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28 Giu
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Intervista all'autore - Luciano Rossi

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Per anni la mia vita è stata la medicina, i miei studi solo atti di congressi, testi per le specializzazioni, ricerche e pubblicazioni scientifiche; poi la svolta è avvenuta quando ho incontrato nel mio percorso di vita la Libera Muratoria del Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani, ormai 30 anni or sono. Da allora ho ritagliato spazi per gli studi esoterici e storici e così è nato il desiderio di mettere per iscritto le esperienze acquisite.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Quello che gli impegni familiari e lavorativi mi lasciano a disposizione; spesso sono i giorni festivi e spesso anche la notte quando mi vengono pensieri che sento il bisogno immediato di fermare sulla carta.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Michael Baigent e Richard Leigh sono sicuramente due autori che leggo volentieri per il loro modo di "romanzare" le loro ricerche, di proporre ipotesi storiche interessanti e nelle quali miscelano realtà con e realtà ipotetica, il pensiero esoterico e filosofico. Ma anche quelle del Prof. Aldo Alessandro Mola, sono letture appetibili per l'arricchimento aneddotico e le sfumature di costume che fanno da corollario alla storia che mirabilmente racconta.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Credo che ci siano due tipi di amore, uno illogico, irrazionale che parte dal cuore, un altro logico e razionale che parte, oltre che dal cuore, dalla mente, ed è basato sulla conoscenza dell'oggetto da amare. L'amore vero è quello che nasce dalla loro fusione quando questa è possibile. Io per la Libera Muratoria ho avuto un amore istintivo e irrazionale per i suoi principi e le sue finalità, che poi si è consolidato nel tempo attraverso la conoscenza della sua storia e dei personaggi che l'hanno degnamente rappresentata. Riscoprire nella maniera più vera costoro è stato entusiasmante e trasmettere questo entusiasmo al lettore è lo scopo fondamentale di questa opera.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Passare gran parte della propria vita su letture di carattere scientifico e in un piccolo paese non aiuta ad acquisire una formazione letteraria che però è stata mantenuta viva e si è amplificata sia attraverso il legame di stima e amicizia con i miei insegnanti liceali, i proff. Alberto e Anna Mascia, poi, senza ombra di dubbio direi che gli orizzonti si sono ampliati con la frequentazione dei lavori della Libera Muratoria del Grande Oriente d'Italia.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Non voglio assolutamente evadere dalla realtà che mi circonda, che mi sono costruito negli anni, che vivo quotidianamente con gioia e della quale cambierei, forse, solo pochi e marginali aspetti. Scrivere è solo un modo per comunicare agli altri esperienze che mi hanno provocato emozioni profonde, che mi hanno arricchito e trasformato rendendomi, perché no!, più "felice"; scrivere è quindi il desiderio di rendere gli altri più felici o quantomeno partecipi della mia felicità
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Non so quanto di me ci sia in questo scritto, ma posso dire cosa c'è che mi appartiene. La mia insegnante di liceo, la prof. Anna Mascia, dopo aver letto il manoscritto mi ha detto di aver sentito, prima di ogni altra cosa, "l'amore profondo che mi lega a questa Istituzione". E questo nonostante abbia messo in evidenza non sole le "luci", ma anche le "ombre della Libera Muratoria italiana.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
In primis me stesso, poi tutti coloro che oggi sono i miei fratelli per libera scelta.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla mia anziana ma coltissima insegnante liceale che mi ha aiutato in alcuni aspetti di forma, non certo nei contenuti.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook ha tantissimi vantaggi, costi, praticità, facile diffusione. Avrà sicuramente un futuro, anzi direi che il suo futuro è già iniziato. Potrebbe essere il mezzo per allargare la base culturale, per riavvicinare anche i giovani alla lettura. Ma il libro ha un altro sapore, la carta ha un suo profumo che provoca un'altra emozione; avere tra le mani un libro, deporlo nella libreria insieme agli altri, vederlo mentre attraversi il tuo studio provoca una sensazione ben diversa che deporre in un cassetto un piccolo strumento elettronico nel quale oggi è possibile contenere tutto quello che ti interessa. Una casa senza libri non è una casa e il libro continuerà ad avere un suo spazio, i suoi appassionati
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È un'esperienza che non ho ancora fatto ma credo che ascoltare un libro mentre siamo affaccendati in altre faccende sia molto meglio che ascoltare TV o radio. Se poi si pensa che potrebbe risolvere problemi a soggetti in difficoltà visiva si può capire l'importante ruolo sociale che può svolgere. Ci sono poi quelli dotati di supporto musicale che possono veramente rappresentare un momento interessante. Credo però che la sua diffusione possa essere circoscritta ad una tipologia di letteratura e non certo a 360 gradi.
 
 
 
 

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