcune briciole per lui. Sembrava sempre così delicato, leggero, forse fragile. L'ho chiamato Sherry e da quel momento è diventato il nostro pettirosso. Sherry mi ha dato lo spunto per l'ultima storia del libro, in cui i personaggi sono proprio un gruppo di uccelli e uno dei protagonisti è appunto un piccolo pettirosso che porta il suo stesso nome.
Da allora ogni inverno Sherry ritorna e mi ricorda il piacere di scrivere, l'importanza del narrare, il bisogno di sentirsi delicati e leggeri con se stessi e con gli altri.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Non ho mai pensato di non concludere la stesura libro, che complessivamente ha richiesto un paio di anni. Piuttosto non ero così sicura che avrei avuto la possibilità di pubblicarlo e farlo conoscere.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Ricordo con piacere alcune opere di Giacomo Leopardi, un autore che ho apprezzato molto durante gli studi della scuola superiore. Mi affascinano la profondità e la ricerca interiore che traspare dalle sue poesie, aspetti che mi avevano coinvolto da adolescente e che conservo ancora vividi.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sicuramente ascoltare non è leggere, sono due modalità differenti di entrare nella narrazione, ma importanti e utili entrambe. Ascoltare storie mi fa pensare alla preziosa tradizione orale del narrare e al piacere di predisporsi davanti a qualcuno che sta per raccontare una storia. Leggere implica una relazione esclusiva tra il lettore e il libro, senza intermediari (come la voce nel caso dell'audiolibro) e richiede senz'altro un'attivazione diversa.
Personalmente non rinuncerei mai alla lettura. Tuttavia credo che l'audiolibro possa rispondere ai bisogni e alle esigenze specifiche di coloro che, per molteplici motivi, incontrano difficoltà o scarso piacere nella lettura.
 
 
 

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Mercoledì, 31 Luglio 2019 | di @BookSprint Edizioni

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