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BookSprint Edizioni Blog

26 Lug
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Intervista all'autore - Dario Pagliara

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è un po' come dipingere, la scrittura come la pittura o la musica sono una forma d'arte, strumenti che servono per articolare il "desiderio" che staziona costantemente dentro ognuno di noi e a trasmettere qualcosa agli altri portandoci lentamente al raggiungimento della propria "cifra". Scrivere è sicuramente una sensazione bellissima, è come modellare una forma, smussando a piacimento e secondo la propria fantasia gli aspetti della vita e delle persone, perché è questo che fanno gli scrittori: inventano personaggi, creano delle identità, traducono e ristabiliscono l'ordine delle cose attraverso una personale interpretazione.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il libro che ho scritto narra eventi del passato e la mia vita reale rientra nella narrazione come ricordo, ma è naturale che il soggetto autobiografico, nel contesto del racconto, viene sempre e comunque rielaborato alla luce di ciò che siamo oggi nella vita reale e non in ciò che noi eravamo.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere un libro che racconti qualcosa di se stessi in un tempo ormai passato è un modo per ritornare a rivivere le esperienze di un tempo. In un’epoca moderna dove tutto viene “condiviso”, credo che questa sia una tendenza che potrebbe dilagare portando tante persone a scrivere e a parlare di sé perché ognuno, a suo modo, è protagonista della sua vita che diventa la vita di tutti.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Ho iniziato a scrivere senza pensare al titolo, poi ho dovuto affrontare questo aspetto che comunque non mi ha lasciato molte scelte. Le storie e gli episodi, anche se a volte si spostano dal tema centrale dei ragazzi della strada, riconducono sempre a loro e al nostro piccolo quartiere Catona quindi il titolo è nato in maniera del tutto naturale.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se proprio dovessi affrontare l'isola deserta, porterei con me una buona scorta di libri di Italo Svevo che leggevo da ragazzo e in qualche modo mi riconoscevo, ma non potrei assolutamente fare a meno di Marcel Proust che tra i grandi appare "grandioso" e come nessun altro ha trasmesso una visione artistica del mondo che ci circonda, riuscendo a catturare il tempo con la stessa leggerezza con cui un bambino cattura una farfalla per lasciarla poi volare via perché tutto e "fugace ahimè come gli anni".
 
6. Ebook o cartaceo?
Quando gli ebook fecero ingresso sul mercato non ero molto favorevole e rimanevo convinto che non ne avrei mai letto uno, ma poi il tempo ha cambiato un po' le cose. Ora penso che tutto abbia un'evoluzione e anche se non posso sentire l'odore della carta che, a distanza di anni, mi ricorda i momenti e le sensazioni che ho provato leggendo quel libro, anche gli ebook hanno i loro vantaggi non trascurabili in termini di spazio. Spero che il processo avvenga molto lentamente, ma la strada è segnata, io, tuttavia, rimango ancora fedele al libro tradizionale.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Un po' tardi direi, ma le circostanze della vita non mi hanno lasciato altra possibilità. La mia non è proprio una "carriera" anche se mi piacerebbe che lo diventasse. La lettura è stata sempre una passione, fin dall'adolescenza ho compreso che nulla può cambiare nella società se prima non cambia la cultura. Penso che si arrivi ad intraprendere questa direzione quando si avverte che c'è qualcosa di "non detto" dentro di sé che porta l’uomo al “fare” anche se il tempo non è sempre dalla nostra parte.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Nel 2015 mi sono iscritto ad una chat su whatsApp per incontrare i miei amici delle elementari e festeggiare il cinquantesimo anno. Per me è stato come un tuffo nel passato, man mano che passavano i giorni prendevo sempre più coscienza che la vita che avevo vissuto non era proprio la stessa della maggioranza dei ragazzi della mia classe, così ho iniziato a scrivere e pubblicare qualche piccola avventura che ci portasse a spolverare antichi ricordi. Non è stato facile per me, non ero un ragazzo modello alle elementari come si evince dal libro che ho scritto, uno di quelli bravi insomma, e apparire dopo quarant'anni mettendomi in gioco come se fossi uno scrittore è stato un atto di coraggio perché l'unica cosa che avevo scritto nella vita erano lettere di trasmissione, relazioni e programmazioni finanziarie. I primi episodi che ho raccontato sembravano fulmini nel ciel sereno, ma ho notato che dopo la rottura del ghiaccio iniziale venivano apprezzati. Qualcuno ha detto che ero una persona sensibile e ricca dentro, altri mi hanno suggerito di raccogliere le storie in un libro ed è quello che ho fatto, anche grazie alle insistenze di mia moglie e mia sorella.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Vedere il libro terminato è stato come tenere in mano un pezzo della mia vita. Non si ha mai la piena coscienza di un lavoro fino a quando non è finito, è una sensazione che ho sperimentato anche in passato quando terminavo i miei quadri di grandi dimensioni che mi portavano via mesi, ma mentre con la pittura a volte ho provato una sensazione di vuoto, con il libro è stato diverso, perché mi ha riempito totalmente, per questo penso che mi piacerebbe scrivere ancora un nuovo romanzo. Non è il successo che mi interessa, questa è un'idea che non ha mai attraversato la mia mente, non l'ho fatto neanche con la pittura; scrivo e dipingo perché è un modo per sentirmi vivo.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona è stata mia sorella che in precedenza aveva già letto alcuni episodi del libro. È stata lei che mi ha dato coraggio, insieme ad alcune amiche molto sensibili con cui parlavo in chat.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
C’è sempre una rivoluzione in atto che va oltre quelle che sono le aspettative della gente, in un’epoca in cui non si è pienamente affermato l’ebook già entra in scena l’audiolibro che sicuramente rappresenta un ottimo strumento per l’apprendimento: io ricordo che alle superiori quando dovevo imparare capitoli di storia a volte mi registravo e poi mi sdraiavo per riascoltare comodamente, e in poco tempo, imparavo il triplo, quindi sono convinto che l’audiolibro meriti uno spazio importante nel futuro.
 
 
 
 
 

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Venerdì, 26 Luglio 2019 | di @BookSprint Edizioni

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