1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Reggio Calabria nel 1946. Dopo il Liceo mi sono iscritto all’Università, conseguendo la laurea in Lingue e Letterature straniere moderne. Ho insegnato inglese nella scuola media, prima a Iglesias, in provincia di Cagliari, poi a Trieste, dove tuttora risiedo.
Come fanno tanti adolescenti, cominciai a scrivere brevi poesie, anche un po’ per gioco, ma il piacere della scrittura venne dopo la laurea, quando scrissi una "Introduzione a William Blake", che giace tuttora nel cassetto, anche perché nessuno ha avuto occasione di leggerla.
Da quel momento la scrittura è divenuta un fatto importante nella mia vita. Ho scritto un po’ in vari campi e in varie forme: poesie, racconti, storie e un romanzo per bambini, traduzioni e riscritture, brevi monografie di politica e filosofa, saggi di storia, scienza, musica, religione, questi ultimi rivolti soprattutto ai ragazzi, Per un certo periodo mi sono anche dedicato all’illustrazione di alcune mie storie e racconti.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Oggi che sono in pensione, lavoro meglio e soprattutto di mattina. In precedenza approfittavo di ogni momento libero e scrivevo anche di notte.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Sono stato e sono essenzialmente un lettore di saggi. La narrativa mi interessa meno. Ciononostante la leggo con piacere quando mi capita qualcosa che mi prende e trovo interessante. Per questo motivo non posso dire di avere un autore preferito. Potrei citare ad esempio Buzzati, che trovo più vicino al mio mondo e alla mia sensibilità, tanto che ho anche illustrato il capitolo VII del "Deserto dei Tartari". Ma non sarebbe il solo, ovviamente: Kafka, Calvino, Pirandello, Cassola; e poi Rodari, Dahl, Ende, Gaarder riguardo alla letteratura per ragazzi.
4. Perché è nata la sua opera?
"Oltre la soglia" è una raccolta di 13 racconti tra l’imprevedibile e l’assurdo, a momenti toccanti, a momenti ironici, composti nel tempo, che ho deciso di mettere assieme e organizzare in modo organico, con l’obiettivo di una eventuale pubblicazione che oggi, grazie a BookSprint, si realizza.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Suppongo che il contesto sociale influisca sempre, in misura più o meno importante sulla formazione sia umana che letteraria di ciascuno.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me è entrambe le cose. Aggiungo che mi è quasi sempre capitato di essere stimolato da un’immagine, una parola, un avvenimento, che mi hanno suggerito un’idea ed un contenuto, che poi ho sviluppato con calma.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Diciamo parecchio. Ci sono esperienze personali, modi di pensare e di vedere la vita. Nelle storie e nei racconti, anche molta fantasia.
La scrittura comunque ha in sé una forza, un’energia e un pathos irresistibili, che vanno al di là della semplice parola, con la quale riesci ad esprimere le emozioni e le sensazioni che pulsano in quel momento dentro di te. Ti permette di vivere una vita parallela e di entrare nei panni di uno o più personaggi diversi da te, provando via via le loro emozioni, partecipando alle loro avventure e ai loro problemi.
La cosa è così vera che, una volta finito il racconto o composta una poesia, mi è anche capitato di emozionarmi e piangere, rileggendone alcune parti, tanto forte era l’emozione che ne derivava dalla situazione, che fosse inventata oppure descrivesse fatti realmente accaduti.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Direi non particolarmente.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Casualmente a mio fratello, col quale negli ultimi anni abbiamo intrapreso una corrispondenza di carattere “letterario”, dato che ultimamente si è messo a scrivere anche lui.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sicuramente l’e-book sarà sempre più usato, ma non credo che eliminerà del tutto un buon libro cartaceo, da sfogliare e tenere in mano, soprattutto quando esso è ben curato nella copertina, nella rilegatura, nella carta, nei caratteri chiari e ben leggibili e, perché no? accompagnato da illustrazioni; e mi riferisco anche ai libri destinati ad un pubblico adulto.
Gli editori dovrebbero prendere atto di ciò ed osare di più.
A volte un libro si acquista anche perché è un oggetto prezioso e lo si vuole avere, oltre che per il contenuto, naturalmente.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Anche l’audiolibro avrà sempre maggiore successo, dato che offre l’opportunità di porgere la produzione letteraria sia a persone che hanno difficoltà o impossibilità di lettura per varie ragioni, sia a coloro che preferiscono ascoltare una narrazione mentre si dedicano ad altro, durante la guida o le faccende, ad esempio.
Potrebbe essere indirizzato eventualmente anche ai bambini, ma solo nel caso in cui il racconto delle storie faccia il paio con la viva voce di genitori, nonni e maestri. Mai da solo!
Tra l’altro il nuovo mezzo possiede una ricchezza in più, in quanto, oltre a darti il piacere di ascoltare e apprezzare il testo narrativo, interpretato dalla voce di un professionista, accompagnata eventualmente da un sottofondo musicale, può creare atmosfere e suggestioni particolari.