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26 Lug
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Intervista all'autore - Antonia Francesca Langella

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nata a Salerno. Sin da bambina ero attratta dai libri e dal loro profumo. Li annusavo sfogliandone le pagine prima di immergermi tra le favole e i loro colori. Con gli anni ho maturato la vena letteraria in modo inconsapevole. Scrivevo per ore e disegnavo. Non mi sono chiesta di voler diventare scrittrice. La mia era ed è un’esigenza quasi fisiologica che diventa esperienza dell’anima
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La sera mi libero degli impegni giornalieri e mi immergo nella scrittura. Per chi scrive non esiste un momento specifico. Dentro la mente a volte prendono vita le trame di storie, racconti, vene di poesia, parole e voci che chiedono di uscire, manifestarsi al mondo. Mi capita di scrivere di appunti, scalette che poi lavoro nei momenti in cui mi sono congeniali
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non scelgo mai di leggere in riferimento di chi scrive ma di cosa si scrive. La notorietà non sempre è in sintonia con le nostre idee, perché chi scrive, ha molto da comunicare in linea con incontri e scontri di pensiero.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Per l’esigenza di comunicare valori e sentimenti che in noi spesso rilevo essere nascosti dal quotidiano, dalla vita materiale e iconica, che ci fanno perdere la nostra vera identità. Nelle mie opere prende vita una morale e dei valori che dobbiamo intrecciare al nostro fare, agire e pensare.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Sono stata gratificata attraverso percorsi di premiazione e consensi letterari. Le persone purtroppo leggono poco. Riscontro nei giovani difficoltà ad analizzare semplici testi letterari. Questo mi mortifica perché vedo l’allontanamento della mente verso la scrittura e il senso critico di essa.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Evadere é esattamente il contrario. Scrivere per me diventa un impegno morale
e reale come ogni altro compito di responsabilità che la vita ci impegna ad assolvere.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
La scrittura è il nostro modo di essere, di vivere, di esistere. Le opere diventano la nostra carta di identità.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
In ogni opera che si realizza c’è sempre nel contorno del suo nucleo un contesto importante fatto di pareri, analisi, accettazioni ma anche critiche. Colgo l’occasione per ringraziare l’editore Pacelli che ha saputo cogliere nelle mie opere il punto fermo dei miei messaggi letterari e darmi la possibilità di essere qui, come un anello aggiunto alla catena di un libro in più che è portatore di messaggi e verità.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia figlia Lulù, mia critica d’arte. É un’artista che come me, sa cogliere l’importanza di questa tipologia di comunicazione.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
È una fetta importante nella nostra Era in cui si respira ormai la quotidianità dell’informatica. Non vorrei si estinguesse il valore del libro cartaceo che ci rimane nel cuore, nella mente e, ogni quando lo vogliamo rileggere, tra le nostre mani. Anche i libri invecchiano, le loro pagine diventano ingiallite, ma rimane in loro quel profumo straordinario che ci arriva fino al cuore e ci commuove, che risveglia ricordi proprio come quelli in una foto. A volte risistemando i miei libri, rivivo gli stati d’animo del periodo in cui li ho letti. La memoria storica è quel passato che ci ha cresciuti per farci essere oggi ciò che siamo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non ho molta memoria uditiva. Ho bisogno che la vita mi passi tra le dita.
 
 
 
 
 

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Venerdì, 26 Luglio 2019 | di @BookSprint Edizioni

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