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BookSprint Edizioni Blog

18 Mar
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Intervista all'autore - Gabriele Velotti

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Autonomamente mi sono definito scrittore, ma non ne ho la qualifica e neanche la preparazione. Le emozioni le prova chi scrive per mestiere e vive con quello che gli frutta, io non ne ho idea.
Mi piace prendere spunti da vicende vissute, anche da altri, romanzarle e farle mie.
Cerco di non emozionarmi troppo, un infarto mi sconsiglia di metterci più sentimento.

2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Niente, non ho figli Down, ha contribuito un amico con le sue vicende di vita vissuta. La sensibilità di chi scrive si può dedurre dagli argomenti di cui si interessa, io me ne approprio e li vivo a modo mio.

3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Oggi mi sono svegliato con la voglia di raccontare la vita di un amico con figlio Down.
La perdita di una mia figlia me lo ha suggerito ed ecco che ho voluto condividerne l'epilogo con quelli che leggono.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Riccardo non c'è più, vive nel mio ricordo. Perché non chiamarlo con il suo nome? D'altronde la vita cos'è altro se non "una partita di pallone"? Una volta si vince, più spesso si perde.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
L'isola del tesoro, forse potrei incontrarci un amico perso come me che preferirebbe starci insieme.
 
6. Ebook o cartaceo?
Indiscutibilmente cartaceo.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho già detto che non scrivo per mestiere quindi non ho nessuna carriera cui aspirare e da difendere.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Mi piace la scherma e l'ho frequentata da ragazzo. Ho solo visto una" partita di pallone" nella mia vita, Roma-Napoli, tanti anni addietro.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Ecco, questa è una emozione per chi scrive. Sapere che qualcuno più preparato di me legge il mio scritto, lo valuta, mi dice le sue impressioni, lo corregge, lo rende più professionale e infine lo stampa. Questo mi emoziona. Dopo avergli messo una bella copertina arrivano le copie. Le dediche agli amici e il sapere che è rimasta traccia a futura memoria.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Forse mi sarebbe piaciuto che lo avesse letto mia madre, ma non c'è più!
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo sia un’ottima cosa per i non vedenti e per gli analfabeti che vogliono farsi una cultura.
 
 
 
 
 

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Lunedì, 18 Marzo 2019 | di @BookSprint Edizioni

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