1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è una liberazione, della fantasia, dei pensieri. Scrivendo si può spaziare tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Senza tabù, senza blocchi di nessun genere. Scrivere è giocare con la mente e mettersi alla prova. È tirare fuori il proprio io più nascosto e tradurlo in parole, che esse siano ironiche o drammatiche, inventate o raccontate, è comunque la trasposizione di una o più parti del proprio vissuto.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Tanto della mia vita è presente in questo libro. Anna come me, Marianna, non vive il suo presente, non ne è capace, si sente inadeguata, ne ha paura ed è alla continua ricerca di certezze, che esse siano a livello materiale, sentimentale o perfino mentale.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere questo libro per me ha rappresentato raccontare una grossa parte della mia realtà, della mia storia. Tradurre il mio vissuto in parole nero su bianco e poi rileggerlo, mi ha aiutata ad esorcizzare me stessa facendomi forza attraverso il personaggio di Anna.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata chiara sin dal primo momento. Ho cominciato questo libro avendo in chiaro proprio il titolo, per poi ritrovarlo perfettamente inerente alla trama. Come se il titolo stesso rappresentasse la prima frase dell'opera.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se questa domanda mi fosse stata fatta qualche anno fa avrei risposto Stephen King, perché sono cresciuta leggendo i suoi racconti e i suoi libri ed è stato lo scrittore che è riuscito maggiormente a farmi emozionare durante le varie letture. Oggi che comunque spazio sempre tra l'horror e il fantasy per passione, ma mi dedico anche ad altri generi, sicuramente porterei con me un libro di Zafon o “Il profumo” di Suskind, perché la narrazione è talmente particolareggiata da proiettarmi ogni volta nell'insieme dei suoi profumi.
6. Ebook o cartaceo?
Sicuramente cartaceo. Quello che un testo può raccontare attraverso le pagine di carta usata ed invecchiata, attraverso il suo odore o semplicemente il tatto, non è paragonabile ad una lettura digitale. Ovviamente oggi siamo nell'era del digitale e tutto è immediato ed accessibile con un click, quindi bisogna attenersi ai tempi che cambiano pur restando nostalgici delle vecchie fotografie stampate e della carta.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Sempre. Ho sempre scritto. Pensieri, poesie, piccoli brani. Anche racconti per bambini. Ma non ho mai pubblicato.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Questo libro nasce in un momento difficile della mia vita sotto ogni aspetto, in cui mi sono ritrovata un mese in montagna da sola con i miei due cani. Ho avuto molto tempo per riflettere e pensare a come passare le giornate in maniera costruttiva. Una mattina mi sono alzata, ho acceso il mio pc ed ho cominciato a scrivere Anna del Tempo.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una sensazione bellissima e difficile da spiegare. Un qualcosa di sognato che diviene concreto.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Il mio compagno e poi la mia famiglia.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sono cresciuta con le favole audio del "C'era una volta... " e sinceramente ogni tanto ancora le ascolto. Mi piacciono gli audiolibri anche se credo che la lettura sia assolutamente intima e personale. Ognuno interpreta una frase nel modo che ritiene più giusto e darle già in partenza un'impostazione di tonalità o timbro ne decide già la sua soluzione finale. Probabilmente ci sono libri più indicati per diventare audiolibri ed altri no.